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Pezzuto Vittorio - 5 luglio 1995
L'INFORMATORE
5 luglio 1995

di Vittorio Pezzuto (intervista)

SOMMARIO. Testo di una intervista a "L'Informatore", periodico dell'Associazione "Centro". Questa associazione conta più 3.000 iscritti (in grandissima maggioranza finanzieri in servizio) e si occupa di assistenza, consulenza e tutela legale per il personale del Corpo della Guardia di Finanza. La pubblicazione viene diffusa in tutte le caserme delle Fiamme Gialle. Nell'intervista si ribadiscono le ragioni della nuova richiesta di referendum per la smilitarizzazione della Guardia di Finanza, dopo la bocciatura del precedente, da parte della Corte Costituzionale, nel 1980.

Il Movimento dei Club Pannella-Riformatori è impegnato in questi giorni nella raccolta delle firme per nuovi 18 quesiti referendari. La campagna è iniziata nei primi giorni di luglio e terminerà entro la fine del mese di settembre, quando le firme autenticate e certificate dovranno essere consegnate presso la Corte di Cassazione. In questi giorni è dunque possibile firmare i singoli quesiti referendari, recandosi (muniti di un documento d'identità) nei giorni feriali presso la segreteria del proprio Comune di residenza.

Tra i diciotto referendum vi è anche quello che chiede la smilitarizzazione della Guardia di Finanza. Per conoscere meglio il significato politico di questa iniziativa abbiamo posto alcune domande a Vittorio Pezzuto, Coordinatore nazionale del Movimento dei Club Pannella-Riformatori.

Abbiamo avuto l'opportunità di leggere la nuova richiesta di referendum popolare in merito alla smilitarizzazione della Guardia di Finnanza. Rispetto alla richiesta di consultazione popolare avanzata nel 1980, cosa è cambiato nella formulazione del quesito?

"Allora la Corte Costituzionale mandò al macero le firme di oltre settecentomila cittadini italiani con la motivazione pretestuosa della mancanza di omogeneità del quesito. In sostanza veniva contestata la possibilità che - con un unico SI - si potesse votare contemporaneamente per l'abolizione delle competenze strettamente militari del Corpo così come dei suoi compiti di mantenimento dell'ordine pubblico. Questa volta abbiamo deciso di non fornire più alcun alibi alla Consulta e proponiamo ai cittadini l'abrogazione di tutte quelle parti della legge che determinano lo status militare della vostra organizzazione".

In ogni caso quali sono i principi ispiratori di entrambi le richieste, e perchè attendere oltre 14 anni per riproporre una questione di scottante attualità? Hanno contribuito forse le recenti vicende giudiziarie così come a suo tempo costituì un impulso determinante lo scandalo dei petroli?

"Quando proponemmo per la prima volta il referendum sulla smilitarizzazione lo scandalo dei petroli non era ancora scoppiato. Occorreva però davvero poco per immaginare le attività criminose praticate per anni dai generali felloni delle Fiamme Gialle nonchè le eventuali collusioni con partiti politici, enti pubblici, organi dello Stato o forme di criminalità organizzata. Allora lo scandalo eravamo noi, criminalizzati dal regime come pericolosi sovversivi che attentavano all'ordine pubblico. Purtroppo, in quindici anni poco o nulla è cambiato. Il Comando Generale non ha voluto rimuovere le cause del degrado e della corruzione all'interno del Corpo e anche la classe politica ha frenato ogni progetto di riforma. Non è un caso che - al di là delle pur importanti prese di posizione di singoli deputati e senatori appartenenti a tutti i gruppi parlamentari - ancora oggi continuiamo a restare l'unica forza politica favorevole alla smilitarizzazione della Guardia di Finanza. L'esistenza di vere e proprie associazioni

a delinquere attive entro il Corpo e la loro capillare diffusione in tutto il Paese - ai danni non solo dei cittadini, ma in primo luogo della gran maggioranza dei finanzieri leali e onesti - è stata per anni da noi inutilmente denunciata anche nelle aule parlamentari, nell'indifferenza della magistratura inquirente e dei responsabili dell'Amministrazione delle Finanze. L'attuale struttura militare della Guardia di Finanza, molto più rigida e verticistica di quella degli stessi Carabinieri, comporta forti limitazioni all'impiego ottimale delle risorse umane: degli oltre 60.000 militari in servizio si arriva ad impiegarne appena un terzo nella lotta all'evasione fiscale. Questo perchè i vertici hanno la necessità di mantenere impegnato un inutile, sproporzionato ed autoriproducentesi apparato burocratico-amministrativo. Lo stesso primo articolo della legge organica della Guardia di Finanza (legge 23 Aprile 1959, n. 189) rappresenta l'apoteosi delle contraddizioni: da una parte si afferma che il Corpo stesso

dipende a tutti gli effetti dal Ministero delle Finanze e dall'altra si riafferma il suo status militare, ormai storicamente datato e privo di qualsiasi riferimento in campo internazionale. In tutti i paesi del mondo sono state individuate due sole analogie con la Guardia di Finanza militarizzata: la Guardia doganale dell'Ecuador e la polizia di frontiera del Portogallo. Ma gli ecuadoregni non fanno verifiche fiscali ale ditte ed i portoghesi si limitano a vigilare il confine..."

Il pericolo concreto di una formulazione del quesito in termini incomprensibili è forte? Come pensate di preparare la questione alla portata di tutti e soprattutto qual'è la vostra strategia di pubblicizzazione dell'iniziativa? Ne avete discusso anche con qualche organismo di rappresentanza ufficiale e con qualche singolo delegato?

"Il quesito è chiaro. Il referendum previsto dalla nostra Costituzione è di tipo abrogativo e può dunque obbligare i promotori a formulazioni astruse. Non è il nostro caso. Il problema semmai è quello dell'informazione, come sempre. Ernesto Galli Della Loggia ha scritto un editoriale sulla prima pagina del "Corriere della Sera" dedicato alle "mele marce" della Guardia di Finanza senza citare una sola volta la parola 'smilitarizzazione' ed il nostro referendum. Giuseppe D'Avanzo si è prodotto su le pagine di "La Repubblica" in una lunga inchiesta sui malesseri del Corpo senza scrivere dei Club Pannella e delle loro proposte. Nessun telegiornale (sia esso della RAI o della Fininvest) ha finora dato notizia nel merito di questo come degli altri referendum. Non si tratta del solito piagnisteo: è la verità che tutti possono constatare. Le probabilità di riuscita di questa campagna sono dunque affidate innanzitutto alla mobilitazione dei finanzieri e delle loro famiglie. Per questo siamo in continuo contatto con l

e associazioni di finanzieri e le organizzazioni sindacali favorevoli al nostro progetto. Per questo chiediamo anche a voi contributi in denaro utili all'acquisto di intere pagine sui quotidiani che spieghino ai lettori le ragioni di questo referendum così importante".

A nostro avviso la proposizione di un quesito interessante su un Corpo dai compiti così delicati potrebbe forse essere interpretato dal contribuente come la possibilità di rendere innocuo uno spauracchio per possibili evasioni. Come pensate di sensibilizzare la pubblica opinione ad una maggiore attenzione ai temi dell'equità fiscale e della giustizia sociale mediante un'efficace opera di riforma e potenziamento di un organo di controllo quale la Guardia di Finanza?

"La Guardia di Finanza si occupa già oggi (e male) di troppe cose. Figuriamoci se essa dovesse sostituirsi alle forze politiche per affermare in Italia i principi dell'equità fiscale e della giustizia sociale. Le Fiamme Gialle sono semplicemente uno strumento dello Stato per tutelare i cittadini da quanti intendono frodare il fisco, commettere reati di natura tributaria, attentare alle pubbliche finanze. Al cittadino interessa che questo strumento sia affidabile ed efficace e che le risorse che vengono stanziate per il suo funzionamento producano risultati aprezzabili. Oggi non è così. Se si considera infatti che alla data del 1 Gennaio 1975 la consistenza organica complessiva del Corpo ammontava a 43.061 uomini, possiamo affermare che in soli diciotto anni l'organico delle Fiamme Gialle è aumentato di 22.287 unità con un tasso di incremento del 51%. Perchè mai allora l'evasione fiscale ha continuato a lievitare in maniera vertiginosa (passando dai 50.000 miliardi di lire denunciati dal Ministro Guarino nel

1987 ai 140.000 miliardi di lire ammessi dal Ministro Tremonti)? E' questo che indigna il contribuente onesto e non possiamo dargli torto".

Il finanziere, come qualsiasi cittadino, ha bisogno di certezze ed oggi, nonostante una struttura anacronistica e cigolante, le ha. Orbene, qualora approdasse a buon fine la consultazione referendaria, quale futuro attende il personale della Guardia di Finanza?

"La vittoria dei SI al referendum trasformerebbe il finanziere in un dipendente civile non più soggetto ai codici militari e confinato in caserma. All'interno del Corpo le conseguenze sarebbero enormi: sindacalizzazione, maggiore trasparenza nelle decisioni dei vertici, adeguamento della struttura a quelle esistenti nel resto dell'Unione Europea. Vi sembra poco?"

La smilitarizzazione costituirebbe una semplice operazione di trasformismo all'italiana o si avrebbe con essa un effettivo e sostanziale miglioramento delle condizioni di lavoro e delle professionalità?

"Nel passato siamo stati determinanti per avviare i processi di smilitarizzazione della Polizia di Stato e della Polizia penitenziaria. Credevamo allora che fosse l'unica riforma possibile in grado di assicurare professionalità e democratizzazione a questi lavoratori con le stellette. I fatti ci hanno dato ragione. Perchè non dovrebbe accadere lo stesso con i finanzieri? In questo caso la smilitarizzazione sarebbe la premessa fondamentale per riqualificare professionalmente persone che sono state addestrate più all'uso delle armi e all'apprendimento mnemonico dei regolamenti militari che non alla verifica contabile ed alla repressione dei reati tributari".

Non si annuncia invece con la vostra proposta un taglio indiscriminato degli organici e la riduzione del ruolo del finanziere a semplice portaborse di funzionari ministeriali?

"L'attuale organico della Guardia di Finanza contempla attualmente ben 156 figure professionali che pochissimo hanno a che vedere con i compiti istituzionali delle Fiamme Gialle: esse spaziano dall'odontotecnico all'addestratore di gruppi sportivi, dal fabbro al massaggiatore, dal verniciatore all'infermiere veterinario passando per l'addetto alla banda del Corpo, il saldatore, il cuoco cuciniere ed il cineoperatore. Altro che finanzieri ridotti alla stregua di portaborse! Qui si tratta di affrontare alla radice una situazione insostenibile che genera spreco di risorse economiche e umane. Capisco le preoccupazioni di molti finanzieri, peraltro alimentate ad arte dai vertici del Corpo proprio per indebolire l'ansia di riforma che pervade la maggioranza dei militari in servizio. Ma garantisco sul fatto che non è nostra intenzione smembrare la Guardia di Finanza nei tanti rami dell'amministrazione civile dello Stato. Noi vogliamo che essa continui ad esistere e ad operare. Ma in maniera cento volte più efficie

nte e dignitosa di quanto non avvenga adesso. Quanto alla ristrutturazione del Corpo, non so dire con esattezza quanto questo possa significare una riduzione degli attuali organici. Non sarebbe serio azzardare delle previsioni. Così come escludere a priori questa eventualità".

Come vi ponete di fronte ad altri progetti di riforma della Guardia di Finanza formalizzati in appositi PDL depositati presso la Camera dei Deputati?

"Abbiamo recentemente presentato una proposta per l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul funzionamento, la struttura e i compiti delle Fiamme Gialle. E tutti i nostri deputati e senatori aderiscono all'Intergruppo parlamentare per la riforma della Guardia di Finanza. E' dunque naturale che da parte nostra venga apprezzato il lavoro di altri deputati (mi riferisco in particolare al PDL dei deputati Ayala, Bordon, De Benetti ed altri). Ma ripeto: solo il referendum può scardinare l'assetto attuale della Guardia di Finanza Corpo, solo il referendum può avviare nel Paese un serio dibattito sulla ristrutturazione del Corpo, solo il referendum può imporre al Parlamento una riforma che da decenni si ostina a negare o a rinviare. Nonostante questo, o forse proprio per questo, sul referendum restiamo isolati e clandestini. Senza uno straccio di partito che ci dia una mano a raccogliere le firme. Sarà proprio un caso?"

 
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