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Pannella Marco - 30 agosto 1995
REFERENDUM. SEPARARE LO SPINELLO DAL RESTO
di Marco Pannella

Il cuore del problema è uno solo, e solo quello; in una domanda: il successo della raccolta di firme referendarie, in tema di giustizia, di economia, di droga, di aborto, di caccia, di obiezione di coscienza, può aiutare le forze politiche, il Governo, il Parlamento, la politica e l'informazione, a operare e decidere con serietà e senza rinvii a Duemila?

I 18 referendum - se riuscissimo a farli conoscere ai cittadini e costoro decidessero di andare nelle segreterie comunali a sottoscriverne le richieste - stimolerebbero o no, da subito, le commissioni parlamentari a trovare finalmente risposte e riforme legislative a problemi reali che altrimenti continuerebbero a imputridire, e a far imputridire l'intero Paese?

Questi quesiti ( a cominciare - oggi - da quello sulle droghe dette "leggere" e che in realtà sono semplicemente delle non-droghe, al contrario degli alcolici, dei tabacchi e della maggior parte dei "farmaci" antidepressivi o sedativi) sono seri, o no? Lo sono in 18, in 15, in nessuno? Questo è il problema che si pone a chi sia onesto intellettualmente e politicamente libero di agire in scienza e coscienza.

Quanto al merito del referendum sulla non droga, lo ripeto, ne discuteremo. E potremo tutti comprendere, studiare, approfondire meglio, com'è necessario. Intanto, però, partiamo da queste nostre convinzioni di base che riassumo in modo assiomatico:

- occorre subito differenziare i due "mercati", quello delle droghe e quello dei derivati della canapa indiana. In tal modo potremo ottenere quello sul quale concordiamo tutti: evitare che i fumatori di spinello siano indotti, costretti, ad entrare in contatto con gli spacciatori di droghe, e con l'infernale meccanismo criminale;

- da millenni i derivati della canapa indiana sono usati da popolazioni intere: ma mai nessuno è morte per hashish o marijuana. Ed è assolutamente certo che essi non creano assuefazione, nel senso in cui lo intendiamo comunemente; come lo creano, invece, tutte le droghe , proibite e no, tabacco e alcool inclusi. E' bene che le famiglie e gli stessi "utenti" lo sappiano: tabagismo e alcoldipendenza esistono ma.. canapismo, no;

- occorre subito impedire che il mercato dei derivati della canapa indiana diventi assolutamente autonomo dall'altro, che gli "imputati" di questo mercato non, ripeto: non vadano in carcere; non siano costretti a subire terapie inesistenti e impossibili; non vengano gettati nelle braccia della criminalità e delle droghe "proibite" e, anche per questo, oggi letali.

Il rischio maggiore, oggi, lo corriamo, lo corre l'Italia, per due motivi: la mancata informazione dei cittadini che non sanno di dover decidere loro, già oggi, se consentire questi referendum, e andare allora a sottoscriverli subito, o se impedirli, restandosene a casa: e la posizione irresponsabile, spesso disonesta, o in alternativa sciocca e pretestuosa, di chi dichiara di essere d'accordo con l'obiettivo, ma non con il referendum e con gli altri strumenti che noi attiviamo.

Questo è quanto è accaduto regolarmente da trent'anni a questa parte , specie ad opera della "sinistra". Il Pci, i laici di corte della Dc, viribus unitis, tentarono con ferocia di impedire (in nome, naturalmente, del divorzio!) il referendum sul divorzio fino al 23 marzo del 1974 ( il referendum era già convocato per il 12 maggio). Al solito: il "come" non gli aggrada. Non i referendum. Non i digiuni. Non le autodenunce, gli arresti, i processi. Non indossare le uniforme croate, disarmati, dinanzi agli eserciti serbi che avevano spianato Vukovar e stavano per farlo a Osjek. E, in tal modo, possono meglio ingannare i propri seguaci, e tentare la "pulizia etnica" contro di noi per conto dell'intero regime. Niente di nuovo.

Se esiste una sia pur lieve - ma da coltivare con grande determinazione - possibilità è affidata al fatto che il parlamento e le forze politiche, di centro, di destra, di sinistra sappiano che, se non decidono loro, fra nove mesi al massimo, decide il paese. E proprio noi, e soli, tre anni fa vincemmo un referendum, solo nostro, che seppelli d'un tratto la lunga, terroristica, altrimenti vincente linea Craxi- Jervolino- Vassali- Almirante e che ha avviato una controtendenza che vogliamo ora rafforzare.

Il resto, sono chiacchiere: prodiane e proditorie. Avremo tempo e modo di confrontare i diversi punti di vista se, entro due settimane, si compirà il miracolo civile di seicentomila donne e uomini di buona volontà che andranno a firmare nelle segreterie comunali la richiesta di referendum.

 
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