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Pannella Marco - 12 gennaio 1995
HANNO CORROTTO ANCHE LA MALAVITA
di Marco Pannella

SOMMARIO: Violenta requisitoria di Marco Pannella contro quanti, giornali, commentatori, ecc., hanno denunciato la deputata Tiziana Majolo per aver chiesto conto delle condizioni carcerarie del detenuto Giuseppe Piromalli. Rivendica a suo merito di essersi sempre trovato dalla parte di coloro che erano attaccati, e spesso uccisi, dalla cultura intollerante e violenta dei "Roderigo di Castiglia" (pseudonimo giornalistico di Palmiro Togliatti), durante la guerra di Spagna e nei quaranta anni di storia repubblicana.

(L'Informazione, 12 gennaio 1995)

La procura di Palmi, dunque, accusa Tiziana Maiolo di essersi interessata delle condizioni carcerarie di Giuseppe Piromalli. Piromalli è delinquente comune. Sta scontando una condanna a 24 anni per omicidio. Di fronte a questo caso rivendico con fierezza tutto quello che ci viene scagliato contro da chi appartiene alla cultura che ha assassinato, fra gli altri, Stefanini e cercò di assassinare, riuscendoci solo in parte e in ritardo, Enzo Tortora.

All'"Unità" del liberal Veltroni che dedica a questa ignominia una pagina quasi intera; a "Il Messaggero" e agli altri giornali che rincorrono e s'adeguano, rispondo che se avessi appreso che parlamentari eletti nelle mie liste avevano per viltà o per perbenismo omesso di interrogare il Governo su una probabile ingiustizia ai danni di un boss - o presunto tale - mafioso, camorrista, 'ndranghetista, partitocratico e via dicendo -, mi sarei vergognato e avrei ritenuto tradita la nostra storia.

Vorrei dire a Veltroni, a Anselmi ed ai tanti altri come loro, che io vengo da una storia drammatica che ha comportato linciaggi, anatemi. Che mi ha costretto ad una vita al bando, sotto l'ipocrita orpello di riconoscimenti sempre di stile "post mortem" (per ora solamente morale) perché mi sono trovato a difendere, contro autentici assassini fisici e morali, chi veniva denunciato e additato come infinitamente peggio dei peggiori detenuti comuni. Questi assassini venivano realizzati o tentati con il piombo della menzogna, della parzialità faziosa, della intolleranza eretta a sostanza morale.

Da Ignazio Silone a Umberto Calosso, dai fratelli Rosselli a Randolfo Pacciardi (colpevoli di aver combattuto la guerra di Spagna dalla parte giusta, quella dei libertari e dei liberali, sotto il fuoco non di rado congiunto di franchisti e di stalinisti), ai Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Nicolò Carandini, accusati da Roderigo di Castiglia (Palmiro Togliatti) su "Rinascita" di esser paragonabili, nel peggio, a "Goebbles, Hitler, Farinacci ecc..., ai socialdemocratici del 1946/47.

Abbiamo poi difeso contro l'ignominia e la violenza Enzo Tortora, e tutti quelli come lui, massacrati dal teorema e dalla violenza comunista e giacobina del 7 aprile. Migliaia di detenuti comuni massacrati anch'essi dalle leggi Reale (complimenti ancora!), Cossiga, Bartolomei, Vassalli-Martelli, ecc...

Di Piromalli posso dire solamente che, se la tradizione d'"onore" dell'antica malavita organizzata fosse all'altezza (o alla bassezza) del suo passato, avrebbe già da tempo raccontato quali complicità, alleanze, interessi, spartizioni, la 'ndrangheta ha di volta in volta realizzato. Realizzato, intendo dire, con tutta la partitocrazia e la sindacatocrazia e la giudiciocrazia - con la sola eccezione di coloro che appartengono alla nostra storia. Ma la partitocrazia ha corrotto perfino la malavita!

 
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