Intervista a Marco Pannella: Sulla strategia dei Riformatori e sui rischi del "democristianume straripante".
di Cristina Missiroli
SOMMARIO: Spiega perché i Riformatori si presenteranno soli alle elezioni regionali. Spira anche a destra una pesante aria di compromesso. Sono in gioco sia le elezioni politiche che i referendum. Anche Dini si è spostato sempre più sulle posizioni progressiste perché pensa che D'Alema possa offrirgli di più, dopo le elezioni. Giudica il decreto sulla par condicio un "atto antidemocratico". Per questo i Riformatori si presenteranno da soli. Ma nonostante tutto, "non moriremo democristiani".
(L'opinione, 24 Marzo 1995)
"Al tavolo delle trattative sul riassetto del sistema televisivo ci sono bari e calabraghe. Il diritto non si può spartire come ai tempi del consociativismo. Anche nel Polo, ormai, si respira aria di compromesso. Ma c'è un solo uomo politico in cui il nostro mondo può avere fiducia: Silvio Berlusconi."
Andrà alle elezioni da solo. Da solo con i suoi Riformatori e offrendo una casa comune a quel mondo liberale e libertario, laico e socialista al quale sogna di restituire un ruolo da protagonista. Cosi' Marco Pannella nella prende le distanze dalla destra e dalla sinistra: "Meglio soli, come andiamo a queste elezioni, che così accompagnati ".
Intorno a sé Pannella vede " un presidente della Repubblica il cui interventismo appare con ben pochi precendenti", un governo "sempre più espressione di una maggioranza continuista e partitocratica", una sinistra antiliberale e antidemocratica e, ultimamente, anche un "democristianume straripante".
Non solo. Pannella vede a rischio le elezioni politiche e i referendum. Minacciate da una crescente voglia di compromesso di stampo consociativo. Una voglia che ha contagiato la destra e la sinistra.
D: Sembra che le posizioni di D'Alema e della Fininvest sul riassetto della tv siano sempre più vicine. E' meglio che si facciano i referendum o una legge in Parlamento ?
R: Ho detto che per me quello è un tavolo di bari e calabraghe. I diritti e le libertà fondamentali non si spartiscono come ai vecchi tempi della partitocrazia e del consociativismo.
D: L'accordo, se c'è, è sul fatto che la riforma del sistema televisivo deve riguardare sia la Rai sia i privati. Mentre i referendum che la Consulta ha lasciato in vita riguardano solo la tv privata. Per questo si cerca una soluzione complessiva in parlamento.
R: Ma questa è una soluzione che deve trovare il nuovo parlamento. Non questo.
Il fatto è che anche nel Polo, ormai, si respira la rassegnazione al compromesso. Ci si presta a giochi di sottopotere con lo schieramento progressista e neo-autoritario.
D: E quali sono i compromessi nell'aria?
R: Riguardano sia le elezioni (che sarebbero necessarie subito e che invece si allontanano) sia i referendum. E intanto, mentre si rincorrono questi compromessi, si fa opposizione anche a quel pochissimo che il governo sembra disposto a fare nella direzione del rigore della riforma.
D: Vuol dire che la rivoluzione liberale è già finita e che non c'è speranza di riportare il Polo in carreggiata ?
R: Non è facile. La destra si avvicina, ogni giorno più pericolosamente, alla concezione conservatrice e partitocratica. Riscopre quelle pratiche che un anno fa erano rimaste monopolio della cosidetta Sinistra e dei nostalgici delle paludi democristiane e centriste.
D: E allora le strade di Pannella e di Berlusconi si dividono...
R: Noi continuiamo a pensare che vi sia un solo uomo politico nei confronti del quale il nostro mondo (quello laico, radicale, socialista, liberale e libertario, federalista, referendario, dei diritti civili e umani) possa ancora riporre fiducia e volontà di alleanza. Quest'uomo è Berlusconi.
D: Però ?
R: Però abbiamo sempre meno fiducia nella possibilità di consentire al paese di conoscere, di giudicare e di scegliere. Di comprendere, infine, quanto la sinistra ( e i poteri forti, ufficiali e oscuri, che con essa si schierano) costituisca nella quotidianità un attacco efficace e gravissimo alla convivenza civile nel nostro paese.
D: Il Polo accusa ormai Dini di fare il gioco della sinistra. Lo pensa anche lei?
R: Il disegno politico è chiaro. Dini immagina che D'Alema e Cofferati, passate le elezioni, avranno da offrire di più rispetto a Berlusconi e Fini. Punta su una nuova maggioranza parlamentare "prodiana". Per questo il governo ha scelto di portare per le lunghe la riforma delle pensioni. E anche questa è stata una scelta deliberata, non una necessità: il ministro Treu (prodiano come quasi tutto il consiglio, ormai) aveva detto a gannaio che sarebbero bastati 15 giorni.
D: Poi Dini ha varato un decreto sulla par condicio che ha fatto inorridire il Polo.
R: Questa par condicio è' una atto antidemocratico. La commissione di vigilanza molto probabilmente prenderà decisioni scandalose come negli anni in cui era la sede di un'associazione per delinquere. La vigilanza tornerà ad essere il luogo del malaffare di stampo mafioso e partitocratico che ha sempre descritto in passato.
D: Insomma, moriremo democristiani...
R: Ma per carità ! Nemmeno per sogno.