Parla il Presidente dell'Antitrust che, quand'era a Palazzo Chigi, decise la non punibilità dei consumatori."Arrestiamo solamente chi spaccia"
30 agosto 1995
LA REPUBBLICA
di Giorgio Valentini
SOMMARIO. Nel fuoco delle polemiche sull'iniziativa di Marco Pannella a favore delle droghe leggere, l'ex Presidente del Consiglio interviene per rilanciare con questa intervista una "terza via" tra proibizionismo e legalizzazione. Non ritiene che Pannella possa "saltare il fosso" e raggiungere la sinistra, perché una delle costanti di Pannellla è quella di collocarsi sempre nella posizione opposta a dove è il PCI/PDS.
Qualche mese dopo la nomina a Presidente del Consiglio, nel novembre del '92, Giuliano Amato convocò una conferenza stampa a Palazzo Chigi, insieme al leader radicale Marco Pannella ed all'antiproibizionista Marco Taradash, per annunciare una svolta nella lotta alla droga: dalla linea repressiva del Governo Craxi si intendeva passare alla depenalizzazione, escludendo cioè la punibilità del consumatore. Oggi, a capo della Autorità antitrust, Amato è il garante per la concorrenza ed il mercato.E nel fuoco delle polemiche sull'ultima iniziativa di Marco Pannella a favore delle droghe leggere, l'ex Presidente del Consiglio interviene per rilanciare con questa intervista una "terza via" tra proibizionismo e legalizzazione.
D - Da garante dell'Antitrust, lei condivide la tesi che quello della droga è un mercato dell'offerta piuttosto che della domanda?
R - Francamente ho molti dubbi: Questo non è certo l'unico mercato che sfrutta bisogni e disagi. Anche se fosse legale, per il fatto stesso che si fonda sull'assuefazione del consumatore, la pressione sarebbe comunque forte. Da qui deriva una dipendenza che minaccia la salute individuale.
D - Anche l'ex Ministro Martino, in nome del liberalismo economico, sostiene però che questo riguarda appunto l'individuo, il singolo cittadino...
R - Conosco la tesi: se uno fa male solo a se stesso... Ma con questo ragionamento non avremmo mai dovuto imporre, ad esempio, l'obbligo del casco in motocicletta. Eppure chi cade e si rompe la testa pretende giustamente di curarsi a spese della collettività. Così, nella lotta alla droga, la comunità impiega risorse finanziarie ed umane, pubbliche e private, per il recupero dei tossicodipendenti.
D - Vuol dire che la lotta alla droga implica un limite alla libertà individuale?
R - Il limite è che la società non può essere tanto individualista da ignorare situazioni di bisogno, di disagio, di sofferenza o di difficoltà. In base al principio fondamentale della dignità umana, anche il tossicomane ha diritto all'assistenza medica e sanitaria. Ma nel momento in cui la collettività si interessa alla sua salute, non può accettarne le dipendenza dalla droga.
D - Che cosa pensa della distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti?
R - So bene che molti esperti, come lo psichiatra Luigi Cancrini, sostengono che sul piano chimico esiste una grande differenza. Alcune provocano depressione altre euforia ed eccitazione. Questo è un dato di fatto. Altri esperti invece affermano che questo percorso porta fatalmente alla dipendenza. Non dobbiamo confondere perciò l'argomento chimico con la questione sociale.
D - Lei è contrario, insomma, a qualsiasi ipotesi di legalizzazione?
R - Sì, perché ritengo che sarebbe comunque un modo per allargare il mercato, per incrementare il consumo. Se la Fiat cerca di farmi passare dalla Panda alla Croma, i narcotrafficanti cercheranno di fare altrettanto. Anche fra le droghe leggere e quelle pesanti c'è una differenza di prezzo.
D - Allora non resta che il proibizionismo...
R - No, secondo me esiste per così dire una "terza via". Fra legalizzazione e proibizionismo, si può trovare un terreno di incontro. Se ne facciamo una questione di principio, diventa paralizzante. Così come in economia l'alternativa non è fra tutto Stato e un mercato senza regole, anche in questo campo deve valere una regola analoga.
D - E quindi in che cosa consiste esattamente la "terza via"?
R - A mio parere non c'è nessun motivo a trasferire il problema sul piano penale, cioè mettere in carcere il consumatore. Questa soluzione fra l'altro equivale spesso ad avviarlo sulla strada della criminalità o addirittura a condannarlo a morte. Ferma restando l'illiceità della droga, si deve perseguire invece lo spacciatore, distinguendo fra il piccolo spaccio e quello commerciale.
D - Nel caso delle droghe leggere, non crede che la legalizzazione potrebbe realizzare il principio della "riduzione del danno"?
R - Se così fosse bisognerebbe applicare lo stesso principio agli uni ed agli altri, ai consumatori di droghe leggere ed ai consumatori di droghe pesanti. In realtà la stessa regolamentazione proibizionista lascia diversi spazi ad una disciplina della legalizzazione, nel senso che c'è una larga possibilità d'integrazione reciproca, esistono formule intermedie per una revisione legislativa delle norme in vigore. In ogni caso contro la droga la faccia feroce non serve.
D - Pensa che sia più efficace una strategia d'informazione, educazione e dissuasione?
R - E' difficile combattere la droga senza un'opera di prevenzione a monte.In genere il tossicodipendente è un giovane solitario o vive in una compagnia fatta di solitudine: e perciò è creditore di aiuto nei confronti della famiglia, del quartiere, della scuola, della società. E deve poter riscuotere questo credito.
D - Sul piano politico, ritiene che la polemica sulla droga possa spaccare i due poli al loro interno ?
R - No, direi di no. Questa è una classica scelta morale: in Parlamento i partners dei due schieramenti possono anche assumere posizioni diversificate. Se poi i poli non sono ancora consolidati, allora sì la droga può costituire un fattore di smottamento, di destabilizzazione.
D - Come giudica allora la campagna di Pannella?
R - Marco riesce sempre a porre le questioni con grande efficacia. E di solito si tratta di questioni reali. Resta da vedere poi se sono corrette le soluzioni che propone.
D - E' un apprezzamento o una critica ?
R - Dico semplicemente che con il mio governo, Pannella si rivolgeva al Presidente del Consiglio ed otteneva qualche soluzione. Mi domando perché oggi ricorra invece alla pressione più dura, all'estremo della piazza.
D - Lei prevede che prima o poi Pannella salti il fosso, per passare con il centrosinistra ?
R - Non credo. Non mi sembra probabile. E' più facile che in questo modo Pannella riscuota simpatie nella sinistra piuttosto che passi nella sinistra. Una delle sue stelle polari è di stare in un posto diverso da quello del Pds.
D - Neppure la nuova offensiva che ha già annunciato sull'aborto potrà portarlo fuori dal polo di centrodestra ?
R - Sull'aborto un compromesso è senz'altro più difficile. Qui la posizione dei cattolici è più intransigente, più netta. Sulla droga invece c'è una trasversalità maggiore. E la pena del carcere contro il consumatore, i cattolici finora l'hanno subita, mai accettata.