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Rutelli Francesco, Pannella Marco - 30 maggio 1995
REFERENDUM ELETTORALI COMUNALI

"IL BALLOTTAGGIO FA LA SCELTA PIU' LIMPIDA"----

di Francesco Rutelli

"LIBERIAMOCI DELLA MIRIADE DI FAZIONI"

di Marco Pannella

SOMMARIO. Chiamati dal quotidiano milanese ad illustrare sulla stessa pagina (come fatto anche per gli altri referendum dell'11 giugno 1995, rispettivamente il perché del "no" e del "sì" al quesito referendario relativo al sistema elettorale per i Comuni, Rutelli e Pannella forniscono le loro ragioni delle loro scelte contrapposte.

(Corriere della Sera, 30 maggio 1995 )

a) il ballottaggio fa la scelta piu' limpida

Le leggi che funzionano, come le squadre che vincono, non si cambiano. E smantellarle quando sono state appena introdotte (e quando mancano ancora 2 anni al termine della loro prima applicazione) è assurdo. In Italia spesso si ama sfare e disfare, ma alla logica di Penelope va posto qualche limite di buon senso. Tra il sì e il no al referendum sulle elezioni dei Sindaci non sono dunque in gioco degli schemi astratti; a ogni livello di elezione è giusto scegliere il sistema, nell'ambito maggioritario, che funziona meglio. E per i Comuni c'è un concreto sistema elettorale che ha funzionato bene perché ha dato ai Sindaci delle città la forza e l'autorevolezza necessarie per governare stabilmente per quattro anni. Per l'Italia è stata una piccola rivoluzione, per le città è una grande rivoluzione. Forza e stabilità servono per realizzare quei progetti di modernizzazione e sviluppo urbano che neppure si avviano con Sindaci sottoposti al continuo ricatto di partiti e partitini.

Questa forza appena acquistata verrebbe a mancare in caso di vittoria dei "sì". Per almeno quattro evidenti ragioni. La prima è che i Sindaci non avrebbero la forza che deriva dalla piena legittimazione popolare: con il turno unico, se ha vinto con il 28% o con il 40% un Sindaco è comunque piu' debole. E' un sindaco di minoranza. Seconda ragione: abolire il ballottaggio vuol dire cancellare una fase di limpida e decisiva partecipazione popolare alla scelta tra due persone e due visioni diverse del futuro della città. I 956mila romani che mi hanno eletto Sindaco - e gli 844mila che hanno preferito Fini - non hanno partecipato a un rito inutile ma un grande confronto di idee e programmi, che ha di nuovo appassionato i romani ai problemi della loro città e che non sarebbe neppure immaginabile in una contesa confusa tra otto o nove capolista di partito. La terza ragione riguarda quello che succede dopo l'elezione del Sindaco. Il leader di una coalizione che ha ricevuto la maggioranza assoluta dei voti validi, mo

lti dei quali sono andati esclusivamente al candidato Sindaco, non subirà i giochi o i ricatti di questo o quel partitino ( che sparirà col doppio turno, mentre potrà svolgere un ruolo decisivo di ricatto, come si è visto nelle recenti elezioni regionali, anche con l'1 per cento dei voti col turno unico). E si faccia attenzione al fatto che il meccanismo voluto dai promotori del referendum retrocede il candidato Sindaco dal suo attuale ruolo autonomo a capolista di un partito o di una lista, dunque lo indebolisce ancor più. Quarta e ultima ragione è che non ha senso prevedere lo stesso meccanismo elettorale per un Paese di 300 abitanti e per una città di tre milioni: non paghi dei pessimi risultati pratici derivanti dallo scontro ideologico sui sistemi elettorali, i promotori del referendum vogliono infatti politicizzare questo voto per poter reclamare il sistema a un turno, oltre che nei comuni, dal condominio alla Presidenza della Repubblica".

b) liberiamoci delle miriadi di fazioni

Noi vogliamo rendere irreversibile, più solida, chiara, antipartitocratica una riforma incompiuta, che rischia di essere riassorbita nel regime partitocratico e divenire anzi strumento di rilancio e di radicalizzazione. Vogliamo che gli elettori possano avere idee e schede chiare, per valutare il peso e il significato del loro voto, esattamente quel che il regime non vuole, come le leggi nazionali o regionali, Mattarella o Tatarella che siano, hanno di recente dimostrato con le elezioni del 23 aprile. Vogliamo che i candidati Sindaci provino e dimostrino di già al momento della formazione delle liste e del deposito delle candidature la loro capacità di governare eventi e interessi, assetti e programmi di gestione dei nostri comuni, e come intendono farlo. Dobbiamo liberarli, liberare i cittadini e i comuni stessi, dall'imposizione di passare attraverso le forche caudine di compromessi con una miriade di liste di fazioni che invece devono scomparire quali soggetti elettorali egemoni anche a livello comunale.

Dobbiamo liberare i candidati Sindaci e i Consigli Comunali da questa eredità e da questa iattura. Se il "sì" vincerà non si potrà tornare indietro, a metà del guado, come è radicalmente accaduto nel resto delle istituzioni.

Assistiamo, di qui dall'11 giugno, a un crescendo assordante contro questi referendum e contro l'istituto referendario. Nulla di nuovo. Imponendo alla classe politica dominante, che li odiava e li odia, fra il 1974 e il 1993, i nostri referendum, l'Italia ha conosciuto le sue uniche riforme civili e i suoi unici momenti di autentica democrazia.

La Corte Costituzionale li falcidia, il Parlamento partitocratico cerca - oggi come ieri - di eliminare quelli che restano. Hanno paura. Difendono lo "status quo". Già al tempo dello scontro sul divorzio ci si opponevano lo stesso tipo di obiezioni che riceviamo oggi dai Formentini e dai Rutelli, e dalla solita "mobilitazione democratica" dei notabili di ogni tipo che punta sul conformismo e il perbenismo, sulla paura e sulla disinformazione, per prevalere. Allora tentarono di eliminare il referendum sul divorzio con le "leggi" Carettoni, Bozzi, "polacca", con le balle sull'unità del Paese e delle leggi che possono e debbono essere "migliorate" e non "colpite" dalla pretese "immaturità" del popolo. Oggi come ieri, si cerca di sconfiggere la volontà di riforma con la violenza della menzogna e dell'ostracismo. Bulgari rossi come Michele Santoro, o bulgari bianchi come Bruno Vespa, alla RAI-TV (per non parlare della Fininvest, ormai annessa, terrorizzata e imbavagliata) assicurano la continuità, il rilancio del

la tradizione antireferendaria.

L'Italia si lascerà di nuovo ingannare da lor signori? Non è bastata l'esperienza subita? Ciascuno rifletta bene. Il quesito è semplice: vogliamo Sindaci e Consigli Comunali definitivamente più indipendenti e forti, più democratici ed efficienti?

Se "sì" , sì. Se "no", no ".

 
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