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Pannella Marco - 5 marzo 1995
IL GOVERNO DINI NON AVRA' LA SFIDUCIA
MOVIMENTO DEI CLUB PANNELLA

Dichiarazione di Marco Pannella

5-Mar-95 (ore 15)

SOMMARIO: Appare essere un segnale, indirizzato a Dini perché faccia un qualche ulteriore passo avanti per riallacciare il dialogo con la vecchia maggioranza, ma sopratutto al Quirinale, in cui si pone l'attenzione sul fatto che, una volta dimessosi il governo Dini, al quale Pannella continua a fare fiducia di lealtà, sarebbe impossibile per chiunque formare un nuovo governo che abbia i tempi tecnici adeguati.

IL GOVERNO DINI NON AVRA' LA SFIDUCIA, NON ANDRA' IN MINORANZA SULLA MANOVRA. MA IL PROBLEMA NON E' DINI. E' UN ALTRO. ESISTE DAVVERO IN ITALIA QUALCUNO CHE POSSA IMMAGINARE LA FOLLIA DI UNA APERTURA DI CRISI PER FARE UN NUOVO GOVERNO, QUANDO DINI SI SARA' DIMESSO IN MODO IRREVOCABILE, IN TEMPO UTILE PER LE ELEZIONI A GIUGNO? RIFIUTO DI CREDERLO. MA OCCORRE SAPERLO.

"Il problema non e' affatto quello della improbabile sconfitta del Governo Dini, della "manovra", alla Camera. Sono convinto che la posizione, assunta all'inizio in notevole solitudine dal nostro Movimento, per il rilancio pienissimo dell'intesa fra Berlusconi e Dini, fra vecchia maggioranza e Governo, contro il potente ma esausto mondo della conservazione partitocratica e sindacatocratica, per la riforma liberale, liberista e libertaria dello Stato e della politica italiana, ha dalla sua buone, ottime possibilita' - quando cessera' di essere occultata come fa oggi Angelo Panebianco su "Il Corriere della Sera".

Le prese di posizione di Bobo Maroni, di Vittorio Dotti, di Giorgio Jannone, oltre che nostre, non sono il preannuncio di una lacerazione e nemmeno - per i membri di "Forza Italia!" - di un voto diverso da quello che sarà deciso, ma di una iniziativa politica rivolta anche a Lamberto Dini. Anche lui deve fare ulteriori, seri passi avanti nella direzione giusta, e comune.

Come gran parte dei commentatori contestano, infatti, il "niet" di D'Alema e di Cufferati - rafforzato dalle solite, spero improbabili, voci di sostegno quirinalizio - al metodo ed alla misura della delega al Governo per la riforma delle pensioni e' parso troppo premiato e sopravvalutato, punendo - non si comprende proprio perchè - il consenso di D'Antoni e degli "economisti di sinistra", oltre che delle altre "forze sociali".

Il problema resta un altro e il Polo - a cominciare da Fini, che sembra in questi giorni irriconoscibile - deve rendersene rapidamente conto. Lamberto Dini ha annunciato dimissioni irrevocabili, per l'ennesima volta. E con chiarezza - anche se necessariamente in modo implicito - precisa che queste dimissioni interverranno in tempo utile per la convocazione delle elezioni a giugno.

Allora l'interlocutore e' il Quirinale. Ma occorre che tutti si trovino con chiarezza sulla stessa linea di Dini oltre che nostra. Ma davvero qualcuno puo' immaginare un nuovo incarico, una nuova serie di consultazioni e di dibattiti parlamentari, che non voglia il marco a 2000 lire, e l'Italia allo sfacelo?"

 
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