Intervista a Marco Taradashdi Paola Motta
(L'INFORMAZIONE, 14 ottobre 1994)
SOMMARIO: »Berlusconi non è de Gaulle, ma si trova nella sua stessa posizione di fronte alla polverizzazione dei poteri. Rischia di non "vivere" a lungo sotto il continuo ricatto di Bossi e la crescita di Fini
»Viviamo un fase di immobilismo da transizione. Un passaggio che sta riproducendo tutti i vizi del regime precedente, con scontri tra fazioni interne alla stessa maggioranza e con una sorta di guerra civile combattuta con l'arma della telecamera invece che con la mitraglietta, ma non per questo meno aspra e distruttiva del "patriottismo costituzionale" che dovrebbe legare i cittadini alla nazione . Parla Marco Taradash a ruota libera. Lui riformatore, diventato presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, non dimentica la sua origine liberale e libertaria Per questo si sente »angosciato dallo stallo in cui è caduta la vita politica italiana. »E' bloccata dall'attesa di un evento che oggi è diventato il mitico avviso di garanzia al presidente del Consiglio .
Ma, onorevole, l'opposizione cosa fa per combattere l'immobilismo?
Nulla. L'opposizione non ha coesione interna e progettualità politica, fa opposizione nascondendosi dietro gli avvisi di garanzia e dietro all'"anti" qualche cosa.
Questo "anti" è emerso anche in occasione della legge Finanziaria?
Si, e lo sciopero di oggi lo conferma: è di tipo rituale, fatto solo per restituire, non dinamicità ma il senso dell'esistenza alla sinistra e al sindacato. I tempi sarebbero maturi in Italia, ma mi domando perchè non c'è un governo ombra del Pds che propone un testo di finanziaria alternativa. Questa opposizione provenendo dai comunisti non potrà mai prefigurare una maggioranza alternativa.
Allora, secondo lei, la sinistra accusa la maggioranza di essere vecchia, ma nel contempo utilizza gli stessi vecchi strumenti?
L'opposizione è vecchia, non la maggioranza, piuttosto è troppo giovane. L'opposizione è conservatrice, reazionaria e legata al passato consociativismo italiano. La sinistra è il vecchio potere, non l'alternativa al potere attuale. Cerca disperatamente di sopravvivere imbellettandosi e gridando contro i predoni che sono venuti a depredare quegli stessi predoni, che hanno messo da parte un gruzzolo raccogliendo gli scarti del potere precedente.
E il Polo delle libertà non è vittima di immobilismo?
L'immobilismo è forte anche all'interno della maggioranza perchè esiste un gruppo come la Lega che è destinato a scomparire come peso politico alle prossime elezioni. C'è un gioco di fazioni che rende tutto immobile e impotente e che fa si che la politica sia ridotta a poca cosa. Il progetto di grande riforma liberale, antistatalista e antiparassitaria che era stata promessa durante le elezioni si sta via via raffreddando
Possono sbloccare la situazione le nuove alleanze o il governa di garanzia di cui tanto si parla?
Non credo al gioco degli incastri e dello spostamento delle pedine. Credo invece che se il Paese deve dividersi, deve farlo non più sulle azioni da distribuire a questo o quello, ma sul programma politico di riforma e di salvezza dello Stato visto che ha un deficit dichiarato di due milioni di miliardi. Per fare questo ci vuole il coraggio di forzare la situazione, perchè senza forzatura la giostra immobile continuerà a girare per suo conto.
Esiste questo coraggio tra le forze politiche? Lei chiede a Berlusconi di agire come de Gaulle. E' possibile?
Attenzione, Berlusconi non è de Gaulle, ma si trova nella sua stessa posizione di fronte all'immobilismo, alla polverizzazione dei poteri e agli scontri ideologici della Francia di quegli anni. Per riformare la Repubblica francese scelse una strada precisa: quella dell'appello all'elettorato, la riforma elettorale e il passaggio dalla quarta alla quinta Repubblica.
Una volta varata la legge finanziaria, inizia la vera, decisiva partita di Berlusconi?
Passata la Finanziaria è inutile pensare di poter trascorrere ancora un anno con il ricatto costante di Bossi, con la crescita dell'immagine di Fini, con l'avviso di garanzia che continua a pendere. Il preavviso dell'avviso è più nocivo dell'avviso. Berlusconi deve risolvere il problema con un appello diretto all'opinione pubblica, deve rassicurare il Paese dicendo di non aver nulla da vergognarsi e fare ammenda di eventuali errori commessi in passato. E' un passaggio obbligato, un po' come ha fatto Clinton.
E' insomma necessario un gesto forte da parte del presidente del Consiglio?
Indispensabile per chiudere politicamente la questione rispetto al Paese e, al tempo stesso, lanciare un progetto di riforma che non sia di tre o sei mesi, ma che segni un passaggio effettivo tra una Repubblica e l'altra.
E quali sono i punti fondamentali del progetto?
Dobbiamo andare verso un sistema che sia bipartitico e che consenta la nascita di alternative forti. Ripensare il ruolo del Parlamento e dell'esecutivo passando al sistema presidenziale all'americana, procedere quindi a una semplificazione delle procedure decisionali e a una loro maggiore trasparenza. Poi il federalismo,. che va presentato in una forma pragmatica, non retorica come si è fatto sinora, che delinei un Paese in cui sia forte il momento unitario, ma dove siano altrettanto forti le autonomie locali, in un quadro istituzionale sempre meno accentrato sia al centro che in periferia. Tutte queste proposte devono essere fatte al Parlamento. Se non ci fossero le maggioranze necessarie, bisognerebbe appellarsi all'elettorato e fare un referendum.
Ma per realizzare questo progetto è indispensabile il senso dell'interesse generale e nazionale che sembra invece mancare.
E' necessario sentire il destino del Paese. Oggi è Berlusconi a trovarsi in questa situazione e lui può fare questa scommessa. Se non la fa, avrà perso comunque la partita, perchè rimarrà sempre sotto ricatto giudiziario e politico. Berlusconi dovrebbe cogliere il momento storico, un'occasione che si presenta di rado a un leader politico. Perchè non sfruttare questa possibilità ?
Oggi c'è lo sciopero generale. Il Manifesto titolava ieri »Sarà bellissimo . Sarà bellissimo per il Paese?
E' uno sciopero contro il governo che nasce dal vuoto di iniziativa politica. Gli scioperi o servono sorelianamente per la rivoluzione, e non è proprio il caso, o servono per la conservazione dell'assenza di progetto sindacale. Si cerca di mascherare la corresponsabilità piena del sindacato nel progressivo indebolimento dei diritti sociali dei cittadini.