19 agosto 1995di Lorenzo Strik Lievers
SOMMARIO. Commento all'intervista al "Corriere della Sera" del sen. Livio Caputo, responsabile esteri di Forza Italia.
"Non posso non dire, con profondo rammarico, che le dichiarazioni rilasciate al "Corriere della Sera" dall'amico Livio Caputo come responsabile Esteri di Forza Italia esprimono la rinuncia a una scelta di civiltà liberale - ossia di diritto - in politica estera. Caputo propone di costruire la pace a partire dal riconoscimento dell'avvenuta pulizia etnica; nega - come Karadzic e, pare, Tudjman... - il diritto all'esistenza di uno stato bosniaco multietnico, e anche perciò laico (con ciò legittimando lui l'ipotesi, che lo preoccupa, di uno stato islamico); non distingue le responsabilità degli aggressori e degli autori di genocidio da quelle degli aggrediti e delle vittime (loda l'"equidistanza" del governo italiano); non chiede, come noi, l'ingresso nell'Unione Europea della Bosnia e degli altri stati ex-jugoslavi che riconoscano i confini degli altri e i diritti di tutti i propri cittadini, a partire dalle minoranze, ma auspica una pressione europea solo su Zagabria - non però sul tema del diritto dei pro
fughi dalla Krajina, come dei bosniaci e degli altri, a rientrare nelle proprie case...
E' la conferma della linea seguita in questi anni dall'Italia e dalla comunità internazionale, con i risultati catastrofici che sono sotto gli occhi di tutti: la linea di illusorio "realismo" che crede di raggiungere la pace riconoscendo e premiando i risultati della violenza, rinunciando a fondare la pace sul diritto internazionale e sui diritti della persona. E' gravissimo non rendersi conto che nei Balcani, per i Balcani, ma per tutta la comunità internazionale, quel che è in gioco è innanzitutto la credibilità dell'idea di diritto internazionale e di diritto della persona. E' questa la prima, la decisiva scommessa su cui si gioca l'avvenire possibile di una civiltà liberale. Forza Italia non può non chiarire se le posizioni di Caputo sono quelle del movimento e dei gruppi parlamentari: innanzi tutto su questo piano si giudica, oggi, la natura liberale o meno di un partito e di un progetto politico."