di Angiolo Bandinelli15 settembre 1995
L'OPINIONE
SOMMARIO. Replicando ad un intervento sullo stesso giornale, nel quale Ugo Intini auspicava la rinascita di un partito socialista, Bandinelli osserva ad Intini che quel che è necessario oggi, anche per quei socialisti che non accettano di restare accantonati e vogliono riprendere a fare politica, non è tanto ricostituire un piccolo "cespuglio" a denominazione controllata, ma confluire con decisione ed energia nella Unione Federalista dei Riformatori proposta da Pannella, per portarvi tutto il peso del loro contributo. I tempi sono stretti, il paese ha bisogno di iniziativa politica.
Ha ragione Ugo Intini, nel suo appello ai socialisti: anche per loro "non è più il tempo di dire, bensì quello di fare". Ma cosa propone poi, ai compagni e colleghi di partito costretti ad abbandonare l'attività politica ma non per questo convinti a restare nell'ozio forzato? A quanti tra loro condividono la tesi che la "crisi politica in atto" deriva anche dalla scomparsa dei socialisti? A quanti non sono soddisfatti della Quercia, ma neanche della destra del Polo, e aspirano a ricostituire una forza insieme socialista e liberale, ricca di grande memoria storica ma anche esperta, atta a governare questo paese? Intini espone il suo progetto. E', dice, pronto per essere realizzato, a partire dalla "base"...
Occorre subito, dice Intini, promuovere "la raccolta di 10 mila firme e altrettanti contributi economici affinché il movimento socialista si ricostituisca". E si richiama alle "sottoscrizioni" che un tempo Pannella lanciava per evitare lo scioglimento del partito radicale; l'attuale mobilitazione, sottolinea, è ancor più giustificata di quelle iniziative, perché oggi si tratta di salvare "una tradizione secolare che, con tutto il rispetto per gli amici radicali, ha qualche peso e qualche merito in più nella storia d'Italia".
Tutto qui, caro Intini? Consentimi di dirtelo subito, e francamente: l'iniziativa (per la quale sottoscriverò volentieri, a mostrarti che il mio non è un preconcetto ostile) non mi convince. E' insufficiente rispetto alla ambizione che ti spinge e che è sacrosanta. Non si può richiamare alle armi il partito che fu di Nenni e di Turati, di Lombardi e di Craxi, con una iniziativa minoritaria, chiusa in sé stessa, autogratificante.
L'iniziativa che a te, a tutti voi socialisti, è richiesta deve guardare ben oltre: se non nei numeri, nel significato. Credi che sia adeguato alle necessità del presente momento dar vita a quello che, nelle tue parole, non appare altro che un ennesimo "cespuglio" sia pure non disposto a collocarsi a sinistra, sotto la Quercia, o a destra, accanto al Polo? Non credi che, partendo da questo livello (pur utile, se vuoi, sul piano organizzativo-contabile: "Quanti siamo? Su quali indirizzi, recapiti, possiamo contare? Quanti soldi sono arrivati oggi?" ecc.) ci si arrenda in definitiva a quanti dubitano che la ricostituzione del soggetto socialista sia prematura e che si debba invece "formare a poco a poco un tessuto di amministratori locali, concorrendo ai soli voti amministrativi?" Se questi compagni sono dei positivisti in ritardo che credono che un partito possa svilupparsi per lenta endogamia, anche il tuo disegno mostra la corda.
Occorre, subito, qualcosa di più, di più forte, che realizzi già al suo nascere un disegno forte e visibile, che incuta timore agli avversari di destra e di sinistra, che dimostri di avere già armi e non stampelle, progetti e non ipotesi, scadenze e non fantasie. Occorre sopratutto qualcosa che rassicuri la gente che antiche e valide energie ritornano in campo non per trarre vendette, per azzuffarsi su antichi torti e diritti, per richiamare il passato o per approfittarne, ma per mettere in gioco se stessi. Se stessi in primo luogo e, insieme, l'altro: qualcosa cioè in cui si realizzi in tempi politici e non storici la raccolta dei veri e seri "refrattari", delle forze socialiste, ma anche delle liberali, delle libertarie, delle federaliste, dei cattolici e dei laici, che non intendono abbandonare il campo né al vecchiume "progressista" né al nuovo, ma anche impreparato e informe, che si accalca disordinatamente al proscenio. In tempi "politici", ripeto: non elettoralistici, ma politici.
Tu denunci che in Italia non esiste più lo Stato di diritto né la libertà, che sono tornate a comandare le Grandi Famiglie degli anni '50. E tu pensi che le diecimila firme, le "costituenti regionali" (?), possano reggere all'urto dell'onda di piena che ci minaccia, tutti quanti siamo?
Il progetto c'è, invece: pronto, aperto flessibile. Si chiama "Unione Federalista dei Riformatori". E' il progetto di una grande casa comune di quanti intendono giungere alla Costituente della Seconda Repubblica bloccando quel ritorno alla Prima che non riporterebbe al potere Craxi ma tutti coloro che, approfittando degli errori di Craxi, nella Prima Repubblica hanno spadroneggiato e poi l'hanno ridotta in stato comatoso. Non si vede, nessuno riesce a concepire, un disegno che abbia l'identità, la struttura, la tensione di questo. Basta volervi partecipare, volersene appropriare.
Se la "Unione Federalista dei Riformatori" che la Lista Pannella mette a disposizione di chiunque voglia farla sua non dovesse decollare, che altro destino avrebbero i cespugli e cespuglietti che variamente al socialismo, al liberalismo, o al vecchio del nuovo si richiamano?
Non parlo per difendere qualcosa che appartiene a me, o alla mia parte. Conosci anche tu la storia di questi anni. In fondo, il progetto della "Unione" richiama, aggiornato, il disegno del "Polo Laico" di un decennio fa. Purtroppo, fu Craxi a decretargli il più fiero ostracismo, dopo che lo stesso Craxi aveva mandato in malora il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati e aveva issato l'infausto vessillo reaganiano dell'antiproibizionismo ad oltranza. Fu difficile, per noi allora radicali, resistere a quei rifiuti, a quei no, e attrezzarci per una lunga resistenza. Per fortuna, ce l'abbiamo fatta. Ma se oggi come Riformatori, arricchiti dell'esperienza di laici e di cattolici, possiamo ancora riprendere quel cammino, vogliamo augurarci che coloro che, come te, intendono risollevare la bandiera socialista, non ripetano infausti errori.
E' urgente una vostra risposta, una vostra risposta positiva. L'urgenza non riguarda noi, o magari voi stessi e le vostre speranze, ma il paese. Hai ragione, tutto sembra franarci attorno. Ma per tentare di impedirlo non dobbiamo perdere una sola ora (magari comportandoci come Martelli che, invitato a Radio Radicale per tenervi un importante filo diretto e parlare a decine di migliaia di persone, è arrivato all'appuntamento con un'ora di ritardo...).. Il tempo - non solo e non tanto quello elettorale - stringe.
So bene che voi vi ponete il problema di identità. E chi vi impedisce i gestirvelo al meglio? Non certo la vostra forte, decisa, adesione all'Unione federalista dei Riformatori, che anzi vi darebbe la sicurezza di un ancoraggio inattaccabile. O avete paura di restare, come si dice, subalterni? A chi, eventualmente? Semmai, se davvero in diecimila vi iscriveste, potreste guidare voi l'Unione. Vi sentite così insicuri?
L'occasione è unica. Occorre coglierla. Occorre che tutti l'afferrino. Non c'è spazio per moltro altro. Nemmeno, tanto per parlar di altro, per le Convenzioni, o le conventicole intellettuali dei progettatori di astratte architetture. C'è invece bisogno di politica, di soggetti della politica, di soggetti forti della politica. Potreste essere, se solo lo voleste, della partita.
Angiolo Bandinelli