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Ballardin Gianfranco, Negri Giovanni - 16 aprile 1995
NEGRI: BATTUTO DA SAMURAI CATTOLICI E PDS
"E dal regime bulgaro di 'par condicio'. Ma la vittoria sarà una Pearl Harbour"

di Gianfranco Ballardin

SOMMARIO. Nell'intervista, Giovanni Negri fornisce una intepretazione della sconfitta subita nelle elezioni suppletive per il seggio di Padova. Il Polo dovrebbe smetterla di fare distinguo tra i suoi candidati (cosa che Berlusconi non ha fatto nei suoi confronti) e imparare che, nei sistemi maggioritari, in uno stesso partito convivono, necessariamente, diverse anime, anche antitetiche. La sconfitta di Padova, comunque, va attribuita al "regime bulgaro" della par condicio, che ha impedito seri faccia a faccia televisivi, mentre gli apparati del PDS e le parrocchie si sono mobilitate.

(CORRIERE DELLA SERA, 16 aprile 1995)

ROMA. Giovanni Negri, la sconfitta di Padova ha innescato, nel Polo, una specie di caccia alle streghe al candidato abortista, che sarebbe lei: il candidato sbagliato.

"A Padova si è visto un film, che io credevo impossibile, alle soglie del Duemila. Una miriade di sezioni e patronati, di Arci e Acli, di sindacalisti e di Azione cattolica, questi cattivi eredi di Peppone e don Camillo, che si sono scatenati, in un clima da 1948; non più cattolici contro comunisti, ma i cattocomunisti contro il candidatO liberale; con D'Alema che arringa i suoi mentre monsignor Nervo, della Caritas, diffonde un volantino in cui si legge che io voglio l'ecstasy e l'lsd liberi, le prostitute e i transessuali, con sei monsignori che contro la direttiva della Cei convocano una conferenza stampa contro di me, mentre le parrocchie diffondono in tutta la città dei volantini gialli che mi attaccavano. Sezioni del Pds e patronati Acli, alla vigilia del 2000, si sono alleati contro il candidato liberale, con tutta la forza dei loro apparati".

Ma Berlusconi, subito dopo la sconfitta, ha dichiarato che a Padova, la città di Sant'Antonio, lei era l'uomo giusto al posto sbagliato, a causa delle battaglie passate in favore dell'aborto e del divorzio.

"Questo non l'ha detto Berlusconi, ma l'hanno detto Casini, Gasparri e Michelini, che hanno parlato di candidato giusto nel posto sbagliato, perchè abortista".

Ma l'hanno detto sulla scia di Berlusconi.

"Berlusconi non ha mai detto che ero il candidato sbagliato, ma che la mia candidatura era caldeggiata da Pannella, che ha molto insistito. Ma sul "Resto del Carlino" e sulla "Nazione" dell'altro ieri il Cavaliere ha dichiarato che il Polo si deve guardare da un astensionismo dovuto alla "par condicio" che in certi casi si dimostra letale e pericoloso. Berlusconi non parla di candidato abortista, come i primi tre, ma dice che è inutile tentare di scaricare le responsabilità della sconfitta sull'aborto".

Poi Giuliano Ferrara è intervenuto in sua difesa.

"Giuliano ha risposto: attenzione a non diventare il Polo dei bigotti, che danno la caccia al liberal dentro il Polo. Ma sia Casini che Formigoni da un lato, sia Ferrara dall'altro, rischiano di essere due facce della stessa medaglia, ossia dello stesso errore: dare delle etichette alla gente".

Publio Fiori ha dichiarato: Negri è un riciclato.

"Quando lo ha detto si stava guardando allo specchio".

Perchè tutta questa polemica è sbagliata?

"Perchè queste polemiche dimostrano che il Polo ha scarsa consapevolezza di essere un grande schieramento liberale che in tutti i Paesi di democrazia maggioritaria unisce liberali, moderati e riformatori, cattolici e non cattolici. Questo succede negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia dove tu hai questi poli che si uniscono attorno a un programma comune e, all'interno del medesimo schieramento, tu hai abortisti e antiabortisti, divorzisti e non divorzisti, favorevoli e contrari alla pena di morte, garantisti e non garantisti".

Ma a Padova, a parte gli avversari politici, qualcuno, all'interno del Polo, le ha fatto lo sgambetto?

"No, questo no. Sono stato un candidato del Polo sostenuto lealmente dallo schieramento del Polo".

Ma in una città ultracattolica come Padova forse un Negri non era proprio il candidato ideale.

"A Padova, grazie al decreto della "par condicio", è stato messo un silenziatore all'intera campagna elettorale. Io non ho mai fatto un vero faccia a faccia televisivo in televisioni private che erano ridotte al silenzio dalla "par condicio". Il vuoto di dibattito e di passione civile e politica, in televisione, che è lo stesso che sta connotando la campagna del 23 aprile, rischia di produrre una disaffezione simile a quella di Padova, dove il 16 per cento degli elettori non è andato a votare. E, probabilmente, la partecipazione al voto sarebbe stata ancora più bassa se qualcuno, nel silenzio dell'informazione radiotelevisiva, non avesse disposto di una straordinaria forza di apparato per portare la gente a votare".

Il fatto di essere stato paracadutato da Roma all'ultimo momento può averle nuociuto?

"Francamente, non penso, perchè Padova è una città apertissima, con 60mila studenti, su 210 mila abitanti".

Ma il suo avversario, Saonara, essendo il presidente dell'Azione cattolica, lo conoscevano tutti, perchè è di lì.

"No, non è vero, perchè i sondaggi a pochi giorni ùdal voto dimostravano che ero molto più conosciuto io, come storia civile, ma voi non avete idea come sia una campagna elettorale condotta in regime bulgaro di "par condicio". Io potevo parlare con una decina di massaie al mercato, mentre loro avevano la forza e gli apparati che nel vuoto di faccia a faccia televisivi e di dibattito civile hanno prevalso".

Resta il fatto che nel collegio 14 di Padova ha vinto la sinistra.

"Una sinistra che grida: Prodi e Saonara, facci sognare, una sinistra che è entrata nel sonno della ragione. La gioia dell'ammiraglio Baffino D'Alema, e dei samurai clericali di Padova, il 9 aprile sera, ricorda il brindisi dei giapponesi dopo Pearl Harbour: il collegio di Padova 14 sarà la loro Pearl Harbour. Abortisti e antiabortisti ci sono in entrambi gli schieramenti, ma a Padova i miei avversari hanno mostrato un volto integralista di fronte al quale c'è un pezzo di opinione pubblica, l'Italia laica dei diritti civili, che è molto più ampia e profonda di quanto si possa pensare, che ha avuto una scossa".

Qual'è l'insegnamento della sconfitta?

"Il Polo deve smetterla di fare battibecchi sul proprio candidato - oggi abortista, domani fascista, democristiano, lecca... di Fede, perchè di etichette ce n'è una per tutti - ma deve dimostrare di sapere fare il salto di qualità: nuova costituzione, grande patto per il risanamento economico e il governo della pubblica amministrazione, una squadra di governo comune. Sapremo farlo? Mistero. Il Polo deve capire che deve comportarsi come il partito conservatore e democratico americani, all'interno dei quali convivono anime diverse. Nel Partito repubblicano americano coesistono felicemente le posizioni più feroci contro l'aborto, con Barbara Bush che dice: io sono per l'aborto".

PANNELLA: "PER LA LOMBARDIA UN GRANDE PRESIDENTE. IO"

Il leader dei Riformatori sottolinea l'importanza europea della regione e graffia i concorrenti.

CORRIERE DELLA SERA, 16 aprile 1995

(pag. 36)

di R.C.

SOMMARIO. Candidato alla Presidenza della Regione, Pannella viene intervistato nelle pagine di cronaca del giornale. Ricorda come la Lombardia sia una grande regione europea, che deve avere come Presidente una figura di alto profilo storico, sociale, ecc. Deplora gli scandali delle USSL lombarde, e ricorda che i Riformatori hanno presentato in proposito i loro referendum. Anche sull'ambientalismo, i Riformatori sono una componente essenziale. Il Polo berlusconinao, comunque, resta l'interlocutore privilegiato.

"Una terra di grande respiro europeo come la Lombardia ha un peso anche superiore a Paesi come la Danimarca, Olanda e Belgio. La persona che siederà sulla poltrona di presidente dovrà esprimere una storia personale, di vita e di pensiero, in linea con la grande tradizione lombarda. Né la storia di Cl né quella dell'affarismo democristiano onorano quella grande tradizione".

Marco Pannella, leader con la lista che porta il suo nome, dei Riformatori, si prepara a questi ultimi sei giorni di campagna elettorale riconoscendo l'importanza internazionale della regione da sempre più vicina all'Europa, dispensando qualche graffiata ai concorrenti. Questi ultimi giorni di propaganda sono febbrili: i suoi telefonini squillano anche mentre tiene comizi.

Pannella, la Lombardia esce dallo scandalo della spartizione Ussl. Qual'è il suo giudizio sulla vicenda?

"E' un giudizio che lascio volentieri agli elettori, sperando che ne traggano le giuste conseguenze. Ho una certezza: questa vergognosa vicenda con i Riformatori non sarebbe stata possibile".

Formigoni ha spezzato una lancia per la sanità gestita dal privato sociale. E' d'accordo?

"Più che essere d'accordo dico che su questo tema parlano le 800 mila firme raccolte. Questo è un tema che è sempre stato ai primi posti nel nostro programma politico e ora tornano all'assalto per realizzarlo. Siamo sempre stati per l'economia a due mercati. Quindi vogliamo guardarci bene da oligopoli anche nella sanità".

Passiamo a un altro argomento delicato: l'ambiente.

"Non voglio passare per presuntuoso ma la storia recente del nostro Paese dimostra come noi siamo alla radice dell'ambientalismo. E questo è il biglietto da visita più autorevole per l'elettorato. Gli inceneritori? E' uno dei problemi. Ma, in generale, non si può fare una seria politica ambientalista se si è soggetti politici dipendenti. E noi riformatori siamo indipendenti".

E i rapporti con il Polo delle libertà?

"Siamo concorrenti in questa fase, anche se rimangono interlocutori privilegiati per un accordo sul 'dopo'".

Diamo una definizione dei Riformatori.

"Siamo un'alternativa laica, federalista, liberale, referendaria, socialista".

Che cosa ne pensa dell'ipotesi sostenuta da Masi dello Statuto speciale per la Lombradia?

"Una baggianata demagogica e nefasta che nemmeno Bossi avrebbe il coraggio di proporre".

 
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