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29 agosto 1995

LA REPUBBLICA

SOMMARIO. Dopo l'iniziativa di marco Pannella, si interrogano i cosidetti esperti, uno per parte, che ripetono i loro soliti, noti argomenti, pro o contro.

1) DANNI FISICI E MORALI

Intervista a Alberto Oliveiro

E' contrario, ma senza fare crociate. Non condanna la modica quantità ed ammette che non è facile quantificare i danni fisici di hashish e marijuana. Dice di essere a favore di una depenalizzazione dei consumatori. Eppure Alberto Oliveiro, direttore dell'Istituto di Psicobiologia del Centro Nazionale delle Ricerche, si oppone a qualunque idea di legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati.

D - Perché, professore? Lei stesso dice che i danni non sono così gravi.

R - Attenzione: il consumo non è dannoso se è davvero occasionale. Ma se è quotidiano e reiterato nel tempo provoca conseguenze, anche gravi, sui polmoni e sul sistema immunitario. Da alcuni studi è emerso che il principio attivo contenuto nelle piante di canapa indiana, il "tetraidrocannabinolo", se assunto in dosi veramente massicce, può innestare alcune mutazioni genetiche. E' importante sfatare il luogo comune secondo il quale le droghe leggere sarebbero innocue. Non esistono droghe non nocive. E' chiaro che qui abbiamo fatto degli esempi-limite, ma ci sono altri danni che si possono riscontrare con maggiore frequenza.

D - Cioè i danni psicologici e l'assuefazione?

R - Sì, e anche l'escalation verso le droghe pesanti. Mi spiego: l'hashish e la marijuana, come tutte le sostanze che producono piacere, inducono alla ripetizione del consumo. Si entra così in una zona di benessere artificiale, che per restare tale, dopo le prime volte, ha bisogno di stimoli sempre maggiori. E' facile quindi che dalla cannabis si passi ad altre droghe, perchè ormai si è imparato a convivere con quell'area di piacere "indotto" di cui non si può più fare a meno. Senza contare che il cannabinolo provoca un rallentamento delle attività crebrali, una diminuzione dei riflessi, una sorta di stordimento.

D - E secondo lei la legalizzazione farebbe aumentare il consumo di droghe leggere?

R - Il rischio c'è. Intanto mi chiedo se in Italia ci siano strutture pronte a gestire in modo responsabile questo "smercio" controllato di droga. E poi c'è un problema di controllo sociale.

D - In che senso, professore?

R - I giovani, che sono davvero l'anello debole di questa catena, vivono già una crisi fortissima di ideologie e di valori. E allora, il mondo adulto che fa? Invece di cercare una vera comunicazione gli concede un rischiso piacere che finora gli aveva negato. No, è troppo facile.

2) MA NON SONO DROGHE

Intervista a Luigi Cancrini

L'hashish e la marijuana non sono droghe, non provocano né assuefazione, né tossicomania, dunque perché se ne deve proibire

la vendita?" Lo psichiatra Luigi Cancrini si schiera dichiaratamente dalla parte degli antiproibizionisti.

D - Davvero i derivati della cannabis non portano alla dipendenza e non diventano un'anticamera per le droghe pesanti ?

R - No. E' chiaro che un abuso di queste sostanze può provocare stati di apatia o calo dei riflessi. Non è certo consigliabile fumare hashish e poi mettersi al volante di una Ferrari. Ma la loro composizione è così differente da quella delle droghe pesanti che non possono essere considerate un corridoio verso l'eroina, la cocaina o il crak. L'hashish e la marijuana inducono alla riflessione, alla meditazione, al rilassamento. Le altre sostanze all'azione, all'aggressione. Si tratta di due principi opposti.

D - Ma la legalizzazione non rischia di trasformarsi in un invito al consumo ?

R - Alla legalizzazione va accompagnata una forte spinta dissuasiva, ma esattamente come si fa con il tabacco e l'alcool. Una campagna di educazione è molto più forte del proibizionismo. La capillare informazione sui rischi della nicotina ha dimezzato l'esercito dei fumatori. E poi ci altri vantaggi alla legalizzazione.

D - Quali, professore ?

R - Innanzitutto il controllo del prodotto. Se i derivati della cannabis verranno venduti liberamente potranno essere "selezionati". E questo è fondamentale. La maggiore o minore dannosità della cannabis dipende dalla capacità del suo principio attivo, il tetraidrocannabinolo. In Italia si consuma hashish che arriva quasi esclusivamente dall'Algeria e dal Pakistan, che ha un principio attivo molto leggero e dunque è meno dannoso. Ma nell'Europa dell'Est, e soprattutto nell'ex-Unione Sovietica, viene prodotta cannabis fortissima. Il mercato della droga non ha più frontiere, ed è probabile quindi che prima o poi quell'hashish arriverà fino da noi. E, se il mercato sarà come oggi, ancora illegale, ci potrebbero essere conseguenze drammatiche.

D - Lei crede che l'esperienza di legalizzazione olandese abbia portato buoni risultati?

R - Sì, e anche nel campo delle droghe pesanti. Infatti, mentre il numero di consumatori di hashish e marijuana è rimasto stabile, c'è stata una diminuzione del consumo di eroina, sono scomparsi i morti di overdose, e tra i tossicodipendenti i sieropositivi sono scesi al 10 per cento, contro il 30 per cento degli Italiani. Una bella vittoria, mi pare.

 
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