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Motta Paola, Bonino Emma - 8 settembre 1994
INTERVISTA A EMMA BONINO: »Anch'io dico no all'aborto come contraccettivo .
di Paola Motta

SOMMARIO: Intervenendo sulla polemica suscitata dalle posizioni della delegazione italiana alla Conferenza dell'ONU del Cairo sul controllo delle nascite, Emma Bonino afferma che il documento preparatorio non afferma che l'aborto è un mezzo di pianificazione delle nascite ma invita la comunità internazionale a ridurre l'aborto clandestino attraverso la contraccezione. Il governo italiano non può rappresentare al Cairo una posizione diversa da quella definita dalle proprie leggi e deve respingere le spinte integraliste presenti al proprio interno.

(L'INFORMAZIONE, 8 settembre 1994)

Roma. E' stata a Il Cairo, ma non alla conferenza. Una toccata e fuga per partecipare a una riunione internazionale di parlamentari e esaminare il documento dell'Onu. »Ci siamo dichiarati a favore del documento, perché la Conferenza fa piazza pulita di qualsiasi interferenza dall'alto, sia di integralismo religioso che di dirigismo statale, rimettendo al centro dello sviluppo l'individuo e, in particolare, la donna . Emma Bonino, battagliera storica dei radicali e ora esponente dei riformatori, fa anche lei piazza pulita di tutte le interferenze e polemiche che hanno distorto »strumentalmente le vere emergenze sul tavolo dei lavori.

Si riuscirà a Il Cairo a evitare quelle che lei chiama le interferenze dall'alto?

Lo spero. L'unica strada per perseguire lo sviluppo umano è di puntare sulla responsabilità degli individui. E questo è il vero problema che fa paura, soprattutto agli integralismi religiosi.

E tutta la polemica su quel paragrafo ambiguo che parla di aborto come mezzo per pianificare le nascite?

Se mi consente: sciocchezze. Il documento non parla di questo e, d'altra parte, nessuna donna lo accetterebbe mai. Il documento constata, invece, che un elevato tasso di mortalità deriva dall'aborto clandestino e invita a diminuirlo. Al di là di tutte le ipocrisie, l'unico modo per diminuirlo è l'uso della contraccezione. Lo scontro è su questo: l'informazione, l'uso e la disponibilità sul mercato dei contraccettivi.

Lei onorevole cosa contesta alla delegazione italiana?

Ho puntualizzato, anche al ministro Guidi, di tener presente la nostra situazione normativa: in Italia la contraccezione è legale, quindi la posizione del governo, finché non cambia la legge - ammesso che qualcuno voglia farlo - è una, punto e basta.

Come interpreta allora la polemica scoppiata sull'aborto?

Non so e non voglio fare dietrologie, ma è indubbio che esistono, oggi più di ieri, esponenti politici che hanno una visione integralista da stato etico: quello che è peccato è reato. Una visione opposta alla concezione dello Stato laico, dove la religione è un dato di coscienza individuale e dove lo Stato stabilisce le regole della convivenza dei cittadini, indipendentemente dal credo religioso.

E queste visioni sono presenti anche nel Paese?

No, credo che nel Paese ci sia rispetto della religione intesa come scelta individuale. Essere cattolico, così come laico, significa essere, prima di tutto, tolleranti: così come un laico non impone a un cattolico né l'obbligo della contraccezione né quello della procreazione, così dovrebbe avvenire viceversa.

Come sostenitrice della laicità dello Stato si sente in sintonia dell'attuale maggioranza?

Mi sento a disagio così come mi sentirei nell'altro schieramento. Il problema è la scelta di priorità: mentre nel '75 ritenevo che i diritti per l'esplosione di una cultura laica in mezzo a due chiese, la comunista e quella cattolica, avessero la precedenza, ora è la chiarificazione e semplificazione politica ad avere la priorità: il turno secco.

Insomma nessun dissenso con gli alleati?

Dalla maggioranza ci divide il governo della quotidianità che mi sembra slabbrato, arruffato e approssimativo: sulle tematiche ambientali, sulla politica estera e su quella giudiziaria.

Potranno convivere l'anima "garantista" del ministro Biondi con quella "rigorista" di An?

Questo governo si deve mettere nella situazione di riprendere a camminare: c'è un problema di adeguatezza e di progetto e di persone. Vuole continuare con un colpo al cerchio e uno alla botte, oppure impegnarsi sui filoni delle grandi riforme dell'apparato dello Stato?

C'è la volontà e la capacità per fare questo?

E' quello che mi chiedo. La volontà mi sembrava che ci fosse, ora mi domando se ci sia la capacità, soprattutto di reggere lo scontro. Sarebbe necessario un riassetto completo dell'esecutivo, non solo di alcune pedine. Dovrebbe aver luogo un ripensamento completo delle priorità da esporre alla gente.

Cosa manca al Paese per potersi dire laico?

Il senso e la cultura del dovere individuale. Abbiamo avuto la cultura dei diritti, che è stata cultura sinistrorsa (tutto e subito) e dall'altra, la convinzione che tutto è espiabile. Ma la libertà è fatta di doveri, altrimenti è solo licenza. Si è iniziato ora a dire: sono un individuo, non massa, né popolo di Dio. Il passo successivo è dirsi cittadino.

 
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