di Peppino Calderisi(dichiarazione)
24 marzo 1995
SOMMARIO. Elenca le iniziative in corso o progettate dai Riformatori per impugnare dinanzi ad ogni sede (TAR, Corte Costituzionale, ecc.) il decreto-legge sulla cosidetta "par condicio" emanato dal governo Dini.
IL DECRETO LEGGE E' INCOSTITUZIONALE, LO IMPUGNEREMO IN TUTTE LE SEDI. RICORREREMO AL TAR CONTRO IL PROVVEDIMENTO DEL GARANTE PER SOLLEVARE LE MOLTEPLICI QUESTIONI DI INCOSTITUZIONALITA'. PRESENTEREMO RICORSO EX ART. 700 DEL CODICE DI PROCEDURA CIVILE PER CHIEDERE PROVVEDIMENTI CAUTELARI.
I COMITATI PROMOTORI DEL REFERENDUM SOLLEVERANNO CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE TRA POTERI DELLO STATO DIRETTAMENTE DAVANTI ALLA CORTE COSTITUZIONALE.
"Il decreto legge non disciplina la "par condicio" ma sopprime fondamentali diritti politici, civili ed elettorali dei cittadini.
E' un decreto assolutamente incostituzionale che viola moltissimi articoli (almemo diciotto !) della Costituzione:
- i principi fondamentali di sanciti dagli articoli 1, 2, 3 e 4;
- i diritti civili di riunione, di associazione e di manifestazione del pensiero con ogni mezzo, previsti dagli articoli 17, 18 e 21;
- il diritto di iniziativa economica, di cui all'articolo 41;
- i diritti elettorali, di associazione in partiti e di accesso alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, di cui agli articoli 48, 49 e 51;
- ed inoltre: la funzione legislativa delle Camere (art. 70), la riserva di legge in materia elettorale (art. 72), il diritto al referendum (art. 75), l'abuso della decretazione d'urgenza (art. 77), il buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97), l'ordinamento e la funzione giurisdizionale (art. 101 e 102).
I Riformatori presenteranno nelle prossime ore:
- ricorso davanti al TAR contro il provvedimento del Garante di attuazione del decreto legge, per sollevare in quella sede tutte le questione di costituzionalità sopra elencate;
- ricorso ex art. 700 del codice di procedura civile, per chiedere provvedimenti cautelari, in particolare la soppressione del divieto di pubblicare a pagamento su giornali e TV semplici annunci di comizi, manifestazioni e dibattiti in piazze e luoghi aperti al pubblico. INFATTI E' STATO OGGI CONFERMATO DALLE CONCESSIONARIE DI PUBBLICITA' DEI QUOTIDIANI (vedi, ad esempio, allegata lettera della Manzoni) IL RIFIUTO DI PUBBLICARE TALI ANNUNCI, E I RIFORMATORI HANNO DOVUTO DI CONSEGUENZA DISDIRE UN DIBATTITO PREVISTO PER MARTEDI' 28 MARZO SULLE ELEZIONI REGIONALI;
- conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale da parte dei Comitati promotori dei referendum su sindacati, legge elettorale comuni e commercio, per i divieti di propaganda e pubblicità elettorale previsti dal decreto anche per i periodi temporali precedenti l'indizione dei referendum e la campagna relativa alla consultazione referendaria.