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Papitto Franco - 12 gennaio 1995
STRAGE DI EUROCOMMISSARI
di Franco Papitto

Mercoledì prossimo il "no" o il "sì" definitivi del Parlamento: L'Unione rischia di restare senza esecutivo. Cinque uomini di Santer già bocciati a Strasburgo. Tra i quindici membri della Commissione che hanno superato il primo esame ci sono anche gli italiani Monti e Bonino. Verdi contro, divisi i socialisti, a favore solo i dc.

SOMMARIO: Analisi della situazione politica venutasi a determinare al PE dopo le "audizioni" ai nuovi Commissari all'Ue. La bocciatura di ben cinque candidati ha sollevato critiche forti da settori dell'opposizione, in particolare i verdi. Si sostiene tuttavia che alla fine si addiverrà ad un compromesso, magari se Santer acconsentirà ad apportare qualche modifica alla struttura della Commissione. Si riferisce del dibattito tra i socialisti, del giudizio prudente del pidiessino Colajanni, del probabile voto favorevole dei democristiani.

(La Repubblica, 12 gennaio 1995)

Bruxelles - Quindici promossi e cinque bocciati: a pieni voti Mario Monti, bene Emma Bonino. Dopo aver interrogato tutti i membri della nuova Commissione europea, l'Europarlamento ha ieri pubblicato le "pagelle". Mercoledì prossimo a Strasburgo ci sarà il voto d'investitura, e a questo punto non può più dirsi che il "sì" dell'Assemblea sia scontato. Certo, appare difficile che il Parlamento decida di aprire in questo momento una crisi sfiduciando la Commissione presieduta da Santer: si ha già una presidenza debole del Consiglio dei ministri perchè la Francia, che la esercita in questo semestre, è impegnata nella campagna elettorale per le presidenziali; se si blocca anche la Commissione, l'Unione europea sarà proprio senza testa. Nulla può essere escluso in un Parlamento alle prese con una procedura del tutto inedita, e che oscilla in permanenza tra buon senso accomodante e rigore "ideologico".

COMPROMESSO POSSIBILE

Il presidente dell'Assemblea, il democristiano tedesco Klaus Haensch, pur rivendicando tutti i poteri del Parlamento, ha lasciato ieri più di una porta aperta al compromesso: "Jacques Santer potrebbe apportare qualche modifica alla composizione della sua Commissione, magari distribuendo in maniera diversa le competenze tra i suoi membri... In ogni caso sarà il Parlamento a decidere, mercoledì prossimo, anche sulla base di considerazioni più generali. Del resto non bisogna dimenticare che in nessuna parte del mondo esiste la sfiducia parlamentare per un singolo membro dell'Esecutivo. Il Trattato di Maastricht è chiaro: il Parlamento concede l'investitura alla Commissione nel suo complesso, e non ai singoli commissari".

Ma ridistribuire le competenze è cosa estremamente difficile. Gli equilibri attuali sono stati raggiunti dopo trattative defatiganti, e anche con una impennata finale del britannico Sir Leon Brittain: che avrebbe voluto a tutti i costi conservare i rapporti con i paesi dell'Est, attribuiti invece all'olandese Hans Van den Broeck. Riaprire quel capitolo è pressochè impossibile, salvo per ritocchi marginali. Colloqui a diversi livelli sono stati avviati già ieri per evitare una crisi letteralmente senza precedenti. Ma si ha la consapevolezza che c'è poco da fare. Le procedure sono quelle che sono: quindici governi hanno nominato i propri rappresentanti in seno alla Commissione in base a criteri non sempre convergenti. Il povero Santer non ha colpe proprie da pagare, ma ha dovuto arrangiarsi con il personale inviatogli dalle capitali nazionali.

Ieri pomeriggio i gruppi politici dell'Europarlamento hanno iniziato a definire la posizione che esprimeranno mercoledì a Strasburgo. E dal Gruppo Verde è partita la prima bordata: "La politica della Commissione non risponde in alcun modo alle idee dei Verdi sull'Europa, e non può quindi contare sulla loro approvazione globale. Certamente si ritroveranno nella Commissione Santer alcune personalità notevoli, ma non si intravvede alcuna visione coerente, coraggiosa e innovativa per il futuro europeo. Piuttosto ci si trova dinnanzi a un comitato d'affari, la cui concezione generale è guidata dalla dinamica del grande mercato e dagli interessi degli Stati nazionali". Un dibattito acceso è iniziato tra i socialisti, con alcune componenti schierate per il no. Luigi Colajanni, vicepresidente del gruppo e capo della delegazione del Pds, ha rilasciato una dichiarazione negativa ma che lascia aperta qualche porta a un ripensamento: "Le ragioni per le quali molti, noi compresi, votarono contro la candidatura di Santer

a presidente della Commissione sono in parte confermate dalla forte impronta gestionaria che egli ha dato alla struttura della nuova Commissione. Tanto più inadeguata e deludente in anni che saranno cruciali per il futuro dell'Unione europea".

SCARSO IMPEGNO E INCOMPETENZA

Riservandosi "ulteriori valutazioni", Colajanni ritiene che in ogni caso "questa Commissione avrà un rapporto molto critico con il Parlamento se la sua struttura non verrà rivista".

Consenso a Santer dovrebbe venire dai democristiani: i quali tuttavia, da soli, non bastano a costituire la maggioranza. La partita è del tutto aperta.

Le votazioni sui cinque Commissari bocciati (DeSilguy, Liikanen, Bjerregaard, Gradin, Flynn) vanno dallo scarso impegno europeistico alla reticenza, all'incompetenza. Si critica poi lo smembramento della politica estera per aree geografiche, che impedirebbe una visione e una conduzione unitarie.

 
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