Appello sulle consultazioni popolari: il Cavaliere abbandoni i consiglioridi Fernando Proietti
SOMMARIO. Marco Pannella afferma di essere costretto a votare sì nei tre referendum anti-Fininvest a causa della politica editoriale delle sue televisioni giudicata peggiore di quella della Rai-Tv: "negli ultimi tre mesi le tre reti di Berlusconi sono diventate una caricatura del servizio pubblico determinando da sole, scientificamente, il trionfo dei progressisti alle ultime elezioni amministrative. Un vero e proprio miracolo italiano alla rovescia rispetto al 27 marzo"
(CORRIERE DELLA SERA, 14 maggio 1995)
A chi gli chiede perché' proprio alla vigilia dell'appuntamento dell'11 giugno s'appresti a lanciare altri 18 referendum, il suo è un vero rilancio record, lui, Marco il Testardo, osserva quasi stupito: "Ma noi da sempre facciamo solo battaglie politiche. E che altro dovremmo fare con quel poco che raccogliamo alle elezioni? Farci prendere per i fondelli in Parlamento dove ancora oggi la fanno da padroni partiti e partitini? Partiti e partitini che in queste ore si danno da fare come matti per impedire i nostri referendum?". Ma "di questo e di altro", cioè di Berlusconi e del Polo delle libertà, "che - ripete il nostro da tempo - deve sbarazzarsi di tutti i consigliori che lo circondano e della zavorra che gli fa arrivare già adesso le sabbie mobili alla bocca. Silvio deve invece abbracciare la grande riforma elettorale all'americana", Pannella non vuole parlare.
Neppure la rivolta dei "presunti Colonelli", quelli che lui si limita a bollare come "dei poveri usurpatori di carta intestata", sembra appassionare più di tanto il leader dei riformatori.
"Parliamo, invece, dei tre referendum anti-Fininvest, come mi ostino a chiamarli io, anche se saro' costretto a votare sì ...mentre vorrei votare no", propone un Pannella insolitamente "blindato" sul resto delle vicende politiche.
- Scusi, Pannella abbiamo capito bene? Anche lei minaccia di schierarsi contro Berlusconi nei referendum sulle tv?
" E che cosa debbo fare? Da una parte so benissimo che si tratta di referendum anti-Fininvest perche' chi li propone sono coloro, Quercia, Ulivo e compagnia bella - cioe' i protagonisti vecchi e nuovi dell'antidemocrazia e della lottizzazione dell'informazione - che se vincono, anzichè essere battuti, tornano alla ribalta. Con buona pace di Fedele Confalonieri... D'altra parte, pero', trovo una Fininvest che ha una politica editoriale forse peggiore di quella della Rai-Tv. Anzi direi di più e di peggio: negli ultimi tre mesi le tre reti di Berlusconi sono diventate una caricatura del servizio pubblico determinando da sole, scientificamente, il trionfo dei progressisti alle ultime elezioni amministrative. Un vero e proprio miracolo italiano alla rovescia rispetto al 27 marzo".
- Lei, insomma, che cosa chiede a Berlusconi e a Confalonieri per trasformare il suo "sì" in un "no"?
"Di non ripetere gli errori commessi dalla Fininvest nel corso dell'ultima campagna elettorale. L'errore di non aver coinvolto l'opinione pubblica con dibattiti e discussioni sulla reale portata politica dell'ultimo voto. Insomma, di essersi autooscurata come voleva il Pds. Mi dicono che lo stesso Confalonieri cominci a capire che i suoi jeux dangereux con i Veltroni e i Guglielmi, tanto per individuare una certa cultura, non possono che vederlo tradito e distrutto. Per non parlare degli amici del giaguaro della Fininvest, cioe dei bulgari rossi, alla Santoro, o dei bulgari bianchi, alla Vespa. Speriamo bene".
- Ma che cosa doveva fare la Fininvest? violare la par condicio durante l'ultima campagna elettorale? Scusi Pannella, non le sembra di essere un pò ingeneroso nei confronti di Berlusconi?
" E perchè? io chiedo alla Fininvest di fare per i referendum quello che ha fatto in tutta la sua storia fino ai referendum dell'aprile '93. Anzi di più e di meglio. La par condicio era soltanto un obbrobrio da rigettare, non da aggravare. E se non andrà così, se lasceremo il 98 per cento degli italiani all'oscuro degli altri referendum, penso a quelli sulla rapina della trattenuta sindacale e sulla liberalizzazione del commercio proposti da noi Riformatori, allora è meglio che essa venga fatta fuori dal sì dei progressisti. Il gruppo del Biscione finirebbe per essere un pericolo pubblico per il Paese oltre che per se stesso. A Berlusconi dico anche che ormai ci restano pochi giorni per difendere e vincere questi referendum liberali e liberisti. Silvio deve scegliere, una volta per tutte, tra noi e gli amici del giaguaro. Deve tornare ad essere il leader della Grande riforma all'americana nel nostro paese".