28 agosto 1995di Pierandrea Vanni
LA NAZIONE
SOMMARIO. Critica violenta, ma anche non comprensibile per gli argomenti portati, del'iniziativa di Marco Pannella. Nell'articolo, si dice ad esempio che essa tendeva alla "liberalizzazione" della droga, e non alla "legalizzazione", come sarebbe stato, invece, corretto.
Marco Pannella è dotato di un'innegabile qualità: la tenacia. Da quando, e portava i pantaloni corti, si è impegnato in politica, trova regolarmente il modo di coniugare sensibilità nei confronti di problemi reali con pseudoprovocazioni che nove volte su dieci determinano effetti controproducenti. E non basta. Continua tenacemente a praticare un modo di fare politica a mitraglia (tipico è il ricorso a raffiche di referendum) che nel passato ha avuto qualche merito e, soprattutto, ha dato qualche risultato, ma oggi appare logoro e soprattutto improduttivo. Che in questo Paese alcune battaglie per i diritti civili siano andate a buon fine anche per l'impegno personale di Marco Pannella, è innegabile. Che in cento occasioni il leader radicale abbia passato il segno, non nella forma, ma nella sostanza, finendo per nuocere a molte iniziative attraverso la loro esasperazione e una forte sottovalutazione degli effetti conseguenti, è altrettanto innegabile. Questo vale, in particolare, per l'ultima "esibizione" in o
rdine di tempo. Ancora una volta, peggio di altre volte, Pannella prende di petto problemi reali, li fa deflagrare e prospetta una soluzione, quella della liberalizzazione delle droghe leggere, che molti ritengono peggiore del male, che suscita reazioni estremamente contrastanti, che potrebbe rappresentare un vicolo ancora più cieco di quello nel quale ci troviamo in questo campo. Il nodo vero è rivedere e adeguare la legislazione in vigore tenendo conto anche delle esperienze fatte all'estero. Il problema vero è che il Parlamento della "seconda Repubblica" viaggia ancora con i tempi inaccettabili della prima e che troppe volte ci si muove sotto la spinta emotiva di gravi episodi di cronaca. Così è stato per le violenze sessuali (e il Parlamento non è ancora riuscito a dare una risposta) e così potrebbe essere per la droga. Errori gravi, sia i ritardi, che l'emotività, errori ai quali anche Marco Pannella dà il suo personale contributo insistendo nella provocazione e nella spettacolarizzazione, nelle raffic
he verbali e referendarie, negli slogan magari suggestivi, ma vuoti. Si dice che la "trovata" di distribuire bustine di hascisc appartenga al filone della "disobbedienza civile": L'impressione è che piuttosto faccia parte di un altro filone: quello dell'irresponsabilità incivile. Perché se è vero che Marco Pannella ha il merito - e gli va riconosciuto - di esporsi in prima persona e di pagare direttamente, è altrettanto vero che in questo caso egli dà la sgradevole sensazione di contribuire ad una sorta di inaccettabile scontro ideologico sulla pelle dei drogati