di Marco Pannella25 aprile 1995
SOMMARIO. Importante dichiarazione, che mette a fuoco alcuni degli aspetti più gravi ed entidemocratici del meccanismo elettorale messo in opera per il 23 aprile 1995.
"Chi pagherà - politicamente e magari altrimenti - il previsto (da noi, almeno) sabotaggio della possibilità di voto valido dei cittadini italiani? Il problema non esiste? Non è politico, parlamentare, legislativo? Non vi sono state forze parlamentari, o almeno [singoli, n.d.r.] parlamentari, che avevano denunciato il carattere "consociativo", partitocratico, antipopolare, della legge votata sulla base degli accordi fra Tatarella, Bassanini e altri?
Era sicuramente molto meglio lasciare la proporzionale, piuttosto che questo scempio, che milioni e milioni di schede nulle, bianche, attribuite malamente e infedelmente, senza la possibilità da parte della grande maggioranza dei cittadini di soppesare gli effetti del loro voto? Nel contesto fellone della "par condicio", nel combinato disposto antidemocratico delle norme scritte dal ministro (ahinoi!) ("tecnico", per di più) Gambino sotto dettatura dei progressisti, dell'incivile black-out della Fininvest che ha così bruciato le ragioni stesse della sua presenza sul mercato dell'informazione (quella violentemente partigiana e faziosa, a livello della RAI-TV del passato), dell'oscuramento dell'intero sistema televisivo privato locale.
Abbiamo denunciato come abbiamo potuto il carattere atidemocratico, oligarchico, antipopolare di queste elezioni. Di questo carattere ha lucrato chi in questo mestiere ha maggiore professionalità, tradizioni, omogeneità ideologica, degli altri.
E tanto peggio per questi ultimi, che hanno ben meritato quel che hanno raccolto e fatto raccogliere al paese.
Ma, in Italia, chi rompe non paga, è pagato: 28 miliardi di "rimborso", per metà "anticipato", nuova trovata del lessico ladro della partitocrazia - così come il carattere "maggioritario" della legge e la "elezione diretta del Presidente della Regione".