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Zicari Giorgio - 14 giugno 1995
"I PARTITI HANNO SEMPRE TEMUTO IL RICORSO DIRETTO AGLI ELETTORI"
MARCO PANNELLA DIFENDE I REFERENDUM

14 giugno 1995

intervista: "Il Tempo", "Nazione", "R. del Carlino"

di Giorgio Zicari

SOMMARIO. A poche ore dal voto referendario dell'11 giugno, il leader radicale ribadisce puntigliosamente la sua fiducia nel valore dello strumento referendario, nella gente e nella sua capacità di capire, e insieme la sua profonda sfiducia nel sistema dei partiti che odia i referendum perché insidiano il loro potere di "fare il mercato". Dichiara che, tra i dodici referendum, sente come più importante quello sulla legge elettorale del Comuni; ribadisce la sua convinzione che solo Berlusconi può essere il leader di una grande iniziativa liberale e antipartitocratica.

Alla mancanza di mezzi finanziari Marco Pannella e i Riformatori suppliscono con la chiarezza delle idee e l'originalità dei messaggi. In vista dei referendum hanno diffuso una sorta di minischedina promemoria, da portare in cabina con la raccomandazione di votare nove sì e tre no. I no riguardano i quesiti sulla tv.

- Pannella, non ritiene che dodici referendum tutti in un colpo siano troppi?

" L'Italia certo non e' la Svizzera, ma il sentimento antireferendum che si cerca di accreditare e' un errore dottrinario, teorico, costituzionale e politico. La partitocrazia ha sempre detestato e detesta i referendum. Destra, sinistra e centro non volevano far passare ne' il referendum sul loro finanziamento pubblico, ne' quelli sul divorzio, l'aborto, il nucleare. La stampa e le tv, alleate dei partiti, hanno sempre fatto di tutto per distrarre, ingannare, dissuadere il cittadino. La lamentela sul numero dei referendum rientra in questa strategia alla quale ormai siamo abituati. La partitocrazia ha impiegato 20 anni per consentire il primo referendum il 13 maggio 1974 e ci si arrivo' soltanto perche' la chiesa lo vide come una possibilita' di annullare la legge sul divorzio del novembre-dicembre 1969. Gli italiani dovrebbero ricordare che il Pci, fino al marzo 1974, tento' di impedire il primo referendum dell'Italia repubblicana, esattamente come voleva fare adesso la Camera. Anche oggi al festival antire

ferendario partecipano all'improvviso tutti: i neo-bobbiani, Fini, Previti e la stessa Fininvest, ombra della Rai-Tv e di quella stampa che, in genere, aborre. Gli autori di regime, giornalisti e senatori a vita, cardinali e leaders di partito sostengono che la gente e' contro i referendum? lo vedremo".

- Non teme che l'11 giugno oltre il cinquanta per cento degli elettori diserti le urne, facendo cosi saltare i referendum?

"Io sono convinto che l'11 giugno votera' piu' gente di quanta non abbia votato alle ultime amministrative. Sento che se ne discute anche in strada: I cittadini sono sensibili ai temi che riguardano la loro vita quotidiana. C'e' interesse checché ne dicano i partiti. Se c'e' un referendum sul quale la gente non si accalora molto e' quello della legge elettorale dei comuni, perche' squisitamente politico. Non c'è bisogno di essere filosofi come Bobbio per decidere se pagare l'iscrizione al sindacato come quella al partito, ossia una volta l'anno e non a vita come adesso se non fai la disdetta? Si cerca di accreditare l'immagine del popolo disinteressato per farlo disinteressare. D'altronde comunisti e clericali non hanno sempre sostenuto la tesi che il divorzio e l'aborto erano problemi della borghesia perche' l'operaio se ne fregava? Nell'atteggiamento che hanno assunto oggi non c'e' nulla di nuovo"

-E' convinto che gli elettori riescano a comprenderei quesiti nonostante la loro assurda formulazione?

"La complessita' dei quesiti è un altro capolavoro della Corte Costituzionale che impone di citare l'articolo x, il comma y, togliere la virgola, aggiungere il punto ecc, per distruggere i referendum. Sono pero' convinto che la gente capira' la sostanza dei quesiti. D'altronde c'èè soltanto da fare una crocetta sul sì o sul no".

- Se l'elettore capisce il contrario di cio' che vuole?

"Lo si temeva anche per il divorzio: se volevi il divorzio dovevi mettere il segno sul no. Era un no all'abrogazione della legge e la gente lo capì. Le schede sono numerate e io raccomando di votare sì alle prime nove e no alle ultime tre".

- Sull'esito e' fiducioso?

"Sono fiducioso sul numero dei votanti, anche se i partiti stanno adottando un metodo che conosco dal 1970. Un metodo che inizia sempre con lo sputtanare i referendum sostenendo che sono troppi. I partiti odiano i referendum perche' tolgono loro la possibilita' di fare il mercato. Un mercato che la gente non sopporta piu' e contro il quale ho in programma altri 18 referendum. Per riformare all'americana l'elezione di deputati e senatori; per liberare la Giustizia da un Csm partitocratico; per togliere la carriera automatica ai magistrati e affermarne la responsabilità civile; per impedire loro di assumere incarichi extragiudiziari; per una libera scelta tra sanita' pubblica e privata, e altri non meno importanti. E' necessario che la gente sappia che c'è poco tempo e che debbono andare adesso a firmare nelle segreterie comunali. Siamo in presenza di uno spaventoso rilancio partitocratico, che solo i referendum possono fermare. Stiamo assistendo allo sciopero dei consigli comunali contro il nostro referendum

sui comuni. E' come se il Parlamento scioperasse contro una legge che cambi i criteri di nomina dei parlamentari. E' inaudito."

- Se dovesse buttare giù· dalla torre undici referendum e salvarne uno solo, quale sceglierebbe?

"La scelta dipenderebbe dal tempo a disposizione per spiegarne il contenuto alla gente. Se non avessi la possibilita' di spiegare, sceglierei comunque quello che vuole un turno solo invece di due per l'elezione del sindaco. E' fondamentale, perche' è una botta mortale alla partitocrazia che sta tornando piu' spregiudicata e violenta di prima. Noi ci battiamo da 50 anni per una rivoluzione liberale. Dal polo di Prodi a quello di centrodestra tutti, oggi, si professano liberali, ma in realta' soltanto Silvio Berlusconi, come persona e come leader, puo' essere capace di organizzare delle grandi riforme liberali se si sveglia una mattina e decide di fottersene dei grandi poteri: finanziario, sindacale, economico eccetera. Il punto di riferimento e' quindi Forza Italia, ma e' indubbio che Berlusconi rischia di essere risucchiato dai partiti. Io scelsi Berlusconi perche' se avessero vinto i progressisti, i popolari e i loro alleati, saremmo andati incontro ad un regime, con l'ex-Pci a fare da collante. Poiché e' a

nche falso che Berlusconi sia padrone delle sue reti Tv - dato che Mentana, Funari, Costanzo ecc, stanno dall'altra parte - non soltanto non rappresenta alcun pericolo, ma è anche una vittima designata. Ed io sto con Berlusconi perché è la parte più debole".

 
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