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Calderisi Giuseppe - 13 gennaio 1995
LA SENTENZA? RESTAURAZIONE PARTITOCRATICA.
Calderisi: quei giudici furono in parte nominati dal CAF

SOMMARIO: Calderisi riepiloga efficacemente le ragioni del dissenso nei confronti della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha "sequestrato" i referendum più politici, cioè quelli elettorali, nel pacchetto dei 13 presentato dalla Lista Pannella insieme (in parte) alla Lega. Vengono rivolte anche critiche al Presidente Scalfaro per non aver voluto esercitare verso la Corte quel diritto di supervisione che agli ha esercitato nei confronti di tutti i poteri ed organi dello Stato.

(Il Mattino, 13 gennaio 1995)

"E' stato un sequestro di sovranità popolare. La Corte, anzi quindici giudici che sono l'espressione più genuina del sistema partitocratico, ha sottratto ai cittadini italiani la possibilità di entrare finalmente nella Seconda Repubblica...". Peppino Calderisi, deputato forzista, radicale della prima ora e grande esperto di battaglie referendarie, scarica la sua ira sulla sentenza della Consulta. Ovviamente, più di ogni altra cosa, ce l'ha con la bocciatura dei quesiti elettorali, quelli che potevano cancellare la quota proporzionale e trasformare il nostro in un sistema uninominale all'inglese. "E' stato un atto di restaurazione partitocratica. Del resto, come poteva essere altrimenti? Quasi tutti questi giudici sono stati nominati fra l'87 e l'89, in pieno dominio del Caf..."

- Ma voi da una parte, e Berlusconi e Fini dall'altra, non state esagerando con gli insulti? Non vi sembra di mostrare scarso senso dello Stato rivolgendovi così alla Corte Costituzionale?

"Noi mostriamo invece un altissimo senso dello Stato. Perché il nostro è un giudizio storico-politico. La tangentopoli italiana non riguardava solo il denaro, ma anche il diritto. E la Corte non è nuova a violenze di questo tipo ai danni del diritto. In passato, dopo altre sentenze, pure uomini come Rodotà o Zagrebelski hanno espresso critiche violentissime".

- Non riconosce almeno che la sentenza sui referendum elettorali sia stata coerente con la precedente giurisprudenza della Corte? Così sostengono i maggiori esperti.

"No, non lo riconosco. E contesto pure che i maggiori esperti si siano schierati dalla parte della Corte. C'erano tutti i presupposti per una sentenza favorevole e sfido chiunque, giuristi e giornalisti, a rileggere la memoria del comitato promotore e pubblicata domenica scorsa sul Sole 24 ore. Lì viene smontata la tesi del "vuoto normativo", e cioè che il referendum avrebbe provocato una momentanea assenza di legge elettorale".

- Ma se la Corte fosse davvero schierata con i vostri avversari politici, perché avrebbe dovuto bocciare i referendum elettorali? Bastava approvarli per rendere impossibili le elezioni nella prima metà del '95.

"Queste teorie sul collegamento tra referendum ed elezioni anticipate sono molto opinabili. L'approvazione dei referendum, ad esempio, poteva indurre i nostri avversari a chiedere un immediato scioglimento delle Camere".

- Secondo lei, che conseguenze avrà la sentenza sulla legislatura?

"Se il referendum fosse stato ammesso, gli italiani avrebbero votato sì. E il nostro sistema sarebbe diventato davvero maggioritario. La conseguenza di questa battuta d'arresto, dunque, riguarda non solo la legislatura. E' la stessa economia a subìre un danno pesante: senza un governo legittimato a governare, senza il principio di responsabilità, senza una netta demarcazione tra maggioranza e opposizione, non sarà mai possibile il risanamento dei conti pubblici".

- Voi radicali ve la siete presa pure con Scalfaro. Cosa c'entra il Presidente con la Corte?

"Il Capo dello Stato, di fatto, ha assunto un potere di indirizzo, di controllo e di vigilanza, che esercita nei confronti degli altri organi costituzionali. Poteva e doveva dire qualcosa. Invece ha peccato di omissione. Basti pensare che nel messaggio di fine anno non ha neppure pronunciato la parola 'referendum'..."

- Calderisi, come voterà sui quesiti contro la legge Mammì?

"Voterò no. Se fosse passato anche il nostro referendum contro la pubblicità sulle reti Rai, forse mi comporterei diversamente. Togliere pubblicità alla Rai e alla Fininvest avrebbe costretto il legislatore a riscrivere tutte le norme. Togliere solo alla Fininvest crea uno squilibrio a esclusivo vantaggio del servizio pubblico. A proposito: perché è stato cancellato anche il nostro quesito sulla Rai? Questa scelta della Corte forse è ancora più assurda di quelle sul referendum elettorale..."

 
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