di Marco Taradash12 giugno 1995
SOMMARIO. Nel comunicato si mette in risalto come il referendum abbia delegittimato la pretesa dei sindacati di poter trattare con il Governo in materia di pensioni scavalcando il Parlamento. Anche il governo Dini è in difficoltà, dopo il tentativo del presidente del Consiglio di spingere il Paese all'astensionismo.
" DAL VOTO ESCE RAFFORZATO L'ISTITUTO REFERENDARIO, VISTO CHE GLI ELETTORI HANNO DISATTESO I CHIARI INVITI ALL'ASTENSIONE LORO RIVOLTI DALLE MASSIME AUTORITA' DELLO STATO.
IL REFERENDUM SI CONFERMA UNO STRUMENTO A DISPOSIZIONE ESCLUSIVA DEI CITTADINI SIA NEL MOMENTO DELLA RACCOLTA DELLE FIRME SIA NEL MOMENTO ELETTORALE. OGNI POLEMICA SULL'USO ECCESSIVO O SULLA DIFFICOLTA' DEI QUESITI E' STATA DISSOLTA DALL'UNICO SOGGETTO AUTORIZZATO AD ESPRIMERSI : IL CORPO ELETTORALE.
CIO' DETTO, IL SIGNIFICATO POLITICO DEL VOTO SI TRADUCE ANCHE IN UN INVITO AL GOVERNO DINI A CHIUDERE RAPIDAMENTE I BATTENTI. INFATTI 1) E' STATA VANIFICATA LA MOSSA ASTENSIONISTA CHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA TENTATO NELLA DICHIARAZIONE DI PARIGI; 2) SUI REFERENDUM PIU' POLITICIZZATI, QUELLI TELEVISIVI, LA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI E' IN CONTRASTO CON LA MAGGIORANZA PARLAMENTARE CHE SOSTIENE IL GOVERNO; 3) IL SINDACATO E' STATO RESPINTO CON FORZA ENTRO I SUOI LIMITI ISTITUZIONALI E DI FATTO E' STATA DELEGITTIMATA LA PROCEDURA IMPOSTA DA DINI CON L'ACCORDO GOVERNO-SINDACATI SULLE PENSIONI, CHE HA SCAVALCATO I POTERI SOVRANI DEL PARLAMENTO SU QUESTA MATERIA"