31 agosto 1995di Giovanni Valentini
LA REPUBBLICA
SOMMARIO. Lunga e complessa intervista, nella quale Pannella ribadisce tutti i temi delle sue ultime campagne, confermando la sua volontà di sollecitare Berlusconi a seguire un cammino autenticamente liberale. Su Dini: "può durare"; sul Polo:"non esiste più"; sulla Fininvest: "non è un pericolo per l'informazione, Mentana fa quel che vuole", ecc.
In piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati, operai e ruspe stanno ripristinando la pavimentazione di"sampietrini". Anche all'interno del Palazzo, casa madre della politica italiana, sono in corso i "grandi lavori" in vista della ripresa autunnale. E ancora una volta, nel pieno della battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere, Marco Pannella si ritrova tra due fuochi, a capo della piccola ma agguerrita pattuglia dei Riformatori.
In questo momento, sull'onda della campagna della droga, gli preme innanzitutto promuovere la raccolta delle firme per i suoi 18 referendum ("La gente è poco informata, le segreterie comunali sono chiuse, non si trovano i cancellieri e i notati"). E' fatale, però, che nel corso del colloquio il discorso si estenda alla situazione e alle prospettive politiche:" A questo punto - riassumerà più avanti Pannella nel suo stile torrenziale - o si va alle elezioni subito e allora niente Finanziaria; oppure bisogna avere il coraggio di costituire una nuova maggioranza e un nuovo governo, di grande ambizione e respiro, capace di spaccare anche i tecnici e i poli per andare avanti senza un termine prefissato".
D. Quanto potrà durare ancora il governo Dini? Quali sono le sue previsioni, on.Pannella?
R. Non voglio fare previsioni, posso dire piuttosto quali sono i nostri obiettivi ricordando l'appoggio dato a suo tempo alla linea di rigore economico dei governi di Amato e Ciampi. Il fatto è che alle elezioni dovevamo già andare a gennaio, a febbraio, a marzo. Ma il Polo di centro-destra, anzi l'ex polo, il fu-polo, il defunto polo non ha avuto la forza di chiedere e ottenere le elezioni".
D. E allora?
R. Solo i "baluba" possono immaginare che si possa andare a votare nel momento in cui l'Italia ha di fatto il governo dell'Europa, un evento che capita ogni 10 anni. E, per di più, mentre è aperta la crisi dell'ex-Jugoslavia e mentre crolla quel monumento di carta che è il Trattato di Maastricht.
D.Lei si riferisce al semestre di presidenza italiana dell'Unione europea...
R. Non solo, non solo. Guardo anche oltre.
D. C'è un Dini bis all'orizzonte?
R. A palazzo Chigi Dini sta benissimo, l'incarico gli piace, non è turbato troppo da empiti ideali o - diciamo così - da urgenze storiche. Insomma, "hic manebo optime"...
D. E Berlusconi, allora? Farà il famoso passo indietro?
R. Sono convinto che Silvio è stanco o si stanca di questa politica, almeno fino a quando non avremo una riforma di tipo anglosassone o americana.
D. Vuol dire il presidenzialismo, la Repubblica presidenziale?
R. Voglio dire che l'alternativa è tra il bipolarismo attuale e il bipartitismo. E il bipolarismo è l'esasperazione della vecchia partitocrazia, la tenia dei partiti: tant'è che ora ne abbiamo più di quaranta!
D. Secondo le, invece, Berlusconi e Forza Italia rappresentano il "nuovo"...
R. Io so che Berlusconi si è convertito ormai dal doppio turno al turno unico e come noi, sostiene ora il presidenzialismo, il federalismo e il sistema elettorale americano. Se non soffro di arteriosclerosi precoce non c'è una sola proposta a Berlusconi che noi non abbiamo già fatto pubblicamente, tutti i giorni, da sempre alla sinistra. Questi sono i nostri obiettivi e cerchiamo di realizzarli con chi ci sta.
D. Qual è oggi lo stato d'animo di Berlusconi?
R. Generalmente non inseguo gli stati d'animo altrui. Posso dire, però, che Berlusconi è l'unico soggetto politico nello stesso tempo libero e capace di svegliarsi una mattina per decidere una "follia" o una "bestemmia" liberale.
D. Anche sulla legalizzazione delle droghe leggere?
R. Questo ancora non lo so. Ma so per esempio che l'ex Ministro degli Esteri, Antonio Martino, è su queste posizioni e sono le stesse posizioni del suo maestro, il premio nobel per l'economia Milton Friedman.
D. Lei pensa che la campagna sulla droga provocherà contraccolpi nel polo?
R. Nel Polo? In entrambi i poli.. E' dal novembre dell'anno scorso che noi abbiamo lanciato i nostri 18 referendum. Ne abbiamo discusso apertamente per mesi, ma il nostro scopo è quello di aggregare non di distruggere.
D. In ogni caso, dalla droga all'aborto, questo "pacchetto" referendario minaccia di scompaginare gli schieramenti attuali.
R. Più che scompaginare il vecchio, tutto ciò punta a creare il nuovo, tanto è vero che incontra l'ostilità dei poteri costituiti e io sono sempre stato contro tutti i poteri.
D. E Berlusconi, non rappresenta anche lui un potere?
R. No, lo nego. Qualsiasi azienda, dalla Fiat all'Olivetti, sarebbe saltata in aria se avesse ricevuto come la Fininvest 140 ispezioni.
D. Anche la Fininvest è un grande impero, un grosso centro di potere...
R. Nelle aziende di Berlusconi, l'editore e i suoi rappresentanti sono dipendenti dei giornalisti. Prendiamo un Mentana, un Costanzo o anche uno Sposini: vanno in TV, dicono quello che vogliono, sono loro i veri padroni.
D. Ma lo strapotere televisivo di Berlusconi è in grado di condizionare tutto il mercato dell'informazione della pubblicità e ora perfino della politica.
R. Zero, zero. Berlusconi ha contro il Vaticano di Milano, poi Torino, Ivrea e gli Abeti, oltre alle Querce e agli Ulivi. Per non parlare dei sindacati o dei settemilacinquecento sindaci in tutta Italia.
D. Non vorrà negare che Berlusconi è cresciuto all'ombra del potere craxiano...
R. E' cresciuto all'ombra del potere di allora. Nel campo televisivo c'era lui, c'era anche la terza rete della Rai appaltata ai comunisti...
D. On. Pannella, dopo questa polemica sulla droga qualcuno sospetta che lei stia per saltare il fosso.
R. No, io resto nel mio fosso, e non ho mai smesso un minuto di lavoro per un grande schieramento liberale e riformatore in grado di spaccare i due poli di destra e di sinistra.
D. E' proprio sicuro di non aver smesso neppure un minuto?
R. Se adesso me ne lascia tre di minuti, provo a ricapitolare"
E qui, partendo dalle ultime elezioni politiche Pannella ricostruisce con puntiglio il comportamento del suo gruppo nell'ultimo anno e mezzo: il rifiuto di entrare nel governo Berlusconi, la concorrenza alle liste del Polo nelle elezioni europee, l'opposizione al condono edilizio e alla modifica della legge Merli sulle acque, l'attacco sulla politica estera, il voto contrario sull'ultima Finanziaria, il voto a favore del governo Dini, l'annuncio dei 18 referendum, infine la sfida delle elezioni regionali "dove fummo noi a regalare il Lazio e l'Abruzzo alla sinistra".
D. A proposito della sinistra, Giuliano Amato sostiene che la stella polare di Pannella è di non stare mai nello stesso posto del PDS. E'una tattica o una strategia?
R. Per vent'anni, trenta, quaranta, sono andato avanti a proporre il bipartitismo. La mia strategia è quella di aggregare le forze reali di una alternativa, non di una semplice alternanza. La grande riforma politica, per un laico è mettere la responsabilità e la libertà delle persone al centro delle istituzioni.
D. Ma come e quando lei pensa di riuscire a raggiungere l'obiettivo?
R. A maggio dell'anno prossimo, se saremo riusciti a raccogliere entro questo ottobre le firme necessarie per i referendum. I cittadini italiani potranno pronunciarsi per eliminare dalla legge elettorale la quota proporzionale residua, introducendo il sistema uninominale secco. E allora, finalmente, le cose potranno cambiare.
D. Gli esponenti del centro-sinistra temono in questo modo di consegnare la vittoria elettorale a Berlusconi...
R. Matti, sono matti! Loro hanno già in mano tutto il potere in Italia: dai comuni ai sindacati. L'unica maggioranza di regime sta nelle tre regioni rosse.