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Camera dei Deputati - 29 giugno 1994
PRESENTATA OGGI 29 GIUGNO ANCHE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI LA MOZIONE PARLAMENTARE SULLA"MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI" DA PARTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA E DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

Hanno sottoscritto la mozione più di 100 deputati.

Segue testo analogo a quello presentato al Senato

La Camera dei Deputati,

RILEVATO CHE

- la pena di morte è oggi ancora prevista negli ordinamenti giudiziari di 132 Stati della comunità internazionale su 181 (116 per reati ordinari e 16 per reati eccezionali) ed è ancora applicata in 96 paesi, ivi inclusi alcuni di democrazia politica;

- numerosi paesi, anche a ordinamento democratico, applicano la pena di morte in circostanze escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani (minore età o malattie mentali);

- la comunità internazionale è minacciata da violazioni delle più elementari norme del diritto internazionale umanitario, quali i crimini di guerra, le aggressioni territoriali, il terrorismo, il genocidio, i crimini contro l'umanità;

- la gravità di tali violazioni nel territorio della ex-Jugoslavia, l'epurazione etnica, la violenza sistematica sulle donne, le stragi di civili sono realtà quotidiana;

- in alcuni paesi e situazioni, la pena di morte viene comminata in assenza di garanzie giuridiche e processuali, specialmente in caso di colpi di Stato e di guerre civili;

- in tali situazioni, l'applicazione della pena di morte è la fulminea e più probabile conseguenza del processo, in quanto pena esemplare ed immediata, e che spesso essa assume connotati di vero e proprio sterminio, poiché condanne a morte vengono eseguite nei confronti di individui rei di appartenere ad un medesimo gruppo, partito o fazione, o accusati solo di complicità morale;

- i colpi di Stato e le guerre civili spesso coinvolgono Stati limitrofi e si ripercuotono sul difficile equilibrio delle alleanze e dei sistemi di difesa a livello universale e regionale;

- le guerre civili rappresentano una minaccia alla sicurezza mondiale e rientrano nelle competenze del Consiglio di Sicurezza sulla base del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite;

RITENUTO CHE

- occorre uno strumento di sanzione penale internazionale per dissuadere o punire i responsabili di tali atrocità, subordinando il principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati al rispetto della dignità e dei diritti umani;

- il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria va affermato come fondamentale e inviolabile diritto della persona, in ogni ordinamento giuridico, con particolare riferimento a quegli Stati che abbiano in corso la revisione della loro Costituzione;

VISTI

- la Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo 1992, laddove afferma che "nessuno Stato, e a maggior ragione nessuno Stato democratico, può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo nel proprio ordinamento la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi";

- lo Statuto del Tribunale Internazionale per i crimini commessi nella ex-Jugoslavia istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il quale esclude in ogni caso la pena di morte;

CONSIDERATO CHE

- è in corso una campagna internazionale denominata "Nessuno tocchi Caino", condotta da cittadini e da parlamentari per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000, a cui hanno aderito Premi Nobel, personalità della scienza, della cultura, numerose città, province e regioni italiane, e rappresentanti di tutte le religioni e di parlamenti di diversi paesi;

- una tappa di questa campagna è stata la marcia di Pasqua che si è svolta a Roma, il 3 aprile scorso, che aveva per obiettivi la moratoria delle esecuzioni capitali e la costituzione del Tribunale penale internazionale per i crimini contro l'umanità;

- la prossima tappa, con gli stessi obiettivi, è riferita all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1994, in occasione della quale si stanno preparando iniziative parlamentari e una mobilitazione internazionale;

IMPEGNA IL GOVERNO

- a fare propria la Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo 1992, laddove afferma che nessuno Stato, e a maggior ragione nessuno Stato democratico, può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo nel proprio ordinamento la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi;

- a sostenere e a promuovere presso la 49ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite l'stituzione del Tribunale internazionale permanente sui crimini contro l'umanità;

- a perseguire nell'immediato l'obiettivo giuridico, politico e morale della moratoria delle esecuzioni in caso di colpi di stato, di guerre civili o altre situazioni analoghe;

- ad adoperarsi affinché il Consiglio di Sicurezza in tali casi imponga la moratoria delle condanne a morte per un periodo prefissato o avochi a sé il potere di inchiesta, almeno fino a che non appaia da elementi certi che vi sia il rispetto delle più elementari caratteristiche di una "giustizia giusta";

- ad adoperarsi affinché il Consiglio di Sicurezza sancisca il principio del divieto dell'applicazione della pena di morte, in simili circostanze, in qualsiasi Paese;

- a porre all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1994, la seguente proposta di Risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali:

"L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Considerato

- che il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria, anche se emessa nel rispetto della legge e della procedura, va affermato come fondamentale e inviolabile diritto della persona in tutti gli ordinamenti giuridici nazionali e come diritto umano nell'ordinamento internazionale;

- che è necessario stabilire subito una moratoria delle esecuzioni anche già decretate, affinchè il principio dell'indisponibilità allo Stato della vita di ogni uomo si affermi ovunque nel mondo entro l'anno 2000;

Chiede al Consiglio di Sicurezza

- di imporre una moratoria delle esecuzioni da applicare a tutte le situazioni create da "colpi di Stato" o da guerre civili - che costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale -, e di ricorrere, in caso di violazioni degli Stati, a tutte le sanzioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite;

Stabilisce

- che lo Statuto del Tribunale penale internazionale escluda la previsione della pena di morte per qualsiasi reato, così come sancito nello Statuto del Tribunale ad hoc sulla ex-Jugoslavia;

Raccomanda agli Stati membri

- di attuare una moratoria delle esecuzioni anche già decretate, e di impegnarsi a conseguire l'obiettivo dell'abolizione entro l'anno 2000;

- di attivare la procedura di contenzioso internazionale, ex art. 41 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, nei confronti degli Stati contraenti che applicano la pena di morte in violazione dei limiti previsti dall'articolo 6 del Patto (estrema gravità del crimine commmesso, inapplicabilità nei confronti dei minori di diciotto anni e delle donne in stato di gravidanza);

- di formulare sistematicamente obiezioni alle riserve che gli Stati, nel ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici, oppongono alle limitazioni nell'uso della pena di morte previste dal Patto stesso, confermando con questa prassi l'evoluzione del diritto internazionale a sancire la nullità delle riserve agli accordi sui diritti umani."

 
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