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Vespa Bruno, Pannella Marco - 8 marzo 1995
VESPA CONFESSA PANNELLA
di Bruno Vespa

SOMMARIO: Pannella si confessa. Nel bel mezzo della tempesta politica e alla vigilia del voto decisivo alla Camera, Bruno Vespa raccoglie il Marco-pensiero che spazia su tutti gli argomenti di stretta attualita', dalla manovra alle elezioni, da Dini a Scalfaro, da Berlusconi a Fini, dalle alleanze alle previsioni sul futuro. E' la prima di una serie di grandi interviste realizzate dalle firme piu' autorevoli del Carlino ai personaggi piu' significativi della politica, dell'economia e della cultura. Pannella dunque ribadisce il si alla manovra Dini "perchè - dice - sono 12 anni che lottiamo per aggredire il debito pubblico". Spiega che Berlusconi non ha uno spirito autoritario e che "certi suggerimenti gli arrivano da chi risolve nello scontro la difficoltà del confronto". Difende Scalfaro affermando che "abbiamo bisogno di lui" e che "certi suoi atteggiamenti non sono determinati dalla paura del dopo". Polemizza con Fini affermando che "quando dice che il presidente del Consiglio è il ventriloquo di D'Al

ema, a me viene da dirgli che lui è il ventriloquo del suo passato". E' sicuro che Berlusconi finirà per vincere i referendum sugli spot televisivi ed è particolarmente stimolato dal referendum che prevede la decadenza della trattenuta obbligatoria per i sindacati.

(IL RESTO DEL CARLINO, 8 marzo 1995)

PANNELLA: "IO, SILVIO, DINI E GLI ALTRI" BRUNO VESPA FACCIA A FACCIA CON IL LEADER DEI RIFORMATORI TORNATO ALLA RIBALTA."VOTO LA MANOVRA, COSI COME HO FATTO CON QUELLE DI AMATO E CIAMPI, MA NON LASCIO BERLUSCONI".

"Adesso il gioco diventa di fioretto. L'annuncio di Dini di chiudere il discorso sulle pensioni entro la fine di aprile e di dimettersi soltanto in quel momento mi pare inadeguato. Lo dirò stamattina, mercoledì, ai miei amici del Polo nel vertice che ho chiesto per fare una riflessione comune. Ho sempre sostenuto che noi Riformatori voteremo a favore della manovra perché abbiamo votato anche quelle di Amato e di Ciampi e perché sono dodici anni che lottiamo per aggredire il debito pubblico. Ma anche Dini qualche passo avanti deve farlo. D'accordo, fa bene a sentire i sindacati, non può stracciare l'accordo fatto da loro col governo Berlusconi. Ma avrebbe potuto dire: benissimo, voglio la delega, prendo atto che i miei interlocutori non la gradiscono, allora entro il quindici di marzo il governo presenta un disegno di legge ed entro la fine di marzo me ne vado, sia che il Parlamento l'approvi sia che non l'approvi. Adesso Dini parla della fine di aprile. E' tardi. Da un punto di vista tecnico si sarebbe a

ncora in tempo a votare il 18 o il 25 giugno. Ma mi pare una data a rischio. Credo che Dini debba chiudere il suo mandato non oltre la metà del mese prossimo.

E' in forma, Marco Pannella, rientrato a pieno titolo nel giro politico che conta, interlocutore attento e riservato ("hai mai letto una mia indiscrezione"?) del Presidente del Consiglio, del capo dello Stato e di Berlusconi.

"Silvio ha paura di perdere i referendum siugli spot televisivi che interrompono i film. Invece li vincerà. Immagina cosa succederà quando scenderanno in piazza Costanzo e Mike Bongiorno, Fiorello e Gianfranco Funati, Ambra, Lorella Cuccarini e tutte le star della Fininvest, a dire alla gente che l'alternativa non è tra l'interruzione del film con gli spot e la visione del film senza interruzione. Che l'alternativa è tra vederli e non vederli, tra avere anche le televisioni private e avere solo la Rai..."

E' in forma, Pannella, e apre sulla timida primavera romana la finestra del suo microscopico studiolo che sta al sesto piano, l'ultimo, del palazzo dei gruppi parlamentari alla Camera. Dieci metri quadrati con vista sui tetti più belli di Roma e sulla cupola di San Pietro. Ha scelto questa stanza perché è vicina agli uffici di "Forza Italia"? " Macché, ce l'ho dal 1976 e me l'hanno lasciata anche adesso che sono parlamentare europeo. Ma la veduta più bella non è questa. Ce l'hanno gli altri. Anzi, ce l'aveva Capanna. Naturalmente..." Naturalmente. Quando parla dei suoi compagni della sinistra, Pannella tira fuori dalle sue gauloises boccate di autentico piacere.

"Sai qual'è uno dei meriti di Berlusconi? No, non lo sdoganamento della destra. E' lo sdoganamento di quello che la sinistra giacobina e perbenista non ha mai accettato di sdoganare: il pidocchio. Chi è il pidocchio? Ma sono io...Io, il pidocchio che stava con Ignazio Silone quando era proibito, quando veniva additato come un agente della CIA... Ma lasciamo perdere. Berlusconi è stato capace di abbattere un tabu che durava da decenni."

Il pidocchio e il cavaliere. Vengono da universi lontani. Riguardo un vecchio disegno schizzato da Giorgio Forattini dopo le elezioni dell''80. Pannella è un fantasma enorme che terrorizza Berlinguer e Piccoli, segretari dei partiti dominanti. Uno è morto da quasi undici anni, l'altro è in pensione da tempo. Che faceva nell'80 Berlusconi? Palazzi, tanti bei palazzi, e cominciava a giocare con le televisioni commerciali. Chi l'avrebbe detto che il Grande Pidocchio quindici anni dopo avrebbe goduto la pienezza della sua maturità politica e avrebbe portato per mano, novello Virgilio, lo stupito cavaliere a spasso per i meandri infidi della politica romana?

"Che cosa mi unisce a Silvio? Credo che, conoscendomi, a poco a poco si ritrovi nelle vecchie abitudini comuni, anche se io sono più vecchio di lui ormai quasi d'una decina di anni. Certi gusti ormai fuori moda, la conoscenza del francese al posto dell'inglese, la scoperta di aver frequentato entrambi un buon liceo classico. Ricordo quando andai a trovarlo ad Arcore nell''86. Dovevamo raggiungere il traguardo dei diecimila iscritti. Avevo fatto una quarantina di giorni di sciopero della fame e le quote non decollavano. Allora chiamai berlusconi e gli chiesi di darmi una mano. Lui e Confalonieri furono molto gentili, ma mi dissero subito che non avevano contenitori giornalistici. Non mi arresi.

"Qual'è la vostra trasmizzione più forte?", chiesi. "Beh, forse Drive In". "Allora vado là". I due mi guardarono con molto imbarazzo. "Ma è una trasmissione un po' così, c'è un mucchio di cosce..." Andai e fu un trionfo."

La simpatia di Pannella per Berlusconi, il suo istinto protettivo per Berlusconi sono evidenti.

"Come si fa a chiamarlo 'diciannovista'? Ma lo sanno che significa 'diciannovista'? Significa squadrista. No, Silvio ha tutti i limiti del seduttore, ma non ha affatto uno spirito autoritario. Manifesta ancora le insicurezze di chi non è perfetamente padrone del mestiere, è tributario dei suggerimenti che gli arrivano da chi risolve nello scontro le difficoltà del confronto: se al mattino i Ferrara e i Previti dicono di sparare, lui spara".

E' a questi cattivi consiglieri che Pannella rimprovera l'attuale ostilità del Polo al governo Dini. "Noi invece voteremo sì, anche se siamo quattro gatti (cinque deputati e due senatori). Voteremo sì perché è dall'inizio degli anni '80 che predichiamo un rientro dal deficit del sette per cento l'anno e non venivamo ascoltati. Predichiamo di aggredire il deficit invece di contenerlo. Abbiamo votato la finanziaria di Ciampi e il PDS si lasciò convincere solo l'antivigilia di natale. Te li raccomando, questi. Prima ritirano i loro ministri in ventiquattr' ore, poi vogliono approfittare del governo Ciampi per farsi le loro riformette istituzionali, invece di badare a provvedimenti finanziari durissimi. Noi andavamo da Scalfaro a ricordare che Ciampi era stato messo lì per salvare la lira. Noi volevamo il Ciampi-bis, un governo che mettesse dentro me e mariotto Segni. E sai qual'è stato uno dei problemi? Che un governo con Pannella sarebbe diventato, chessò, Ciampi-Pannella o, prima ancora, Goria-Pannella. Insom

ma, questo Pannella sarebbe stato sempre ingombrante. Io dunque volevo il Ciampi-bis, per fare il thatcherismo di sinistra. Ma il PDS non accettò. Loro avevano ormai in testa l'Occhetto-uno. E qui Scalfaro anticipò di un paio di settimane l0 scioglimento delle Camere." Quando parla del capo dello Stato, pannella si fa prudente. Il fiume di parole diventa un torrentello e l'occhio dell'intervistato scruta il taccuino dell'intervistatore.

"Temo che Scalfaro abbia perso quel distacco e quella coerente, severa serenità che in lui è essenziale. E' come se guardasse se stesso riflesso psicologicamente all'interno dello scontro politico. L'accanimento rischia di avvitarlo. E' già accaduto quando noi volevamo il Ciampi due e il PDS era sicuro di avere in tasca l'Occhetto uno. Ma noi abbiamo bisogno di Scalfaro. escludo che certi suoi atteggiamenti siano determinati dalla paura del dopo, dal timore che una nuova vittoria del Polo possa mettere in pericolo la sua presenza al Quirinale. Lui non regee motivazioni così piccine. Deve sempre sentirsi altamente motivato. Ripeto: noi abbiamo bisogno di Scalfaro e quando l'anno scorso tutti gli sparavano addosso, noi fummo i soli a stargli veramente vicino".

Pannella non capisce perché Scalfaro sia così risolutamente contrario ad elezioni anticipate." Noi possiamo dare certezza ai mercati finanziari solo se faremo le elezioni politiche anticipate in giugno. Io sono convinto che Dini voglia dimettersi. Ma anche così potrebbe tranquillamente governare fino all'estate. facciamo due conti. Mettiamo che si voti il 18 giugno. occorrono venti giorni per eleggere i presidenti delle Camere e formare i gruppi parlamentari. Siamo arrivati a fine luglio. Poi, tra consultazioni e formazioni del nuovo governo, si va tranquillamente a ferragosto. Ecco dunque che il governo Dini dura otto mesi. Non solo. Con le camere sciolte, il governo viene dotato di fatto di poteri straordinari, almeno in campo economico, e può assumere iniziative finanziarie che gli sarbbero molto rallentate dal normale svolgimento dei lavori parlamentari. Quindi i segnali positivi per il mercato sarebbero due. La certezza che dall'estate avremo un governo stabile uscito da nuove elezioni. La certezza che

fino a ferragosto Dini ha le mani libere sull'economia. Ammettiamo invece che Dini si dimetta e Scalfaro non sciolga le Camere. Le consultazioni per il nuovo governo s'incrocierebbero con la campagna elettorale per le nuove regionali. Intanto, entro il cinque aprile dovrebbero essere indetti i referendum. Immagina in quali condizioni ci troveremmo se il Paese dovesse affrontare contemporaneamente elezioni regionali, referendum e una crisi di governo difficilissima."

Pannella, dunque, pensa che Dini si dimetterà. E, come nel caso Scalfaro, ha paura che qualche parola di troppo nel polo possa indispettirlo.

"Quando Fini dice che il presidente del Consiglio è ventriloquomdi D'Alema, a me viene da dirgli che lui è ventriloquo del suo passato".

A proposito di D'Alema, Giuliano Ferrara dice che è stato un errore da parte di berlusconi non aver cercato nei mesi scorsi un accordo diretto con il PDS. Uno dei prezzi da pagare sarebbe stato naturalmente l'invio a Bruxelles di Napolitano al posto della Bonino. Non ne valeva la pena?

Gli occhi di Pannella s'infuocano:"No, e ti spiego subito perché. Se vai a Bruxelles e chiedi chi è il Commissario più autorevole e competente, ti senti rispondere che è Emma Bonino. Siccome il nostro governo ha fatto tardi la designazione, lei è andata lì che contava meno di zero. Le hanno dato da amministrare quarantinque miliardi. Sai quanti ne amministra, adesso? Mille. E guarda che cosa sta facendo per i pescatori italiani. Emma va bene così perché si è formata amministrando la nostra povertà. Io sono convinto che quasi tutti i ragazzi del nostro gruppo con trenta giorni di aggiornamento professionale sarebbbero in grado di fare immediatamente e a un buon livello i sottosegretari o i vicedirettori generali di Ministero. La Bonino ha portato a Bruxelles il meglio delle nostre tradizioni federaliste e spinelliane. Sai che m'ha detto Altiero Spinelli, sul letto di morte? Adesso è il tuo turno. Io non potevo confermargli che era alla fine e gli rispondevo: Una supplenza sempre, un'eredità, mai. Noi che abbi

amo sognato l'Europa con Spinelli, noi che siamo stati gli allievi di Ernesto Rossi, avremmo dovuto cedere quel posto a un migliorista del PDS?"

Pur di avere le elezioni a giugno, il leader referendario per eccellenza è disposto a rinviare i referendum già ammessi?

"Basta una legge a farli celebrare in autunno. E' già capitato una volta. Non c'è bisogno di aspettare un anno".

Il referendum che sfizia di più Pannella è quello che prevede la decadenza della trattenuta sindacale obbligatoria."Ma lo sai quanti miliardi arrivano con questo sistema ai sindacati? Millesettecento. In Italia ci sono undici milioni di lavoratori sindacalizzati. Più della metà sono pensionati. E poi il venti di ottobre di ogni anno comparee sulle bacheche di fabbriche e uffici uno di quegli avvisi che non si leggono mai: chi non è iscritto al sindacato ed entro dieci giorni non fa espressa disdetta, si vedrà trattenute dalla busta paga trentamila lire per contributo alle spese generali di assistenza sindacale. Noi non vogliamo affossare il sindacato. Vogliamo soltanto stabilire una volta per tutte che i versamenti debbono essere facoltativi...".

A proposito, una questione di bottega. E' vero che se passa il referendum sulla liberalizzazione delle licenze commerciali, i giornali potranno essere venduti anche in posti diversi dalle edicole?"

Di fatto, sì. Se cade la licenza, cade anche l'oggetto della licenza. Quindi anche nel settore della stampa ci sarebbe la liberalizzazione".

Adesso Pannella guarda a consolidare la propria posizione politica."La nostra alleanza con Berlusconi è fuori discussione. Senza Berlusconi, resta soltanto la destra e questo non ci interessa. Se invece vogliamo creare un forte fronte riformatore, è bene che a noi si uniscano tutte quelle forze sane che invece rischiano di disperdersi tra i mille uffici di collocamento politico che si stanno riaprendo in queste settimane. Io non voglio annegare i nostri programmi nella confusione. Ma nei nostri programmi può riconoscersi tanta gente onesta e brava. Faccio l'esempio di Firenze, che deve eleggere il suo sindaco. Morales è una persona molto capace, se è riuscito ad amministrare la città senza essere toccato da vicende giudiziarie. Potrebbe essere un accellente candidato per l'una e per l'altra parte. Ma nella parte avversa alla nostra Spini ha deciso di appoggiare Primicerio, che è un lapiriano estremista. E allora non capisco perché la parte della città laica, moderata e cattolica liberale non possa riconosce

rsi in Morales. Qualcuno dice che manca il segnale di novità? E' nuovo forse Primicerio? Ci sono cose antiche non vecchie e c'è un certo nuovismo che puzza di fradicio."

Siamo ormai all'ascensore. Pannella torna a parlare del governo: Berlusconi e Dini non debbono litigare. Possono puntare insieme su se stessi. Insieme possono fare programmi, dare nuove speranze ai giovani. Se non vanno d'accordo, rischia di vincere la sinistra...

Chi l'avrebbe detto? Il vecchio Marco mediatore tra i potenti di governo.

IL MARCO-PENSIERO A RUOTA LIBERA

ECCO UNA SINTESI DEL MARCO-PENSIERO NEL BEL MEZZO DELLA TEMPESTA POLITICA E ALLA VIGILIA DEL VOTO CRUCIALE SULLA MANOVRA. COSI' TRASPARE DAL COLLOQUIO CON BRUNO VESPA.

MANOVRA - VOTEREMO SI' A DINI PERCHE' ABBIAMO VOTATO ANCHE QUELLO DI AMATO E CIAMPI E PERCHE' SONO DODICI ANNI CHE LOTTIAMO PER AGGREDIRE IL DEBITO PUBBLICO.

ELEZIONI - POSSIAMO DARE CERTEZZA AI MERCATI FINANZIARI SOLO SE VOTEREMO A GIUGNO.

REFERENDUM - BERLUSCONI HA PAURA DI PERDERE I REFERENDUM SUGLI SPOT TELEVISIVI, INVECE LI VINCERA'.

SILVIO - E' UN SEDUTTORE, MA NON HA AFFATTO UNO SPIRITO AUTORITARIO ED E' TRIBUTARIO DEI CONSIGLI CHE GLI ARRIVANO.

CONSIGLIERI - SE AL MATTINO I FERRARA E I PREVITI GLI DICONO DI SPARARE, LUI SPARA.

SCALFARO - TEMO CHE ABBIA PERSO QUEL DISTACCO E QUELLA COERENTE, SEVERA SERENITA' CHE IN LUI E' ESSENZIALE. MA ABBIAMO BISOGNO DI LUI.

DINI - PENSO CHE DINI SI DIMETTERA'. MA DOVREBBE FARLO A META' APRILE PER CONSENTIRE LE ELEZIONI ANTICIPATE A GIUGNO. E I REFERENDUM SI POTRBBE FARLI IN AUTUNNO. E' GIA' SUCCESSO UNA VOLTA.

SINDACATI - NOI NON VOGLIAMO AFFOSSARE IL SINDACATO ATTRAVERSO IL REFERENDUM SULLA TRATTENUTA OBBLIGATORIA. VOGLIAMO SOLTANTO STABILIRE UNA VOLTA PER TUTTE CHE I VERSAMENTI DI ISCRIZIONE DEVONO ESSERE FACOLTATIVI.

FINI - QUANDO FINI DICE CHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E' IL VENTRILOQUO DI D'ALEMA, A ME VIENE DA DIRGLI CHE LUI E' IL VENTRILOQUO DEL SUO PASSATO.

ALLEANZE - LA NOSTRA ALLEANZA CON BERLUSCONI E' FUORI DISCUSSIONE. SENZA BERLUSCONI RESTA SOLTANTO LA DESTRA, E QUESTO NON C'INTERESSA.

PREVISIONI - BERLUSCONI E DINI NON DEVONO LITIGARE. INSIEME POSSONO FARE PROGRAMMI, DARE NUOVE SPERANZE AI GIOVANI. SE NON VANNO D'ACCORDO, RISCHIA DI VINCERE LA SINISTRA...

UNA VITA TRA DIGIUNI E ABBUFFATE DI LOTTE

Giacinto Pannella, detto Marco, nasce nel 1930 a Teramo, nel segno del toro, da un inappuntabile ingegnere e da una francese amante della musica. E' alto un metro e 90, e pesa 120 chili (quando non digiuna). Un italiano per certi versi atipico: senza patente, niente TV in casa, non gli piace il calcio. Ha una laurea in legge, presa a Urbino col minimo: 66. Non aveva tempo di scrivere la tesi e se la fece preparare dagli amici, un capitolo a testa. Di professione giornalista, ma ha lavorato solo dal '59 al '62 come corrispondente del "Giorno" da Parigi. Anche da qui nasce il suo amore per il francese. Finita l'esperienza giornalistica, si butta nella politica: nel '63 diventa segretario del Partito radicale. Impegno di fondo, la battaglia per il divorzio, vinta nel 1970 con la legge Fortuna-Baslini. Comincia l'era dei megadigiuni, come quello di 39 giorni che porta nel '72 alla legalizzazione dell'obiezione di coscienza. Altro successo, a depenalizzazione dell'aborto dopo aver raccolto 750mila firme nmel '75.

Non c'è piazza che non l'abbia visto parlare dal palco. Ma ha conosciuto anche il carcere. Due volte, a Sofia nel '68 per aver protestato contro l'invasione della Cecoslovacchia e nel '75 a Roma per aver fumato uno spinello in pubblico. Non l'ha spuntata, almeno finora, su uno dei suoi cavalli di battaglia, la legalizzazione della droga. Nel '76 entra per la prima volta in Parlamento, tre anni dpo in quello europeo. Ha organizzato una decina di raccolte di firme per una settantina di referendum, perde quello sulla caccia e, per un soffio, quello sul finanziamento pubblico ai partiti. Vince contro il niucleare e sulle nuove regole elettorali con Segni. Ha portato in Parlamento Sciascia, Toni Negri, Cicciolina, Tortora, Modugno. Libertario a tutto campo, anche in quelloo sessuale. Ma da oltre venti anni fa coppia fissa con Mirella Parachini, ginecologa.

 
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