Intervista a Marco Pannella di Fabio MartiniSOMMARIO. Marco Pannella chiarisce quali siano le divergenze di atteggiamento, rispetto al governo Dini, tra i Riformatori e le altre forze della ex maggioranza berlusconiana. Dice che la reazione di "quelli del Polo" è spiegabile, perché essi erano convinti di aver ricevuto da Scalfaro precise assicurazioni sulla data delle elezioni, e si sono quindi sentiti traditi. Nonostante ciò, e anche se il governo Dini è un governo di "primissima Repubblica", "contro tutta la tradizione liberale", Pannella resta convinto che non si debba scegliere "una posizione di rottura". Dini può andar bene "se non va oltre la primavera". Rimprovera Scalfaro per le scelte fatte: "grande presidente", ha commesso "un grande errore", innanzitutto sul piano culturale.
(LA STAMPA, 18 GENNAIO 1995)
ROMA. A Marco Pannella non piace la linea dura scelta dal Polo e racconta che quasi ce l'aveva fatta a convincere Silvio Berlusconi: »Da tre giorni Berlusconi sta cercando di capire, di ragionare e due giorni fa in un vertice di maggioranza, mi sono trovato 20 contro uno a consigliare prudenza. Berlusconi ha ascoltato me, e ha ritelefonato a Dini, a Scalfaro...
E invece il patatrac, come mai?
»Per una ragione semplice: alla fine quelli del Polo si sono sentiti traditi umanamente...
Umanamente? E da chi?
»Da Scalfaro. Dieci giorni fa Berlusconi e Letta sono tornati dal Quirinale convintissimi di aver ascoltato Scalfaro che dava loro la parola d'onore sulle elezioni per l'11 giugno. E lo erano perchè, dopo essersi impegnato davanti a Berlusconi, Scalfaro ha ripetuto la promessa davanti a Gifuni e a Letta che erano sopraggiunti: ve lo ripeto davanti ad altre due persone...
Ammesso che tutto sia andato così, questo che vuol dire, che Berlusconi è un ingenuo?
»Vuol dire che io capisco la reazione umana di chi non è allenato ad avere un riflesso politico
Eppure, il no senza appello a Dini non convince Marco Pannella, vero?
»Ho consigliato fino all'ultimo di non scegliere in modo assoluto e ultimativo una posizione di rottura
E visto che Berlusconi e Fini hanno scelto la strada dello scontro, il dissenso di Pannella può portare a rompere col suo amico Berlusconi?
»Non è la prima volta che io dissento dal governo, anche se La Stampa e altri giornali lo hanno censurato. Ma io non rompo per un dissenso tattico...
Questo vuol dire che i riformatori di Pannella mai e poi mai voteranno a favore del governo Dini?
»No, affatto. E che ne so io cosa succede domani, dopodomani, il problema è capire, capire, capire, intervenire, intervenire, intervenire...In politica non ci sono i giuramenti, neanche quelli pronunciati stasera
Pannella incerto se votare un governo di tecnici, non è sorprendente?
»Io Dini l'ho sostenuto contro Mastella e contro i sindacati. E noi riformatori abbiamo votato contro la legge finanziaria, dopo che era stata stravolta...
Ma ora Dini non è più ministro, è capo di un governo tecnico.
»Questo è un governo di primissima Repubblica. Brancaccio e Corcione hanno collaborato, riscuotendo la fiducia di Andreotti e degli altri del Caf. Questo governo è contro tutta la tradizione liberale, da Croce ad Einaudi. Ma noi non siamo dogmatici e diciamo che questo governo può andare bene se non va oltre la primavera. Ma se va oltre diventa a-costituzionale
Fini dice che se Dini cade in Parlamento, Scalfaro si deve dimettere. D'accordo?
»Ma queste sono tesi politiche non costituzionali. Comprendo il riflesso di Fini, ma ritengo che il nostro riflesso sia più costruttivo. La mia critica a Scalfaro è infinitamente più grave, perchè fatta senza antipatia e fatta con la stessa cultura giuridica e parlamentare di Scalfaro
E, detto dall'amico Pannella, dal grande elettore Pannella, qual è stato il più grande errore di Scalfaro?
»Direi che l'analisi culturale di Scalfaro è stata carente. Einaudi riteneva che l'elemento differenziante il sistema anglosassone fosse il rapporto di base tra eletto ed elettori. Umberto Bossi è stato eletto per l'ottanta per cento con voti di persone che sono contro di lui. Di questo Scalfaro non si è fatto carico e allora dico che l'errrore di un grande Presidente è un grande errore