Don Ciotti: il metodo deve servire la persona e non le ideologieIl fondatore del gruppo Abele interviene nel dibattito sulla liberalizzazione. I vari saperi devono interagire tra di loro.
L'Avvenire, 30 agosto 1995
di Pino Ciociola
Roma. Non è questione politica, la droga. E non è solo materia medica. Quello che serve sono "punti fermi", è "definire i valori che regolano la società". E' "passare la parola alla scienza": il confronto cioè tra vari "saperi" "umile. pulito, serio, non strumentale, non contrapposto". Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, ne è convinto.
D - Droga e "Palazzo": binomio difficile.
R - "La responsabilità della politica è la decisione, che però deve fondarsi sulla reale conoscenza dei fenomeni e delle possibili "risposte".
D - E lei poco tempo fa ha chiesto che si passi la parola alla scienza.
R - "Bisogna strappare un tema così delicato al rischio delle semplificazioni e delle strumentalizzazioni della politica spettacolo: quella che un giorno dice una cosa e il giorno dopo l'opposto, come tira il vento. Le politiche sulla droga non finalizzarsi al consenso: devono confrontarsi con una base scientifica seria. E questo vuol dire passare la parola alla scienza."
D - E basta?
R - "No. Ci sono una serie di competenze che si formano sul campo e si verificano nel quotidiano, che vanno interpellate".
D - Eppure, Don Ciotti, anche tra chi lavora sul campo, pubblicamente o privatamente, spuntano contrapposizioni ideologiche.
R - "Bisogna scrollarsele di dosso: bisogna scrollarsi di dosso contrapposizioni ideologiche, retorica e scorciatoie moralistiche. Si deve essere molto seri, sopra le parti, ma liberi. E soprattutto mettere al centro la persona, i suoi bisogni e valori".
D - Torniamo indietro: cosa significa precisamente "parola alla scienza"?
R - "Chiamare in causa tutti i saperi, valorizzarli e farli integrare. La dimensione sociale, il territorio, i servizi, la famiglia, le politiche giovanili, gli strumenti dell'informazione. Ecco, tutti questi saperi. La droga non è solo materia medica.
D - Domanda inevitabile. Droghe leggere: è gran polemica, don Ciotti.
R - "Cito un collaboratore del gruppo Abele, Gianni Tognoni, farmacologo: "L'opinione sulle droghe leggere di coloro che hanno competenze scientifiche non deve utilizzarsi per impressionare la gente. Nella letteratura scientifica non esistono elementi per favorire i fautori della legalizzazione, né gli oppositori".
D - Dunque?
R - "Credo che scienziati e ricercatori, creando un servizio alla persona, portando il loro contributo, debbano evitare di farsi utilizzare a priori in senso rassicurante o terrorizzante. Non è la medicina il luogo dove definire i valori che regolano la società".
D - Già, ma i politici avranno mai l'umiltà di lasciare la parola alla "scienza allargata" che lei intende?
R - "Questa è la nostra provocazione. Ognuno di noi si sente schiacciato, piccolo, ma anche in dovere di alzare la voce per evitare semplificazioni, strumentalizzazioni della fatica della gente. Anche le nostre realtà tirino fuori le unghie... Avvertano l'importanza della testimonianza, ma anche dell'impegno per la giustizia sociale".
D - Rieccoci però, alla possibilità delle contrapposizioni ideologiche.
R - "Deve essere un confronto umile, pulito, serio, non strumentale, non contrapposto. Non vogliamo sovrapporci a chi fa politica in senso stretto: amministra e legifera. Ma dobbiamo portare il nostro contributo alla progettazione della qualità della vita".
D - Tuttavia dovrà sbrogliarsi questa matassa delle droghe "leggere".
R - "Si dovrà regolamentare, ossia verificare, correggere e così via, che è più complesso che dire sì o no. Bisogna trovare una strada che non criminalizzi le persone coinvolte, separi i due mercati delle droghe pesanti e leggere. Bisogna togliere chi ne fa consumo dall'illegalità, preoccupandosi tanto, ma tanto tanto, della dissuasione dal consumo: realizziamo un grande investimento educativo sulla dissuasione di ogni sostanza nociva, anche di quelle legali. In questo senso educare è anche più faticoso che proibire: questa è la vera sfida".
D - Appunto: più faticoso
R - "Per questo bisogna che costruiscano le "gambe", gli strumenti: altrimenti facciamo mille affermazioni ma restiamo sempre nell'emergenza. Ci sono milioni di persone coinvolte, un grosso mercato alle spalle.
D - "Quali "gambe"?
R - "Trovi la strada chi deve elaborare le leggi. Ed un modo perché non debbano pagare sempre le fasce più fragili".