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Pannella Marco - 12 luglio 1994
»NEANCHE ANDREOTTI AVREBBE OSATO TANTO
(La Stampa, pag. 4 con grande foto di Pannella centrale)

Pannella all'attacco: sono tutte scelte scriteriate.

»Nessuno mi ha chiesto consiglio su queste nomine. La maggioranza di governo, in realtà, è scalcinata e le candidature sono nate dal caso. Come direttore generale vedrei bene Eco. In consiglio avrei messo gente di Radio radicale .

TAGLIA, cuci, rattoppa, aggiungi e sottrai, metti questo e leva quello. Fino a tarda sera, ché in quanto a ritardi e a trattative la cosiddetta Seconda Repubblica è messa bene per battere i record della Prima.

Alla fine, dice Marco Pannella »Andreotti non avrebbe mai osato proporci nomi del genere . Il consiglio impossibile della Rai e il leader radicale: quasi una punta orgogliosa di nostalgia per i tempi in cui a viale Mazzini c'erano i rappresentanti autentici del vero potere: »C'era il consigliere di Andreotti, quello di Berlinguer...

Pannella e la Rai: sdegno inevitabile, anche oggi, allergia garantita. Una lunga premessa quasi più esistenziale che politica: la Rai »orientale , perciò; la Rai »della partitocrazia strumento consapevolmente doloso del regime ; la Rai della »conventio ad excludendum contro i radicali; la Rai, »e a combatterla, per trent'anni, abbiamo dedicato un pezzo della nostra vita, e se magari fossi stato un po' più diplomatico, ecco, magari oggi la lista Pannella avrebbe il doppio dei voti che ha ; la Rai vista dall'osservatorio del Centro d'Ascolto Radicale, »che ha inventato un know-how per capire quel che succedeva ; la Rai occupata, derisa, fantasticata, meta polemica di molteplici marce con il sole e sotto la pioggia, con orchestrine o senza...Ma come sarebbe, oggi, la Rai secondo Pannella? »Nessuno mi ha chiesto consiglio . E' quasi offeso, e orgogliosamente rassegnato. »Senza criteri certi - spiega - su cosa sia un servizio pubblico, ci si comporta da scriteriati .

E cosa è per lei un servizio pubblico?

»Per un liberista come me un servizio pubblico si giustifica per motivi storici. Essendo questo un paese incivile, come dimostrano 70 anni tra fascismo e cattocomunismo, 70 anni di informazione da enciclopedia sovietica, il servizio pubblico diventa una necessità. Noi l'abbiamo messa in pratica con Radio radicale. La Rai l'ha negata e contraddetta da sempre .

Ma lei personalmente, quanta tv vede?

»Ho l'apparecchio in casa da tre anni, me l'hanno portato dopo il golpe di Mosca. Però anche prima, a Bruxelles, dove sono collegato via cavo, non ci dormo la notte per vedere la tv... .

E allora?

»Allora, il sistema televisivo italiano è il più complesso e ricco d'Europa. Perché abbiamo il "duopolio", tra virgolette, abbiamo quella tv d'avanguardia bulgara o algerina che è Telemontecarlo, abbiamo 'sto casino di Cinquestelle e tantissime altre locali. Insomma, c'è pluralismo. Io sono laico beninteso e non pluralista: il pluralismo mi fa pensare al Libano. E tuttavia, bene o male, questa varietà si registra dopo una vera e propria dittatura esclusiva, vedi la stagione del Tg1 di Rossi-Morrione e del Tg2 di Barbato ed Emmanuele Rocco.

Poi arrivò la Fininvest.

»Arrivò più recentemente di quel che si pensi ora, prima non avevano neanche la diretta. L'arrivo della proprietà Fininvest ha significato soldi e poi debiti, per via del gioco al massacro del "duopolio". Ma la sua è stata in definitiva una funzione di sblocco liberale .

Fede, ad esempio.

»A parte Fede, e pure Mentana, che infatti sembra la Rai e che l'altra sera, pur di far vedere che non è un berlusconiano, ha cominciato a parlare del vertice di Napoli dopo 13 minuti di calcio (e infatti ha fatto il 19 per cento di share). Ma perché, tanto per dire, non si calcola quanto spazio è stato dedicato sulle reti Fininvest alla nuova Unità di Veltroni? Il punto è che pochi credono alla lealtà dell'informazione e pochissimi - tra questi i redattori di Radio radicale - hanno l'amore e la frenesia di comunicare il meglio dell'avversario.

Comunque la maggioranza è stata brava a far fuori i professori, ma molto meno a sostituirli.

»La maggioranza, in realtà, è scalcinata. Oltretutto il bilancio dei professori non era positivo. E la Sellerio, che è una persona per bene, se n'era già andata da sola...

E intanto, sia pure senza intesa, si arrivava alla giostra delle designazioni. Cosa ha pensato quando ha letto i nomi dei primi pseudo-prescelti?

»Ho pensato: e chi cazzo sono, questi? .

Ma come, Malgara?

»Ebbè: Malgara. Io non lo sapevo chi era 'sto Malgara . (E qui Pannella si mette a parlare, chiaramente, di un altro possibile papabile, il cattolico Mugherli, ndr).

No, no. Giulio Malgara è uno importante della pubblicità, il presidente dell'Upa.

»E io mica devo sapere gli organigrammi delle cose pubblicitarie. Che c'entrava la pubblicità con il servizio pubblico?

Marchini invece, lo conosce? »Marchini sì, è l'erede del denaro ottenuto dai comunisti per la messa a sacco ultradecennale di Roma. Una candidatura comunista, andreottiana, palazzinara .

A un certo punto Marchini era in alternativa con Napoleone Colaianni.

»Sarebbe pure stata una "toppa" decorosa. Ma a me di mandare uno come lui alla Rai non sarebbe passato neanche per l'anticamera del cervello .

Già, ma come sono nate queste candidature?

»Dalla mancanza, anche qui, di criteri. In questo, Letta e la Pivetti si capiscono e in qualche modo si assomigliano pure.

E la candidatura di Mugherli, del vero Mugherli? »Mah. Di questo Mugherli me ne aveva parlato Paolo Vigevano, che era stato invitato sei o sette mesi fa a un convegno di radio cattoliche. Sá, c'era anche Radio Maria. Beh, insomma, lì hanno detto a Vigevano che c'erano state delle pressioni presso il cardinal Ruini per far rientrare le radio cattoliche che andavano bene come appunto Radio Maria nei circuito della Cei. Una storia, anche qui, di sottogoverno, di interessi e di burocrazia ecclesiale .

Quindi il professor Cardini.

»Ho letto oggi l'articolo sulla stampa. Gli piace De Maistre, bene, ma solo perché gli piace De Maistre mi chiedo deve andare alla Rai? .

E Letizia Moratti?

»Letizia Moratti? .

In serata s'è parlato del dottor Miccio. »So poco. Viene dall'agenzia Asca. Che originariamente è soprattutto l'agenzia cattolica .

Infine il presidente dell'Assolombarda Presutti. »Conosco la carica. Forse con quel nome il dottor Presutti può anche essere abruzzese. Non so, anzi non credo che basti per amministrare la Rai .

Ma lei che nomi avrebbe fatto?

»Ecco, mi viene sul serio da pensarne a uno composto interamente da redattori di Radio radicale e militanti del Centro d'Ascolto .

Nel frattempo, però, qualche segnalazione di personalità non radicali l'aveva fatta anche lei.

»Io ero partito appunto dal criterio, da che cosa oggi si può avvicinare di più al servizio pubblico: l'università, che qualche attinenza con la cultura e la ricerca applicata ce l'ha. Peccato, ho pensato, che sia morto Lazzati .

Ebbene, all'interno dell'università?

»C'erano i grandi rettori delle grandi università, quelli almeno che sono usciti con decoro dal disastro partitocratico. Tra questi, Antonio Ruberti, tre volte di seguito confermato rettore. Poi è stato ministro dell'Università e sul progetto di riforma, pantera o non pantera, aveva ragione. Come commissario europeo - e qui posso dirlo io - ha fatto bene. Poteva essere un buon presidente. Come, del resto, un altro rettore. Fabio Roversi Monaco?

»Sì, lui, un manager. E' massone, vabbè. Però, in tanti anni, comunisti e cattolici che lo odiano non hanno mai trovato nulla contro di lui .

E come direttore generale?

»Per quel posto io vedevo bene Umberto Eco. Veramente a suo tempo mi sarebbe piaciuto anche come candidato progressista a sindaco di Milano, ne parlammo con Petruccioli. Umberto i computer li ha conosciuti; è in origine cattolico, sa cosa si può chiedere alla Rai oggi capisce le modificazioni del potere .

C'era questa storia dell'»italianità La verogna di esserlo, non esserlo...

»Beh, in fondo, a lui.l'Italia partitocratica come è andata fino a ora, non gli dava fastidio. Ma io facevo fiducia alla sua onestà .

Come consigliere, veramente, lei aveva proposto anche Gianfranco Spadaccia.

»Gianfranco fa il giornalista all'agenzia Italia. Alle politiche ha votato lista Pannella alla proporzionale e progressista. Alle europee credo che non abbia votato proprio. Fu Spadaccia, allora segretario del partito radicale, a raccogliere 700 mila firme contro il decreto Togni che vietava le tv via cavo. Quell'iniziativa fu alla base della sentenza con cui la Corte Costituzionale aprì il monopolio della Rai. Peccato .

[g.cap.]

 
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