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Pannella Marco - 4 settembre 1995
PANNELLA: SE BERLUSCONI CONTINUERA', NELLE PROSSIME ORE, NEL SUO SILENZIO - CHE SUONA PERFINO ARROGANTE E COME UNA DISERZIONE - NOI CON UMILTA' E AMICIZIA, NON PER ULTIMATIVE INGIUNZIONI MA PER OGGETTIVE, DRAMMATICHE, INSUPERABILI SCADENZE, DOVREMO DEFINITIVAMENTE DECIDERE, AL CONSIGLIO GENERALE CHE APRIRA' I SUOI LAVORI GIOVEDI' 7 SETTEMBRE, SE CONTINUARE LA NOSTRA BATTAGLIA CON, SENZA O ANCHE CONTRO LA SUA POLITICA, IL SUO OCCHETTIANO RIPIEGARSI A GESTORE DI UNA TRISTE, QUANTO PERDENTE, "MACCHINA DA GUERRA"

Il quotidiano L'Opinione pubblicherà martedì 5 settembre il seguente intervento di marco Pannella.

Roma, 4 settembre 1995

" Due anni fa espressi a Silvio Berlusconi la mia opinione sul suo impegno politico invitandolo a fare molto attenzione al fatto che l'attuale Costituzione italiana non gli consentiva di candidarsi "all'americana" per divenire e il Capo dello Stato e dell'esecutivo, ma che avrebbe rischiato di impantanarsi nella palude partitocratica e nella sua forza di attrazione e di putrefazione. E che la vera, fondamentale riforma essenziale, definitiva era quella del sistema elettorale, obiettivo perseguibile per referendum e - anche - in via parlamentare ordinaria sotto la spinta popolare e referendaria. Come oggi, insomma.

Berlusconi non segui nel concreto quella valutazione, come non ha quasi mai seguito malgrado la sua sicura, grande stima e amicizia. Donò al Paese, in tal modo, una grave sconfitta della poderosa alleanza di tutti i grandi poteri economici, finanziari, sociali, politici - in una parola: del regime - altrimenti trionfante. Impedi cioè una vera e propria sciagura per il Paese.

Ma - da allora - egli non è mai stato all'altezza di quella sua (e nostra) vittoria. E non ha mai dato seguito alla riforma, alla rivoluzione liberale, liberista, libertaria, democratica, federalista, antipartitocratica, nella sua quotidiana azione e di governo e di partito. Molto spesso non lo ha nemmeno tentato.

Appena ieri, Berlusconi ha contribuito fortemente a impedire il successo di referendum come quello sui Comuni, sul sindacato, sul commercio.

Ad oggi, egli è stato, ed è sordo all'appello che gli viene anche da tanta parte di "Forza Italia" e dall'opinione liberale e riformatrice per consentire il successo del grande progetto referendario per il 1996 che potrebbe realizzare la rivoluzione elettorale "americana", riforme liberali, riformatrici, radicalmente innovatrici e antipartitocratiche.

Se egli continuerà, nelle prossime ore nel suo silenzio - che suona perfino arrogante e come una diserzione - noi, con umiltà e amicizia, non per ultimative ingiunzioni ma per oggettive, drammatiche, insuperabili scadenze, dovremo, definitivamente decidere al Consiglio Generale che aprirà i suoi lavori GIOVEDI' 7 settembre all'Hotel Ergife, se continuare la nostra battaglia con, senza o anche contro la sua politica, il suo occhettiano ripiegarsi a gestore di una triste, quanto perdente, "macchina da guerra".

I segnali che cominciano a giungere anche dall'interno dell'altro Polo ci lasciano sperare che non saremo più soli a marciare decisi per una alternativa di regime e contro la mera politica " di alternanza" e di continuismo che rischia di unire Prodi e Berlusconi, D'Alema e Fini, la ricostituita DC di Bianco, casini, Buttiglione".

 
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