(a firma M.V.)SOMMARIO: Intervistato, l'on. Calderisi spiega le ragioni che militavano in favore del mantenimento dei referendum che la Consulta ha voluto, invece, bocciare, togliendo così agli italiani la possibilità di esprimersi su quesiti di grande importanza. E' evidente che la Consulta si è attenuta a un criterio di fedeltà all'impianto partitocratico di cui essa stessa è figlia e custode. Saranno perciò necessarie norme nuove che codifichino compoprtamenti e responsabilità dei giudici, sopratutto per quanto riguarda i riflessi sulle loro carriere delle sentenze pronunciate. L'intervista è una buona 'summa' delle critiche dei Riformatori alla sentenza.
(Il Giornale, 12 gennaio 1995)
"Siamo di fronte a un vero e proprio sequestro della volontà popolare. Se i referendum potranno essere riproposti, lo faremo: dipende dalle motivazioni".
Peppino Calderisi, vicepresidente Riformatore del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha coordinato il comitato promotore dei 13 referendum. E la sconfitta gli brucia.
"La memoria giuridica scritta con grande professionalità e passione civile dai professori Caravita e Mezzanotte in difesa dei quesiti elettorali era di grandissima efficacia.I giudici della Corte si devono essere impegnati a fondo per trovare l'escamotage...".
- Parecchi costituzionalisti hanno parlato di rischio di vuoto legislativo: un buon appiglio per la Corte, o no?
"No, non regge. A una verifica puntuale e rigorosa, non ci sarebbe stato alcun vuoto. Si sarebbe votato col vecchio sistema. Su questo tema non molleremo. Perché riproporre la battaglia dell'uninominale significa conbattere la partitocrazia: siamo in pieno clima di restaurazione, i referendum con la maggiore valenza politica non sono passati".
- E' stato ammesso quello sulla quota per i sindacati in busta paga...
"Sarebbe stato raccapricciante il contrario. Neppure l'ex ministo Giugni, che fece lo Statuto dei lavoratori, ha trovato un buon motivo perché il quesito non fosse ammesso. Eppure abbiamo rischiato...".
- Passano i referendum sulla legge Mammì, ma non quello che abolisce la pubblicità sulle reti RAI...
"I nostri due referendum sulla Tv, uno solo ammesso, avrebbero imposto la riforma del settore televisivo a 360 gradi, e non solo contro Berlusconi, al contrario dei tre referendum sulla Mammì promossi dalla sinistra: si è aperta la caccia alla Fininvest, rea di avere rotto il monopolio partitocratico televisivo di Dc, Psi e Pci-Pds"
- Perché mai la Corte avrebbe bocciato il questito sulla Rai?
"Non me lo spiego. Del resto, già una volta la Consulta dichiarò inammissibile un referendum anticaccia, quello contro l'ingesso dei cacciatori nei fondi privati, con una motivazione assurda: in breve, il quesito era disomogeneo, si sarebbe colpita solo la caccia e non anche la pesca. C'era da aspettarsi di tutto".
- A questo punto chiederete norme nuove per la Corte?
"Sì. Anzitutto, che per dieci anni dopo la fine del mandato i giudici della Consulta non possano ricoprire cariche pubbliche. Questo per evitare i premi. Si pone un problema di legittimità della stessa Corte..."
- In che senso?
"La Consulta si è dimostrata incapace di cogliere una novità venuta fuori in questi anni: la coscienza comune degli italiani ha ormai bocciato il regime dei partiti dominatori della vita pubblica. Ma proprio questo regime è sempre stato il punto di riferimento della Corte. I quindici signori della Consulta sono espressione della partitocrazia: ne sono stati la punta di diamante, e ne hanno garantito la tenuta".
- Un'ultima valutazione generale?
"Gli italiani, ormai, sono attenti e vigili ed esigono il rispetto delle regole della Costituzione e dello Stato di diritto, che sono invece schiaffeggiate. Con un atto di restaurazione partitocratica, questi quindici hanno sottratto all'intero corpo elettorale la possibilità di esprimersi, e così hanno messo in discussione il proprio ruolo e la propria legittimazione".