PARLA FABRIZIO STORACE, DOCENTE DI EPIDEMIOLOGIA PSICHIATRICA ALL'UNIVERSITA' DI NAPOLI ED EX CONSULENTE DELL'OMS29 agosto 1995
Di Dino Marafioti
L'OPINIONE (da una intervista a R.R.)
SOMMARIO. Mette in guardia contro certi pseudoesperimenti che in nome della scienza traggono conclusioni errate circa alcuni luoghi comuni del dibattito sulla droga, tipo:"E' vero o no che dalle droghe legggere si passa alle pesanti?" ecc.
Il dibattito che infuria in queste ore attorno all'opportunità di legalizzare o meno le droghe leggere non ha soltanto una valenza di tipo politico ma coinvolge anche la comunità scientifica.
"Non esiste una scienza che in assoluto si ponga al di sopra delle parti", ci spiega Fabrizio Storace, docente di epidemiologia psichiatra all'Università di Napoli ed ex consulente dell'Oms, "è possibile e necessario invece ottenere, fissare dei riferimenti metodologici precisi in base ai quali valutare le evidenze disponibili. Così facendo, considereremmo molti di questi studi, citazioni ed esperienze semplice immondizia".
D: E' dunque innanzitutto un problema di criteri...
R: Parlo ovviamente dei criteri propri della ricerca scientifica: innanzitutto l'attendibilità, la replicabilità dei risultati. Ad esempio la Marijuana contiene un componente: il tetraidrocannabinolo che pare sia il responsabile dell'attività farmacologica della sostanza. Di tale componente sono stati ottenuti finora circa ottanta derivati. Ebbene, riflettendo sulle diverse preparazioni, sulle diverse concentrazioni disponibili sul mercato clandestino, sulle diverse vie d'assunzione, sul diverso effetto della sostanza a seconda che la si assuma per la prima volta o da diversi anni, e si potrebbe continuare per molto, ci troviamo davanti ad una messe di variabili enorme, che difficilmente può fornire informazioni univoche.
D: Ci può fare qualche esempio emblematico?
R: Il dottor Mannaioni, responsabile della società italiana di farmacologia, ha recentemente preso posizione sul consumo di cannabis che faciliterebbe il passaggio a sostanze più pesanti. Le sue conclusioni venivano tratte sulla base di uno studio condotto su cento soggetti, che sono stati intervistati non nel momento in cui erano consumatori di cannabis e seguiti nel tempo per verificare quanti di loro passavano all'eroina. Al contrario su consumatori di eroina, chiedendo loro quanti di loro avevano fatto in precedenza uso di cannabis. Questa metodologia è assolutamente scorretta: ad esempio potevamo chiedere quanti di loro avevano fatto uso di nicotina, ottenendo risultati percentuali sicuramente superiori, potendo cosi trarre la conclusione che andavano tolte da commercio le sigarette in quante inducevano all'uso di eroina.
D: Un suo collega psichiatra, Alessandro Meluzzi, che è deputato Forza Italia, ha dichiarato che "non è vero che i derivati..della cannabis siano innocui.." come risponde?
R: L'innocuità non dipende dalla sostanza in sé; bensì dalla situazione, dalla quantità, dalla modalità, eccetera con cui questa sostanza viene assunta. Lo zucchero che noi adoperiamo per addolcire il caffè, preso in quantità massive,può provocare un coma iperglicemico; ma questo non significa che lo zucchero non sia un componente essenziale della nostra alimentazione..
D: Ci sono in giro molti politici che si dichiarano perplessi e si riservano di chiedere lumi agli "esperti" per poter prender una posizione in merito.
R: Temo molto queste audizioni di "Soloni". Tutto quello che c'era di dire e da ricercare è stato già fatto. Perché queste persone, visto che sono pagate anche per questo, non si prendono la briga di leggersi gli innumerevoli rapporti che sono stati pubblicati, semplicemente applicandoci una griglia di lettura che gli consenta di distinguere la produzione scientifica dalla spazzatura?