Referendum contro la riforma-elementari20 agosto 1995
di Lorenzo Strik Lievers (intervista)
SOMMARIO. Si dà notizia del referendum sulla scuola elementare promosso dai Riformatori su indicazione di Lorenzo Strik Lievers.
Strik Lievers fornisce spiegazioni sul referendum, sciogliendo i dubbi dell'intervistatore.
C'è anche la scuola elementare tra i temi dei diciotto referendum voluti da Club Pannella e Riformatori. Nel mirino, la legge di riforma del 1990 che prevede l'utilizzo di tre maestri ogni due classi (o di quattro insegnanti per tre classi). Obiettivo: "Restituire alle scuole e agli insegnanti - sostiene Lorenzo Strik Lievers, deputato Riformatore del gruppo di Forza Italia - la libertà di organizzarsi, senza subire una pedagogia di Stato imposta dal sistema rigido dei tanti maestri".
D. Onorevole, il Parlamento italiano non riesce a sfornare le riforme scolastiche attese da decenni e voi volete disfare una delle poche approvate a larghissima maggioranza?
R. Noi non vogliamo disfare nulla. Semplicemente, chiediamo che i maestri non vengano privati della libertà di insegnamento e che gli alunni possano essere rispettati nei loro bisogni fondamentali.
D. Parole grosse; perché, a suo avviso, lavorare in tre sulla stessa classe mortifica la libertà di insegnamento?
R. Perchè se i maestri che si ritrovano nel medesimo modulo non la pensano tutti allo stesso modo, chi è in minoranza deve accettare le imposizioni educative e didattiche degli altri".
D. E perchè verrebbero calpestati i diritti degli alunni?
R. "Un bambino in età di scuola elementare ha bisogno di certezze nell'insegnamento, ha bisogno di un punto di riferimento sicuro che solo un insegnante "centrale" può assicurare. La girandola dei maestri può creare crisi, può essere di ostacolo nello sviluppo della personalità".
D. Ma, in realtà, già oggi i bambini sono abituati ad avere a che fare con diversi insegnanti. E' così nella materna, lo sarà ad 11 anni nella media. Perchè la pluralità docente dovrebbe essere un problema nelle elementari?
R. Beh, nella materna è diverso; ci sono più insegnanti che collaborano tra loro. Nella media, di fatto, un insegnate prevalente c'è: è quello di lettere, che ha una funzione di riferimento precisa anche sul piano della formazione complessiva della personalità".
D. E voi, per le elementari, proponete il ritorno al maestro unico? E' pensabile che un solo docente possa essere specializzato in tutti i campi del sapere?
"No, un docente unico, no. Semmai, pensiamo ad un maestro "centrale" di classe, col quale possano collaborare altri insegnanti".
D. Non si rischia così di avere maestri di serie A e maestri di serie B?
R. No. Nelle scuole si potrebbe organizzare un meccanismo di rotazione tra i docenti, a seconda delle classi o degli anni".
D. Se passa il referendum che vuole abolire i tre o più maestri per classe che fine fanno gli insegnanti?
R. Restano in organico. Nessuno li licenzia. Ma avranno la libertà di organizzarsi come meglio credono: chi vorrà potrà continuare a lavorare a modulo, chi non è d'accordo non sarà obbligato a farlo.
D. Nel 1990, lei - come senatore radicale - non aveva votato la riforma; e la sua era una posizione abbastanza isolata. Chi vi sta appoggiando oggi per la raccolta delle 500 mila firme?
R. Facciamo prima a dire chi non collabora. I sindacati confederali e non solo confederali, innanzitutto; hanno paura di perdere insegnati. Gli autonomi del Gilda, invece, sono con noi. Così come lo era qualche socialista e qualche liberale illustre al momento del varo della riforma; e lo erano quelli del Movimento popolare e di Comunione e liberazione. Ma adesso, per firmare la richiesta di referendum, i tempi stringono: di fatto, la scadenza è a metà settembre".