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Il Giornale - 9 gennaio 1995
IL PARLAMENTO NON CERCHI ALIBI
Secondo gli esperti l'abolizione del proporzionale è applicabile subito

di G.Mu.

SOMMARIO: Commenta i pareri, le perplessità ma anche le opinioni favorevoli di autorevoli studiosi circa la possibilità di andare alle urne anche dopo approvato il referendum elettorale e senza un intervento adeguativo del parlamento. Si dichiarano favorevoli alle tesi dei referendari, in particolare, i proff. S.Galeotti, S.Mangiameli, P.Armaroli, R.Toniatti, M.Bertolissi

(Il Giornale - 9 gennaio 1995)

Un falso problema. O comunque una questione che si può facilmente risolvere. La maggior parte degli esperti in diritto costituzionale ritiene che non ci sarebbero difficoltà ad andare alle urne anche se, pur essendo state approvato il referendum che cancella la quota proporzionale dal sistema maggioritario, il Parlamento non si sarà adeguato alle nuove regole.

A sollevare perplessità pur non schierandosi né contro né a favore dell'ammissibilità, è stato Livio Paladin, ex presidente della Consulta, e ancor più di lui si sono dimostrati scettici altri due ex presidenti, Leopoldo Elia e Ettore Gallo. Ma numerosi altri esperti non vedono affatto difficoltà. Lo dice chiaramente Serio Galeotti, ordinario di diritto costituzionale a Roma e "padre" del referendum elettorale promosso dal comitato Segni. "Il pericolo di una lacuna derivante dall'abrogazione della quota proporzionale - spiega Galeotti - può ben essere evitato attivando sin d'ora il potere legislativo al fine di rendere tempestivamente operative ed efficaci le indicazioni della commissione di esperti per la verifica e la revisione dei collegi elettorali, per adeguare la dimensione e il numero dei collegi al numero dei seggi". "Tale commissione - spiega Galeotti - viene nominata all'inizio di ogni legislatura ed è costantemente operativa. Vi è un dovere attuativo. Se necessario, in caso estremo, si può ipotizz

are anche il ricorso al decreto legge".

La pensa allo stesso modo anche un altro illustre costituzionalista, il catanese Stelio Mangiameli. Secondo Mangiameli, le Camere sarebbero responsabili di una truffa nei confronti dei cittadini se dovessero ritardare l'adeguamento all'eventuale volontà referendaria. L'esperto infatti sostiene: "Un mancato riordino dei collegi, imputabile all'inerzia dell'attuale Parlamento, sarebbe da considerarsi una grave inadempienza costituzionale, che contrappone al Paese reale, proteso nella difficile via del rinnovamento della politica, una rappresentanza parlamentare sorda e arrogante, intenta a praticare vecchi metodi che escludono i cittadini dalle istituzioni".

Un "timore infondato" è per Paolo Armaroli dell'università di Firenze l'eventuale mancanza legislativa dopo il "sì" della gente all'abolizione della quota proporzionale in quanto non esisterebbe più coincidenza tra collegi uninominali e seggi parlamentari. "In nessun caso - sostiene Armaroli - ci sarebbe una lacuna del diritto. Perché delle due l'una. O nel giro di poche settimane, al massimo di pochi mesi, si adegua il numero dei collegi a quello dei seggi. O, nella dannata ipotesi che nel frattempo le Camere fossero sciolte e si dovesse andare alle urne, si applicherebbe la vecchia disciplina elettorale, che, pur essendo abrogata dal referendum, avrebbe ancora i suoi effetti in regime di prorogatio". Aggiunge Armaroli: "I giudici della Consulta non vivono sulla luna. Se gli argomenti giuridici devono prevalere sopra ogni altra cosa, non è pensabile che essi non si pongano anche problemi di opportunità politica nel significato più alto dell'espressione. E, guarda caso, tutti questi problemi oggi aggiungere

bbero legna al fuoco dell'ammissibilità dei referendum di Pannella".

Non vede problemi di sorta all'orizzonte da un eventuale placet dell'Alta Corte sull'ammissibilità dei referendum il professor Roberto Toniatti, ordinario di diritto costituzionale dell'università di Trento. Dopo aver ritrovato "giuridicamente fondata" l'aspettativa dei referendari per l'ammissibilità della consultazione che potrebbe abrogare la quota proporzionale. Toniatti sottolinea: "L'eventuale abrogazione non mi sembra implichi di per sé l'impossibilità di procedere a nuove elezioni, in quanto è chiaro che fino a quando non esista una nuova legislazione applicabile, si continua ad applicare quella precedente". E per l'ammissibilità si schiera anche Mario Bertolissi, ordinario di diritto pubblico a Padova. "Penso che la memoria presentata alla Corte Costituzionale dal comitato promotore sia persuasiva - dice Bertolissi - e in ogni caso esponga argomenti tali da consentire di dichiarare ammissibili le richieste".

 
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