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Archivio Lista Pannella Riformatori
Riformatori - 2 settembre 1995
GIA' IN PASSATO I PERICOLI DELL'ATTUALE SITUAZIONE DETERMINARONO VICENDE E PERICOLI ITALIANI.
TRA IL 1965 E IL 1973 CENTINAIA E CENTINAIA DI PROCESSI, DI DENUNCE SALVARONO LA LIBERTA' DI STAMPA IN ITALIA: TUTTI A CARICO DEI RADICALI.

2 settembre 1995 (dichiarazione del Movimento dei Club)

SOMMARIO. Dal 1963, con Umberto Terracini, i radicali non hanno cessato un solo momento - anche assumendo la direzione responsabile di giornali di cui non condividevano i contenuti - di denunciare l'incostituzionalità dell'Ordine, e il carattere di bardatura e di soffocamento corporativi dei diritti costituzionali e civili, e della stessa organizzazione della professione.

L'Ordine non ha fatto altro che sorreggere ed essere l'espressione di quel giornalismo che nel trentennio ha unanimemente coperto non solamente Tangentopoli, ma anche tutte le atroci verità storiche che tuttora sono sepolte.

Il pronunciamento di tanti e prestigiosi giornalisti a favore della sottoscrizione della richiesta referendaria di abrogazione dell'ordine dei giornalisti, la tradizione liberale rilanciata con le consiiderazioni di Luigi Einaudi, le ragioni di questa riforma dilagano. Ma ve ne sono altre che tardano ad essere prese in considerazione. Il Movimento dei Club-Pannella Riformatori ne rilancia in particolare una.

Dal 1963, con Umberto Terracini, i radicali non hanno cessato un solo momento di denunciare l'incostituzionalità dell'Ordine, e il carattere di bardatura e di soffocamento corporativi dei diritti costituzionali e civili, e della stessa organizzazione della professione.

L'Ordine non ha fatto altro che sorreggere ed essere l'espressione di quel giornalismo che nel trentennio ha unanimemente coperto non solamente Tangentopoli, ma anche tutte le atroci verità storiche che tuttora sono sepolte, poiché non potevano e non possono essere usate in modo univoco rispetto alle varie espressioni del potere partitocratico. La Repubblica fondata sul peculato, sulla magistratura di regime, sulla censura e sull'ostracismo, è stata espressione - e nello stesso tempo ha determinato i nuovi connotati storici - del giornalismo ufficiale italiano.

Alla fine degli anni sessanta e anche all'inizio di quelli settanta, i "giornalisti democratici" furono in gran parte per il mantenimento dell'Ordine.

Ma i Radicali, e i Riformatori che ne rappresentano oggi l'espressione di continuità, riuscirono, a loro danno e sulla propria pelle, a impedire che l'Ordine e le leggi che lo sorreggevano facessero esplodere la rivolta autonoma, e di generazione, con motivazioni democratiche.

Infatti i fratelli Aloisio e Giuliano Rendi, Gianfranco Spadaccia, Marco Pannella, poi Angiolo Bandinelli, dal 1963 in poi hanno assicurato la uscita di centinaia (ripetiamo: centinaia) di testate giornalistiche in difesa dell'art. 21 della Costituzione e del gioco democratico, dando il loro nome, gratuitamente, a organi di gruppi i cui obiettivi erano spesso letteralmente repellenti per loro. Dei fogli illustri e allora nobili come "Umanità Nova" di Armando Borghi, al ciclostilato di Brandirali "Falce e Martello", a "Lotta Continua" e quasi tutti gli organi della contestazione sessantottina o della rivolta sociale, ad iniziative di Bordiga, tutto poté pubblicarsi grazie a questa "Radio Radicale" della stampa che i militanti radicali assicurarono. Solamente in seguito alcuni intellettuali, da Eco a Pasolini, seguirono quell'esempio. Ma, dopo tanti decenni, i giornali escano infine senza bisogno di acquistare direttori responsabili professionisti, senza pagare questa tassa e questo balzello inutili e incosti

tuzionali. Questo è l'esempio che chiediamo venga seguito. E ben vengano, anche, le telefonate da Presidente a Procuratore aggiunto di Roma: nihil novi. Come volevasi dimostrare".

 
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