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Pannella Marco - 24 agosto 1995
TANGENTOPOLI STA DIVENTANDO UNA OPERAZIONE INTERNA DI REGIME NELLA QUALE UNA MAFIA VINCENTE S'AFFERMA SEMPRE PIU'. NON E' CAMBIATO NULLA DEI POTERI FORTI DEL REGIME. SOLO DELLA DC E DEL PSI E' VENUTA FUORI LA CORRUZIONE.
BERLUSCONI E LA SUA SORTITA POLITICA SONO STATI NEMICI DI QUESTO, MA RISCHIANO DI ESSERNE INGHIOTTI.

IN QUESTO CONTESTO VA SITUATA LA CARCERAZIONE DI MANNINO.

24 agosto 1995

di Marco Pannella

("L'Opinione")

SOMMARIO.. Viene esplicitata la tesi secondo la quale l'operazione Tangentopoli non èè stato altro che un momento di uno scontro politico nel quale una fazione ha sopraffatto, coll concorso della magistratura, un'altra: proprio come negli scontri tra mafie. E' in questo contesto che va collocato il caso dell'on. Mannino

Da anni, ormai, e in tutte le sedi, vado denunciando quel che oggi dovrebbe apparire chiaro anche a chi non vuol vedere, tanto il fatto è evidente.

'Tangentopoli' sta divenendo una operazione interna di regime nella quale una mafia vincente s'afferma sempre più', con il concorso ideologico, e quindi alla lunga molto pratico, di tutti lor signori, dai partiti della partitocrazia di nuovo trionfante ai partiti dei giudici, degli imprenditori e della stampa. Mafia vincente del sistema mafioso partitocratico che rilancia il sistema ed il regime sacrificando alcune delle sue componenti, più deboli e comunque soccombenti: Craxi e il PSI, Andreotti, Gava e la 'loro' DC, più' i 'clienti' laici: PLI, PRI, PSDI. Non a caso nell'editoria, nella stampa, nella giustizia, nel mondo finanziario e imprenditoriale, i poteri forti del regime, nulla è da allora cambiato; e, non a caso, del sistema criminale partitocratico è venuto alla luce solamente l'aspetto della corruzione nella quale PSI e DC erano più' esposti anche per minore accortezza delle gestioni degli illeciti.

L'assassinio di Moro e quello più' che probabile del comandante generale dei carabinieri Generale Mino, quello del Generale Calvaligi, con i casi D'Urso e Cirillo e dei tanti altri scheletri nell'armadio partitocratico, terrorismo secondato se non addirittura provocato, le tante stragi 'fasciste', golpe continuo della controinformazione attraverso il cosiddetto 'servizio pubblico', acciecamento sistematico della pubblica opinione, falsificazione del gioco democratico ed elettorale, tutto questo non è esistito. Tutto è stato ed è regolare; almeno per la giustizia italiana, oltre che per i mass-media.

I corleonesi della politica - e che dire della criminalità finanziaria, industriale, dei più' prestigiosi non "perbene" del regime, degli scandali Ior, Calvi e via dicendo, non a caso ora assolutamente "dimenticati"? - la mafia vincente della partitocrazia, in tal modo, stravincono o si apprestano a farlo.

Berlusconi e la sua sortita politica sono stati i grandi nemici e lo restano. Almeno fin quando Berlusconi non sarà totalmente neutralizzato, inghiottito nella gola partitocratica e correntocratica nella quale si è trovato, si è cacciato.

E' in questo contesto che occorre situare il caso della lunga carcerazione di Calogero Mannino, il persistente mito dell'onnipotenza 'mafiosa' di Lima, la unilaterale ricerca della "verità" a carico dei perdenti politici, la pigrizia e la paralisi che la "giustizia", nelle sue sedi oggi più' prestigiose, manifesta nei confronti dei "corleonesi" (non vi sarebbero, proprio qui, retroterra politici e di potere, ma solamente organizzazione criminal-militare) di Palermo, di Roma, di Milano.

 
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