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D'Elia Sergio - 30 aprile 1992
"CAMPAGNA PARLAMENTARE MONDIALE PER L'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE ENTRO IL DUEMILA"
XXXVI· CONGRESSO DEL PARTITO RADICALE

A cura di Sergio D'Elia

SOMMARIO: Documento sulla pena di morte predisposto per il 36· Congresso del Partito radicale (Roma, Hotel Ergife, 30 aprile - 3 maggio)

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Il documento che segue rende conto del lavoro compiuto in queste ultime settimane da un gruppo di iniziativa sulla pena di morte, coordinato da Sergio D'Elia e a cui hanno partecipato o collaborato Giandonato Caggiano, Luca Frassineti, Tomaso Staiti di Cuddia, Elisabetta Zamparutti, Basile Guissou, Gaoussou Ouattara, Antonio Marchesi. In varie riunioni, è intervenuto Sergio Stanzani, il cui contributo è stato molto utile come pure importante, per l'azione e gli obiettivi che vogliamo conseguire, è stata l'opera di Adelaide Aglietta al Parlamento Europeo che ha portato all'approvazione di una Risoluzione sulla pena di morte.

Proponiamo qui di seguito la scaletta di alcuni degli interventi previsti nella Commissione congressuale ed una serie di appunti, considerazioni, argomenti e proposte di obiettivi che vorremmo siano in essa affrontati.

Rivolgiamo una preghiera, soprattutto a coloro che sono punti di riferimento di sedi e situazioni organizzate, istituzioni e iniziative politiche, parlamentari e iscritti radicali, di intervenire in commissione e portare contributi che siano di proposta, indicazione di obiettivi puntuali riferiti o riferibili alla nostra campagna, tenuto conto soprattutto delle possibilità e specificità, dei connotati e risorse dell'organizzazione Partito radicale.

COMMISSIONE "PENA DI MORTE": RELAZIONI, COMUNICAZIONI, TESTIMONIANZE

Abbiamo previsto per il XXXVI· Congresso una Commissione politica che vogliamo sia di elaborazione di un progetto calendarizzato di "campagna parlamentare mondiale per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il Duemila", attraverso anche la costituzione ed organizzazione di una "Lega parlamentare mondiale" in grado di sostenere questa battaglia.

Nell'ambito dei lavori di commissione, sono previsti interventi, relazioni, comunicazioni e testimonianze su:

- Ipotesi di un emendamento alla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo o di una dichiarazione ad hoc delle Nazioni Unite che affermi il diritto di ogni essere umano vivente a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria, anche se emessa nel rispetto della legge;

- Strategie per una maggiore partecipazione degli Stati ai trattati internazionali abolizionisti, anche al fine di promuovere l'instaurazione di una consuetudine internazionale che vieti la pena di morte in quanto violazione di un diritto umano fondamentale. Ciò anche attraverso campagne ed azioni rivolte all'opinione pubblica, agli ambienti qualificati ed ai parlamentari nazionali di Paesi che godono di maggior prestigio internazionale e che sono di antica tradizione giuridica;

- Poteri di ingerenza delle Nazioni Unite e diritti umani, nella prospettiva dell'affermazione della sanzione della pena di morte come "gross violation". Verticalizzazione della comunità internazionale nel caso Lockerbie e sottrazione progressiva di poteri alla giurisdizione di tribunali nazionali, anche attraverso forme di moratoria imposte dal Consiglio di Sicurezza. Affermazione di una giurisdizione penale internazionale nelle ipotesi di: particolari materie di rilevante e preoccupante estensione internazionale (traffico internazionale di droga o di armi); categorie particolari di incriminati (minori, donne in gravidanza, malati mentali); situazioni particolari (reati collegati a colpi di stato).

(relazione scritta ed intervento del Prof. Giandonato CAGGIANO, Docente Universitario di Diritto internazionale presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli, Responsabile scientifico della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale);

- Le misure di controllo internazionali (nel sistema delle N.U. e nelle convenzioni internazionali) volte a garantire il rispetto e l'applicazione dei diritti umani degli Stati membri delle Nazioni Unite e degli Stati contraenti; con particolare riferimento alle norme che impongono l'abolizione della pena di morte. Ipotesi di riforma delle Nazioni Unite (relazione scritta di Ugo VILLANI, Docente Universitario, specializzato nella materia di diritti umani; intervento del Dott. Antonio CARUSO, ricercatore di diritto internazionale);

- La Risoluzione del Parlamento Europeo contro la pena di morte, approvata il 12 marzo scorso (Relatrice Adelaide AGLIETTA, presidente del Gruppo Verde al Parlamento Europeo e Consigliere federale del Partito Radicale);

- Il caso Stati Uniti: la segregazione nei "bracci della morte", camera a gas e sedia elettrica, l'esecuzione di minorenni, di minorati mentali, di donne in gravidanza, vietata da molti degli stessi stati mantenitori e su cui si può dire vi sia già un principio di consuetudine internazionale da far rispettare. Le organizzazioni e le strategie abolizioniste (Gore VIDAL, scrittore);

- Diritti umani e pena di morte in Russia e nelle Repubbliche della ex-Unione Sovietica (Nikolai ARZANNIKOV, Presidente Commissione Diritti Umani Repubblica Russa);

- Promozione di accordi regionali contro la pena di morte in Africa (Basile GUISSOU, già ministro degli Esteri del Burkina Faso) (intervento e relazione scritta);

- Rapporto tra campagna contro la pena di morte e sistema dell'informazione;

- Organizzazione di Amnesty International, le strategie individuali, paese per paese, gli anelli deboli della catena dei Paesi mantenitori (Antonio MARCHESI, presidente italiano di A.I.) (intervento e relazione scritta);

- Il caso Ucraina: campagna del Partito radicale a partire dalla vicenda di Makoveckij Oleg Nikolajevich (Nikolaj KHRAMOV).

- Il caso Cuba (Orlando GUTIERREZ, esule cubano a Miami, Segretario del "Directorio Revolucionario Democratico").

Intervengono:

- Francis WODIE', deputato, Segretario Generale del Partito dei lavoratori della Costa d'Avorio;

- Mohamed ADEN SHEIKH, già ministro somalo, più volte incarcerato dal regime di Siad Barre;

- Calixto Navarro, esule cubano a Miami, Segretario Relazioni Internazionali del "Directorio Revolucionario Democratico"

- Dennis SAMMUT, membro del parlamento di Malta, Labour Party, Segretario Generale della Organizzazione della Pace dei Popoli dell'Europa e del Mediterraneo ("Le possibili azioni per l'abolizione della pena di morte nei paesi del Mediterraneo, nei quali rimane ancora come pratica comune");

- Pascal KOFFI TEYA, Costa d'Avorio (attualmente vive in Italia), giornalista.

- Marino BUSDACHIN, consigliere federale del Partito radicale (Campagna per l'abolizione della pena di morte nelle Repubbliche della ex-Unione Sovietica: proposte di azione parlamentare e iniziative nonviolente).

- Andreij ROSCIN, studente universitario, Russia.

- Luca FRASSINETI, detenuto, ex appartenente a "Prima Linea, Italia.

- Elisabetta ZAMPARUTTI, ricercatrice, Italia.

- Gaoussou Ouattara, consigliere federale del P.R., Costa d'Avorio.

CONSIDERAZIONI, ARGOMENTI, POSSIBILI OBIETTIVI E SCADENZE DELLA CAMPAGNA PER L'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE.

Considerazioni:

- La pena capitale è ancora prevista in 143 Stati della comunità internazionale su 187 (in 127 per reati comuni e in 16 solo per reati eccezionali), anche se essa viene eseguita in 106, tra i quali molti paesi di democrazia politica;

- secondo i dati di Amnesty International, nel 1991, 2.086 detenuti sono stati giustiziati in 32 Paesi e 2.703 sentenze di morte sono state emesse in 62 Paesi;

- negli Stati Uniti, le legislazioni di 36 Stati prevedono la pena capitale, in 24 dei quali anche nei confronti dei minori; sono 2.547 i prigionieri in attesa di esecuzione, di cui 32 minorenni; ai condannati a morte viene riservato il trattamento disumano della segregazione per anni nei "bracci della morte" prima di essere giustiziati, in alcuni casi attraverso pratiche di esecuzione che si risolvono in una lunga agonia, come sulla sedia elettrica o nella camera a gas; esecuzioni avvengono in circostanze esplicitamente escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani, ad esempio, nei confronti dei minori, delle donne in gravidanza e dei malati di mente; circostanze che sono escluse anche dalla stragrande maggioranza dei paesi mantenitori;

- nei Paesi della ex-Urss, si sono verificate 208 esecuzioni nel 1990, quasi tutte nella Repubblica russa e in Ucraina, dove 80 condannati sono oggi in attesa di esecuzione, mentre la riduzione da 18 a 5 delle fattispecie criminose per le quali è ammessa la pena di morte, decretata nel luglio '91 dal Soviet Supremo dell'Urss, è stata recepita, dopo lo scioglimento dell'Unione sovietica, solo da alcune delle repubbliche che oggi costituiscono la Comunità degli Stati Indipendenti;

- l'Africa è il luogo dove la pena di morte e la tortura sono praticate nella maniera più ampia e sistematica e che nonostante alcune recenti acquisizioni e tendenze verso l'abolizione, essa rimane il continente dove la vita ed il diritto sono maggiormente offesi;

- nella Comunità Europea, Grecia e Belgio mantengono la pena capitale per i reati ordinari, anche se questi due Stati non la applicano effettivamente da diverse decine d'anni, mentre Italia, Belgio, Grecia, Spagna e Regno Unito, la prevedono per i reati eccezionali, ed inoltre Belgio, Grecia, Irlanda, Regno Unito non hanno ancora firmato o ratificato sia il VI Protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo che il II Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici;

- mantengono la pena di morte gli Stati membri del Consiglio d'Europa, Cipro, Malta e Svizzera per i reati eccezionali, Turchia e Polonia per i reati ordinari ed eccezionali, e i Paesi membri della CSCE, Bulgaria, Stati Uniti D'America, Comunità degli Stati Indipendenti (eccezion fatta per la Georgia), ex-Jugoslavia (???), Lituania, Estonia, Lettonia, Albania.

Argomenti politici, principi fondamentali:

- va affermato senza ambiguità, al più alto livello, con una Dichiarazione, anche, delle Nazioni Unite, come nuovo diritto soggettivo, il diritto di ogni essere umano vivente a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria, anche se emessa nel rispetto della legge;

- l'impegno a operare per l'abolizione della pena di morte ovunque essa sia prevista e praticata, attraverso anche l'affermare per legge il principio "Nessuna estradizione dagli stati che hanno abolito la pena di morte!" o l'impostare la politica estera e in particolare la politica di accordi e cooperazione economica considerando il pieno rispetto dei diritti umani e in particolare l'abolizione della pena di morte come una condizione fondamentale e dirimente di cui tenere conto, può configurarsi come dovere legittimo di ingerenza;

- la via da scegliere non può e non deve essere quella "proibizionistica", "negativa", ma quella di una regolamentazione rigorosissima e progressiva, per tenere conto delle diverse situazioni storiche, culturali, legislative, di costume, dalle quali si partirebbe per realizzare l'attuazione del nuovo diritto soggettivo statuito;

- l'allargamento delle partecipazioni a trattati che vietano o limitano la pena di morte, innanzitutto dei Paesi che godono di maggior prestigio mondiale e che sono di antica tradizione giuridica, può promuovere l'instaurazione di una consuetudine internazionale che vieti la pena di morte in quanto violazione di un diritto umano fondamentale, una norma che sarebbe vincolante per tutti gli stati e prevarrebbe, secondo il diritto internazionale, sul diritto interno contrastante;

- l'abolizione della pena di morte nei paesi della ex Unione Sovietica può rappresentare nei confronti dei Paesi di democrazia classica consolidata un esempio di tolleranza e civiltà giuridica con il quale questi ultimi non potranno non confrontarsi;

- le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla vicenda Lockerbie, segnano un punto di svolta nel campo della cooperazione internazionale in materia penale e della ingerenza negli affari interni dei paesi membri delle Nazioni Unite, configurino un momento di giurisdizione internazionale almeno su talune fattispecie di comportamenti, talune materie o categorie di individui o di presunti colpevoli;

- l'affermazione di questo vero e proprio diritto internazionale penale, con la sottrazione progressiva di poteri alla giurisdizione di tribunali nazionali, può ridurre e progressivamente eliminare la previsione e l'applicabilità della sanzione-pena di morte, anche attraverso forme di moratoria imposte dal Consiglio di Sicurezza; può applicarsi, ad esempio, a particolari materie di rilevante e preoccupante estensione internazionale (traffico internazionale di droga o di armi), categorie particolari di incriminati (minori, donne in gravidanza, malati mentali), situazioni particolari (reati collegati a colpi di stato); può collegarsi con protocolli ad hoc alle Convenzioni internazionali vigenti (ad esempio, Convenzione internazionale sul fanciullo);

- la Risoluzione del Parlamento Europeo (relatrice Adelaide Aglietta) approvata il 12 marzo '92, costituisce uno strumento importante di affermazione di principio, di possibilità legittima di ingerenza, di politica estera, a disposizione dei governi e dei parlamenti, dei militanti democratici per la abolizione della pena di morte;

- l'appello per l'abolizione della pena di morte nell'ex-Urss a cui hanno aderito oltre 620 parlamentari e uomini di governo e circa 200 personalità di tutto il mondo, la mobilitazione contro la pena di morte a Cuba e quella ancora in corso per l'abolizione in Ucraina, sono un primo esempio di azione democratica, nonviolenta, organizzata.

Proposte di iniziative e obiettivi:

1) consegna a Boris Eltsin e Leonid Kravchuk e ai Presidenti delle Repubbliche della ex-Urss delle oltre 1.000 firme raccolte sull'appello del Partito radicale per l'abolizione della pena di morte nella ex-Unione Sovietica, da parte di una delegazione di parlamentari ed uomini di governo, personalità della cultura, della scienza e Premi Nobel che lo hanno sottoscritto.

2)

- una grande campagna di azione parlamentare e di mobilitazione civile, democratica, organizzata sulla base dello stesso testo di legge, di mozione o di risoluzione da presentare contemporaneamente da parte degli eletti e uomini di governo iscritti al P.R. e dei firmatari dell'appello di agosto, nelle assemblee legislative o sedi di governo di diversi paesi, organizzando anche la mobilitazione dei militanti nonviolenti e l'informazione delle opinioni pubbliche di tali paesi.

- proposizione di testi e mobilitazione del contesto di tali azioni, innanzitutto, dentro e fuori i parlamenti e i governi degli Stati membri della Comunità Europea che non hanno ancora abolito la pena di morte ovvero che - avendola abolita - non hanno ancora firmato o ratificato sia il VI Protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo che il II Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici;

- indirizzo, o proposizione, degli stessi testi e dell'iniziativa nonviolenta, agli stati mantenitori membri del Consiglio d'Europa e della CSCE;

- azione rivolta ad alcuni governi nazionali perchè, nell'ambito della Conferenza di revisione degli accordi di Helsinki che si tiene attualmente fino al luglio prossimo, vi sia la proposizione di un emendamento o un nuovo punto del documento che ne uscirà che includa l'impegno ad abolire la pena di morte nei paesi della CSCE.

3) primo Congresso parlamentare mondiale di organizzazione della "Campagna per l'abolizione della pena di morte entro il Duemila" e di costituzione di una apposita Lega. Questo congresso potrebbe tenersi a Roma, nei giorni di Pasqua del '93 per culminare con una grande Marcia Popolare che attraverserebbe Roma per giungere a S.Pietro, in Vaticano, nei momenti precedenti la trasmissione in mondovisione del saluto pasquale del Pontefice cattolico; oppure, potrebbe tenersi in occasione della grande Conferenza mondiale sui diritti umani organizzata dall'Onu a Roma, nel 1993;

4) effettuazione di tutti i passi necessari in sede Onu per il riconoscimento al Partito radicale in quanto organizzazione non governativa, internazionale a difesa dei diritti umani, dello status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite;

5) azione nei confronti delle Nazioni Unite, attraverso il Parlamento Europeo, i parlamenti e i governi nazionali - tenuto conto anche del trattato di Maastricht e dei nuovi poteri dell'Unione Europea in materia di amministrazione della giustizia - e con l'apporto di giuristi e organizzazioni non governative o associazioni per i diritti umani o fondazioni internazionali, attraverso anche un convegno di studio e di proposta di azione, al fine di:

- ottenere una delibera di moratoria generalizzata delle esecuzioni capitali, limitazioni all'applicazione della pena di morte (nei confronti, ad esempio, di minorenni, donne incinte, minorati mentali, anziani ecc.) e le più ampie garanzie processuali agli imputati,

- promuovere e configurare in sede Onu una forma di tribunale internazionale competente a giudicare in ordine a talune fattispecie di comportamenti, talune materie, o categorie di individui o di presunti colpevoli, con particolare riferimento ai colpi di stato, riusciti o falliti, in occasione dei quali, ad esempio, il Consiglio di Sicurezza possa intervenire per imporre garanzie processuali nei confronti dei giudicati, una moratoria delle esecuzioni per un periodo di sei mesi, un anno, ed esigerne il rispetto a costo di un negato riconoscimento internazionale e di sanzioni;

6) un'azione di informazione dell'opinione pubblica e di denuncia in sede di Parlamento Europeo, parlamenti e di governi nazionali, al fine di:

- sottoporre, in base alla procedura 1503 del 1970, alla Commissione dei diritti umani dell'Onu, in quanto "pratica sistematica, generalizzata e grave" ("gross violation") il comportamento degli Stati della Federazione americana che segregano per anni i condannati nei "bracci della morte", utilizzano la camera a gas, la sedia elettrica o tipi altrettanto crudeli di esecuzione, ed eseguono sentenze capitali nei confronti dei minori, delle donne incinte, dei minorati psichici;

- ottenere nell'ambito della Commissione dei diritti umani la nomina di un "rapporteur speciale" proprio sulla questione "pena di morte e diritti umani";

7) un grande convegno in Africa con parlamentari, uomini di governo, rappresentanti di partiti, giuristi, intellettuali, militanti di associazioni per la difesa dei diritti umani come momento di organizzazione dell'azione abolizionista finalizzata alla promozione di un protocollo che rafforzi e renda più efficaci ed indipendenti dalla volontà dei governi il sistema di garanzie e di controlli rispetto alla Carta africana dei diritti umani e di un accordo regionale in Africa a partire innanzitutto dai paesi abolizionisti de jure (Capo Verde, Sao Tomè e Principe, Namibia, Mozambico) o che non eseguono sentenze capitali da almeno dieci anni (Comoros, Costa d'Avorio, Gibuti, Madagascar, Niger, Senegal, Togo).

 
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