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Corriere della Sera - 12 gennaio 1995
PANNELLA: LA CORTE E' COME LA CUPOLA
di R.R.

Le reazioni alla bocciatura della consultazione popolare sulla legge elettorale. Andreatta: si allontanano le elezioni.

SOMMARIO: Riporta l'aspro, negativo commento di Marco Pannella alla notizia che la Consulta ha bocciato alcuni dei referendum proposti dalla Lista Pannella e dalla stessa Lega. Pannella conferma i suoi giudizi sulla Corte Costitutionale come vera "cupola mafiosa" del regime, e ammonisce che dopo questa sentenza il "regime" partitocratico potrà durare altri venti anni. Il leader referendario formula critiche anche a Oscar Luigi Scalfaro. L'articolo registra anche i commenti (negativi anche se più formalmente cauti) di Silvio Berlusconi e di Fini, e quelli, invece, positivi, di alcuni esponenti popolari, progressisti, verdi, ecc.

(Corriere della Sera, 12 gennaio 1995)

Roma - Non si arrende neanche stavolta Marco Pannella. Neanche davanti al giudizio drastico della Consulta che manda a morte i "suoi" referendum elettorali. "Da domani si ricomincia con la raccolta delle firme, noi non abbassiamo la guardia difronte agli scippatori di regime", annuncia il leader sconfitto dei Riformatori prima ancora di conoscere ieri sera l'esito e le motivazioni dei quindici saggi raccolti per tre giorni a palazzo del Marescialli. E il Marco furioso torna a lanciare accuse pesanti nei confronti del capo dello Stato che, a suo giudizio, non sarebbe intervenuto per impedire il "sequestro" dei referendum da parte della Consulta. Anche se nel giorno della disfatta annunciata Pannella vede accolto dalla Corte costituzionale il quesito sull'automaticità delle trattenute sindacali.

"La Corte si è mossa come una grande cupola di mafiosità partitocratica. E' soltanto una sentenza politica", insorge l'ex leader radicale appena apprese le ragioni del rigetto dei suoi referendum sulla legge elettorale per Camera e Senato. "I giudici della Consulta - aggiunge - hanno agito come un gruppo di fuoco per cercare di salvare fino in fondo il regime e le sue nequizie".

Per Pannella i giudici della Consulta hanno scritto "una pagina vergognosa" con il loro atto di arroganza. "Il sistema così com'è adesso - incalza durissimo il nostro - grazie a questa sentenza politica si protrarrà per altri vent'anni. Mi auguro soltanto che i cittadini sappiano reagire a questo golpe proprio per impedire il tentativo di protrarre un regime putrefatto e traditore della Costituzione".

Le ultime parole di fuoco di Pannella sono riservate a Oscar Luigi Scalfaro, suo vecchio amico, e proprio in queste ore alle prese forse con la più grave crisi di governo della Repubblica. "Non c'è fondamento giuridico - spiega - per questa sentenza. Allora, il presidente Scalfaro ha fatto male a non intervenire quando, invece, è intervenuto in troppi campi, dicendo alto che la Corte avrebbe dovuto decidere secondo Costituzione".

E a dar man forte alle proteste del gran capo dei Riformatori arriva, sia pure con parole più caute, il presidente del Consiglio dimissionario. Rileva pungente Silvio Berlusconi: "Il voto popolare è il fondamento ultimo della vita democratica. Le sentenze della Corte costituzionale in materia di referendum esigono naturalmente di essere ponderate, giudicate con rispetto per l'alta funzione dell'organo che le ha pronunciate. Restano ferme - prosegue il Cavaliere - una seria preoccupazione ed una forte perplessità per ogni atto che tenda a privare l'elettorato, in tutti i casi controversi e opinabili, del suo primario e solenne diritto di esprimere la propria funzione sovrana".

Ma se il presidente del Consiglio si mostra perplesso, un altro partner di Pannella nel governo dimissionario, Gianfranco Fini, non usa certo le mezze parole. "E' una vergogna la bocciatura dei referendum elettorali - commenta duro il segretario di Alleanza nazionale - una bocciatura che, soprattutto, non si spiega dopo che erano stati accettati quelli di Segni", insiste Fini. Per poi concludere: "Per dare una valutazione che non sia solo uno slogan politico occorre comunque aspettare le motivazioni della Corte. Occorre capire perché furono ammessi quelli di Segni, sicuramente più lontani dallo spirito della Costituzione, che prevede referendum solo abrogativi, rispetto a quelli di Pannella. Ecco dove sta la vergogna". Di altro tono, ovviamente soddisfatte, sono le reazioni dei Popolari di Rocco Buttiglione, del pattista Mario Segni, di Alleanza democratica, dei Verdi e di alcuni costituzionalisti (Elia, Paladin, Amadei e Barile). "Prendo atto delle decisioni della Corte in materia elettorale, che giudico co

rrette. Del resto sarebbe stata una forzatura ammettere quesiti referendari che, se accolti, avrebbero reso inapplicabile il procedimento elettorale", osserva il presidente dei senatori del Ppi, Nicola Mancino. E il suo collega alla Camera, Beniamino Andreatta, va anche oltre il giudizio di merito sulla sentenza: "La decisione della Corte sembra precludere la possibilità di elezioni immediate perché una consultazione politica ora significherebbe il rinvio di un anno del referendum Mammì".

Anche Mario Segni rileva: "La sentenza della Corte dimostra che il referendum non è più lo strumento idoneo per una riforma istituzionale: la rivoluzione referendaria è finita il 18 aprile '93". Con buona pace di Marco Pannella che oggi annuncerà nuovi referendum a dispetto di tutti i suoi nemici vecchi e nuovi.

[R.R.]

 
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