di Marco PannellaSOMMARIO. [IN PRIMA PAGINA] Dopo aver ricordato la posizione da sempre sostenuta, e cioè che veri eredi del fascismo non furono e non sono il MSI o Almirante, ma la DC e la partitocrazia, informa sulla nuova stagione referendaria ed organizzativa intorno ai Club Pannella-Riformatori. Dà una ulteriore dettagliata spiegazione sui contenuti e il significato anticorporativo e antisindacatocratico delle iniziative referendarie. Attorno a queste iniziative, Pannella afferma di voler vedere la nascita del vero "partito nuovo", quello della riforma elettorale che spazzi via i vecchi partiti consociativi, illiberali, ecc...
(LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, 25 agosto 1994)
Per decenni, con lotte rischiose e non con articoli o saggi di tutto riposo, ho sostenuto e ricordato che l'equivalente del "fascismo" per le nostre generazioni erano la DC, e il suo regime, poi la partitocrazia, il monopartitismo imperfetto, nel suo insieme. Non certamente Giorgio Almirante ed i suoi che, come eredi del fascismo, evento storico tragicamente grande, che ci aveva tragicamente battuti, potevano solamente essere accusati di millantato credito.
D'altra parte il Paese, in questi ultimi anni, ha mostrato di accorgersene, e di comportarsi di conseguenza.
Noi siamo nel secondo tempo della Prima Repubblica, non cesso di ricordarlo: non nel primo della Seconda. Molti si muovono, progressisti e centristi, perchè si giunga al terzo tempo della Prima, per qualche altro decennio.
Era quello che è stato tentato per il 27 e 28 marzo; è quel che doppioturnisti "australiani", gallipolesi e riminesi vari, ciascuno a suo modo, con il collante scalfariano e cucciano, sembrano insieme volere.
Da settembre inizia la battaglia pratica, organizzativa oltre che politica, per la Riforma dello Stato e per la campagna referendaria, nei confronti delle quali molti della maggioranza praticano la tattica dello struzzo, e le opposizioni, sociali, politiche, economiche hanno scelto di combattere cercando di distrarre e di acciecare la pubblica opinione, pronti - all'ultimo momento - ad opporre una demagogica campagna di terrorismo ideologico (speriamo solo questo) con accuse di "fascismo" e di totalitarismo contro il solo modello di democrazia classica che, nella storia, non abbia prodotto i mostri di questo secolo, e di sempre, della violenza istituzionale di guerra, fascista, nazista, comunista, razzista, comunque antiliberale.
Ma cosa vogliono i nostri referendum? Vogliono la rivoluzione liberale, l'ordine democratico, lo Stato di diritto, l'effettivo diritto di libertà anche economica, anche d'impresa per i cittadini, per tutti. Vogliono passare all'attacco del nocciolo duro della storia fascista-partitocratica, quel corporativismo statalista, cioè, che asfissia e atomizza la nostra società, rendendola vittima dei ceti burocratici e non produttivi, "privati" o "pubblici" che siano, che hanno distrutto la potenzialità liberale e alternativa delle lotte sociali, politiche, economiche, del sindacato e dei consumatori, degli utenti, degli elettori, oltre che dei lavoratori. Vogliono - con i referendum elettorali per l'uninominale secca ad un turno - portare alla chiusura delle botteghe partitiche, tutte, senza eccezione, per ridare, alla democrazia da creare, partiti democratici e alternativi, nuovi e non più parastatalizzati da finanziamenti e servizi "pubblici"; botteghe che altrimenti si moltiplicherebbero, attorno a quelle dell'e
x PCI, dell'ex DC, dell'ex MSI, come già sta accadendo.
Vogliono costringere il Governo e tutte le forze e i poteri ad una necessaria rivoluzione fiscale: o si realizza in tempi brevissimi una riforma che batta elusione ed evasione fiscale, o deve esser abbattuta la realtà iniqua della fiscalità operante per trattenuta sulle buste paga del lavoro-dipendente.
Vogliono attaccare il parassitismo e l'onnipotenza sindacatocratica, affrontando aberrazioni come le trattenute in busta paga delle quote associative (dieci milioni!), o i "distacchi" sui quali la gente e i lavoratori hanno ormai le idee chiare.
Vogliono che sanità pubblica e sanità privata operino finalmente in regime di concorrenza, consentendo ai cittadini di scegliere le strutture che si riveleranno più efficienti, più lontane dalla malasanità...
Noi vorremmo che attorno a questi obiettivi (e a un'azione di governo e parlamentare coerente e anticipatrice) si passi a costituire sin d'ora un "partito nuovo", che superi le etnie attuali, perniciose come mostrano questi primi mesi di vita della maggioranza, oltre che delle opposizioni. Per questo siamo passati a formalizzare l'esistenza del Movimento riformatore-club Pannella: per avere anche gli strumenti statutari e politici che pongano per subito non solamente a Forza Italia, ma a chiunque della maggioranza, in primo luogo alle sue componenti organizzate, e a tutti coloro che finora hanno trovato ragioni di schieramento per essere all'opposizione, una comune organizzazione federale e federativa, coincidente - il tutto o in parte - con i Comitati referendari che in ogni comune d'Italia dovremo rapidamente costituire.
Altro che PPI in alternativa a AN, che post-partitocratici contrapposti a post-fascisti in compagnia, naturalmente, ai post-comunisti".