(MA GLI ESPONENTI DEL POLO E LA STESSA FININVEST CHE ABBOCCANO ALL'AMO PARTITOCRATICO DELLA CAMPAGNA DI DELEGITTIMAZIONE DEI REFERENDUM SONO AUTOLESIONISTI PERCHE' CONTRIBUISCONO A FAR ABBASSARE LA PERCENTUALE DI VOTANTI E QUINDI LE POSSIBILITA' DI VITTORIA).
6 giugno 1995
di Peppino calderisi (dichiarazione)
SOMMARIO. Interessanti rilievi sul rapporto tra sinistra (e specialmente PDS) e l'istituto referendario. Critiche anche al Polo e alla Fininvest per come si stanno rapportando alla campagna referendaria.
Il PDS denuncia l'uso dissennato dei referendum.
Ma l'uso dissennato di questo fondamentale istituto di democrazia diretta è stato proprio quello del PCI-PDS che in 25 anni è riuscito a concepire solo il referendum sulle 17.000 lire di contingenza (che fu bocciato sonoramente dagli elettori nonostante la sua carica demagogica) e i referendum-clava sulle tv concepiti per colpire un avversario politico anziché per realizzare una riforma (l'adesione ai referendum elettorali avvenne solo grazie a Barbera e Occhetto, e il PCI-PDS raccolse un numero di firme minimo rispetto alla sua forza).
Mai il PCI-PDS ha promosso direttamente referendum per affermare diritti e libertà. Per un partito che è sempre stato (formalmente) all'opposizione si tratta di una performance di rara chiarezza sulla propria identità politico-culturale.
Che il regime partitocratico attacchi i referendum non è comunque una novità. L'ha sempre fatto (ogni volta contrapponendo i referendum buoni del passato contro quelli cattivi del presente). I referendum hanno sempre disturbato il "manovratore" e il "manovratore" ha sempre risposto usando le tecniche più diverse. Oggi tenta un'operazione di rigetto da parte dei cittadini: da una parte si nega informazione e dibattito, dall'altra si dice ai cittadini che non sanno e non possono comprendere i dodici quesiti (chissa perchè, invece, i dieci referendum del '93 erano immediatamente chiari e comprensibili).
Ma ciò che desta sconcerto è l'autolesionismo di diversi esponenti del Polo, che si uniscono al coro contro i referendum. Anziché esaltare l'importanza fondamentale di referendum come quelli sui sindacati e sulla legge elettorale, abboccano all'amo partitocratico dell'attacco all'istituto ai referendum con l'unica conseguenza di contribuire al calo dei votanti e quindi al calo delle possibilità di vittoria. In autolesionismo brilla del resto la stessa Fininvest che, omettendo ogni informazione e dibattito sui temi referendari diversi da quello sulle tv, dà il suo enorme apporto - come già è accaduto il 23 aprile e il 7 maggio - al calo della partecipazione al voto. Complimenti !