8 settembre 1995di Marco Pannella (2 dichiarazioni)
SOMMARIO. In due dichiarazioni immediatamente successive, commenta duramente le decisioni della Procura di Palermo in merito al caso di Lillo Mannino, e le scorrettezze di cui si è macchiata.
1. L'accanimento contro Calogero Mannino mostra anche - ormai - l'insicurezza della Procura di Palermo rispetto alle proprie tesi accusatorie nel merito della vicenda processuale. Nella volontà feroce di tenerlo in carcere non può non esservi un calcolo tattico, volto ad incuneare nella pubblica opinione la convinzione della colpevolezza di Mannino, l'immagine di un capo mafioso. Io insisto su un aspetto di questo comportamento: oggi è più facilmente controllabile qualcuno agli arresti domiciliari che qualcuno ristretto in carcere. Ma questo alla Procura di Palermo non importa, e di certo non rende un servizio, ma una ferita, alla giustizia e alla democrazia, alla lotta contro la criminalità ed alla cultura del diritto.
PALERMO: PROCURE E GIP, ASSOCIAZIONI CONTRO LO SPIRITO DELLA LEGGE, DALLE QUALI URGE DISSOCIARSI
Apprendo solamente ora la decisione del Gip di Palermo contro la scarcerazione di Calogero Mannino: aggiungo, quindi, e correggo: l'associazione meccanica, strutturale, fra troppe procure e troppi Gip è - appunto - una associazione. Non una dialettica, come prevede e vuole la legge.
Chi ama la giustizia, il diritto, la democrazia si dissocia, e si dissoci da queste associazioni, o la sua lotta contro altre associazioni sarà perdente".