di Giuseppe Sanzotta(intervista a Marco Pannella)
SOMMARIO: Invita nuovamente Berlusconi a voler "esercitare" il ruolo di leader politico, un ruolo rispetto al quale è "mnancato": "la leadership non la si concede". Conferma la bontà della scelta di Scalfaro alla Presidenza della Repubblica. Rilancia la sua candidatura in Lombardia, diretta a salvaguardare l'opinione laica, socialista, federalista, che non può essere rappresentata né da Formigoni né da Masi. Ribadisce l'importanza del voto a giugno, che Fini in realtà non vuole, e sostiene che, altrimenti, si dovrà votare i referendum. Sull'antitrust, attacca i progressisti che in quaranta anni non hanno voluto una legge e ora la pretendono in pochi giorni. Non sopravvaluta l'ingresso eventuale del "magistrato" Di Pietro in politica: forse lo si vuole solo per far fuori Berlusconi.
(Il Tempo, 27 marzo 1995)
"Silvio annunci gli impegni per i prossimi cinque anni".
"Con Scalfaro non servono le polemiche. Se avessimo detto noi ci dimettiamo..."
Chi è il leader del Polo? Da An e dal CCD le risposte sono univoche, è Silvio Berlusconi. Ad aver dubbi è Marco Pannella, convinto che l'ex presidente del Consiglio si stia logorando in troppe mediazioni senza indicare, come farebbe un leader, la strada da seguire.
- Berlusconi è il leader, dice Fini. Non le sembra un'affermazione sufficiente?
"Il problema non è il riconoscimento formale. La leadership non la si concede. E più alcuni dicono che è lui il capo, più danno l'impressione che non sia vero, che il leader è un altro. La leadership non è assegnata da qualcuno, ma la si esercita. Il leader deve prendere le decisioni giuste e deve essere lungimirante. E' in questo che è mancato Berlusconi. Noi gli consigliamo di annunciare impegni forti per i prossimi cinque anni, non solo per l'immediato".
- Mancherebbe comunque la certezza sulla data del voto. Il Quirinale su questo continua a restare sordo alle continue richieste.
"Con Scalfaro non servono le polemiche. Con il Capo dello Stato dovevamo fare un ragionamento. Se avessimo detto: caro Presidente, noi ci dimettiamo, non possiamo non farlo per rispetto della Costituzione, cosi' il 9 aprile si sarebbero dovuti reintegrare non solo la Bonino, ma altri 100, 150, 200. Credo che l'effetto sarebbe stato diverso. Penso che non avrebbe potuto non tenerne conto".
-Però se Scalfaro è al Quirinale, è un pò colpa sua. E' pentito?
"Per nulla. Ricordiamoci cosa era quella situazione. Sono riuscito a sbarrare la strada a Craxi, Forlani, Andreotti. Con Scalfaro al Quirinale abbiamo evitato all'Italia di fare la fine della ex Jugoslavia. Per un anno e mezzo abbiamo avuto un buon timoniere. Ma, detto questo, è anche vero che adesso il Presidente della Repubblica esprime posizioni politiche".
- Torniamo al Polo. Voi avete scelto di assumere un atteggiamento autonomo.Perché?
"Noi ci presentiamo da soli, rinunciando al Polo, perché ci siamo resi conto che avendo più forza e autonomia possiamo spingere ancora di più Berlusconi ad assumere la guida dello schieramento. Lasci ad altri il compito di fare polemiche, rintuzzare attacchi e si dedichi alle decisioni forti, faccia le scelte importanti. Invece si logora quotidianamente cercando alchimie che portano Formigoni ad essere candidato del Polo in Lombardia contro un altro Dc, Masi, presentato dalla sinistra".
- Perché non le piace Formigoni?
"Perché la sua candidatura a Milano non può rappresentare tutta la tradizione laica, liberale, repubblicana, socialista, referendaria. Lui rappresenta una parte del mondo cattolico, quello di Cl. Anche a Roma è candidato Michelini: Io gli sono molto amico, è una persona che in passato ha avuto tantissimi consensi, ma a Roma c'è anche una parte laica che non può essere rappresentata da Michelini e che non deve esserlo dal suo avversario Badaloni. Così, abbiamo deciso di marciare divisi per colpire uniti. Per questo è stato formato questo terzo Polo dei Riformatori".
- E altre divergenze potrebbero nascere sulla data delle elezioni. An sembra aver accettato lo slittamento a ottobre.
"Per il Ccd e An non è vitale votare a giugno. Non così per Forza Italia, che in questo rappresenta meglio le esigenze del Paese. E per l'Italia è vitale andare a votare a giugno."
- Il problema torna ad essere il Capo dello Stato. E' Scalfaro l'ostacolo principale, insieme alla sinistra.
"Ci vuole la forza per farci sentire non solamente con la polemica, non mettendo con le spalle al muro il Presidente della Repubblica. Berlusconi dovrebbe intervenire in modo deciso, deve cavalcare i referendum dicendo che questi non si toccano e non accettando manovre compromissorie, leggi e leggine per evitare il voto. La sinistra non vuole rinunciare al potere sindacale che il referendum travolgerebbe. Resta, non dimentichiamolo, l'arma delle dimissioni".
- E se non si votasse?
"Allora ci sarebbero i referendum, il cui esito sarebbe scontato. La sinistra con questa sconfitta probabilmente perderebbe anche le elezioni politiche in autunno. Ecco quello che significa quando diciamo Berlusconi eserciti la leadership".
- C'è chi propone di fare la legge antritrust prima di scegliere la data del voto.
"E' singolare che queste cose le vengano a dire proprio a noi che siamo gli unici liberisti. La sinistra per 40 anni ha ignorato l'antitrust e ora lo vorrebbe fare in pochi giorni. E allora, se la legge deve essere fatta, non potrà riguardare solo le tv, c'è anche la telematica, per esempio. Per non parlare della par condicio. Grazie a questa legge questa sarà la peggiore campagna elettorale dal 1946. Adesso non possiamo accettare il pianto della sinistra con il suo odio contro chi ha i soldi, facendo finta di dimenticare quanto sono costati loro al Paese".
- Che ne pensa del giudice Di Pietro che parla di politica?
"Un giornale chiede un articolo a Di Pietro e la politica italiana discute di questo. Si discute di Buttiglione, Bianchi e Bianco, Di Pietro. E non si parla delle cose importanti. la politica esige serietà e professionalità. Molti vogliono Di Pietro sperando che possa seppellire Berlusconi".
- Non vede bene il magistrato impegnato in politica?
"Può essere un buon ministro dell'Interno, ma non si può pensare che avere fatto bene il giudice porti automaticamente ad essere uno statista".