17 giugno 1995di Marco Pannella
SOMMARIO. Appello rivolto in particolare alle forze intellettuali, per riprendere la battaglia contro il finanziamento pubblico dei partiti, anche nelle forme surrettizie in cui questa prassi partitocratica tende a ripresentarsi, per spinta di alte autorità dello Stato; per avviare una campagna per l'abolizione dell'8 per mille destinato alla Chiesa, che è il modello delle varie forme di finanziamento pubbblico.
Appena due anni fa, con una votazione pressochè plebiscitaria, il popolo italiano ha deciso di abrogare qualsiasi forma di finanziamento pubblico dei partiti. Ora perfino l' onorevole Napolitano rilancia proposte di rilancio di quel finanziamento pubblico, che finora è stato reintrodotto con forme fraudolente di "rimborsi elettorali" o di finanziamento degli " organi di partito", ma almeno non apertamente violando il divieto sancito con il referendum.
Come la Corte Costituzionale ha chiaramente indicato, anche il finanziamento pubblico del Sindacato, sotto una forma o l'altra - anche solamente di riscossione di balzelli da parte pubblica - è stato vietato dalla vittoria referendaria sulle trattenute delle quote sindacali, poichè il popolo ha inteso in tal modo conferire un carattere privatistico al sindacato.
Si propone, ora, fra l' altro di estendere quella forma di finanziamento pubblico della Chiesa concordato da Craxi con Il Vaticano ( l'8%·,otto per mille) ai partiti. Occorrerà invece - e il Movimento sta studiando attraverso quali iniziative farlo - abrogare questa norma, anche dopo le interferenze ecclesiastiche nella politica e nei referendum.
Rianimeremo il Comitato Promotore per il referendum abrogativo del finanziamento pubblico dei partiti, sollevando conflitto di poteri con il Parlamento ove questo volesse smentire i risultati del referendum relativo, come ha già fatto in non poche occasioni, in particolare con la legge Vassalli sulla responsabilità civile dei magistrati.
V'è profonda omogeneità con il "doppioturnismo" (volto a serbare la forma partito italiana, quella partitocratica), e una continuità con la cultura e la legislazione fascista-corporativista, nella tendenza sempre più forte a conferire un carattere pubblicistico alle organizzazioni sociali, politiche, culturali,sindacali.
Rivolgiamo un appello urgente agli osservatori, ai politologi, agli intellettuali - specie se liberali - che hanno funzioni di guida e di formazione dell' opinione pubblica, dai giornali ai mezzi audio-visivi, perchè a tempo si faccia discutere e riflettere su uno dei discrimini essenziali e necessari per realizzare nella società e nelle istituzioni riforme liberali anzichè controriforme stataliste, solidariste, corporativiste."