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Parlamento Europeo - 13 giugno 1991
Situazione in Etiopia

Il Parlamento europeo,

A. tenuto conto dei recenti sviluppi della situazione in Etiopia a seguito della caduta, il 2 maggio 1991, del regime dittatoriale e repressivo di Mengistu e della conquista della capitale etiopica da parte dei ribelli tigrini dell'EPDRF,

B. costernato per la brutale repressione messa in atto dall'EPDRF contro i civili che manifestavano per la democrazia e l'unità nazionale in varie città del paese (Addis Abeba, Akaki, Nazareth, Diredawa), che ha fatto numerose vittime,

C. considerando che ai negoziati di Londra, svoltisi sotto l'egida degli Stati Uniti, era presente soltanto una parte dei movimenti rappresentativi della popolazione e che l'insediamento del solo EPDRF alla testa del governo provvisorio non regolerà in alcun modo le divisioni del paese,

D. estremamente allarmato per l'eventualità che l'attuale situazione in Etiopia possa comportare una destabilizzazione del Corno d'Africa e mettere in pericolo la pace e lo sviluppo di tale regione,

E. particolarmente colpito per la tragica situazione nella quale si trova una gran parte della popolazione etiopica: circa sette milioni di persone minacciate dalla carestia,

F. profondamente preoccupato dall'allarme lanciato dalle agenzie specializzate delle Nazioni Unite per l'impossibilità di distribuire l'aiuto alimentare d'urgenza ai sette milioni di civili minacciati dalla fame, a causa dell'insicurezza che regna nel paese in generale e nelle regioni di Harar (sud-est) e di Gembella (sud-ovest) in particolare,

G. profondamente turbato dagli attacchi di guerriglieri del Fronte di Liberazione Oromo (FLO) contro i campi dei profughi provenienti dal Sudan meridionale situati in Etiopia e considerando che circa 400.000 rifugiati del Sudan meridionale vagano, a seguito di tali attacchi, nel sud-est dell'Etiopia o sulla via del ritorno verso il loro paese,

H. costernato per i recenti bombardamenti sui profughi che rientravano nel Sudan meridionale da parte dell'aeronautica sudanese,

I. ricordando le sue precedenti risoluzioni, in particolare quelle sulle violazioni dei diritti dell'uomo,

J. tenendo conto del gran numero di rifugiati etiopici che hanno lasciato il paese in questi ultimi giorni sotto la minaccia delle persecuzioni,

1. chiede che sia firmato un cessate il fuoco tra le forze in conflitto onde facilitare la distribuzione dell'aiuto alimentare;

2. lamenta il fatto che ai primi negoziati, svoltisi a Londra il 27 e 28 maggio 1991 sotto l'egida degli Stati Uniti, abbiano partecipato soltanto tre dei gruppi dell'opposizione e deplora, come indicato dalla sua commissione per lo sviluppo e la cooperazione alla Presidenza in carica del Consiglio "sviluppo", che la Comunità europea abbia dato prova di una grave carenza politica, gravida di conseguenze, lasciando intervenire i soli Stati Uniti;

3. ritiene che una soluzione pacifica e democratica dei problemi che dilaniano il paese debba, in primo luogo, essere trovata dagli stessi etiopici, senza ingerenze esterne e alla presenza di tutte le organizzazioni e di tutti i movimenti rappresentativi della popolazione civile etiopica;

4. auspica che sia convocata una conferenza nazionale, le cui modalità di elezione, competenze e funzioni saranno determinate da un accordo tra tutte le forze politiche, onde preparare la via per la costituzione di un governo di transizione democratica, accettabile per la maggioranza della popolazione etiope e che vi siano invitati tutti i movimenti politici;

5. invita la Commissione e la Cooperazione politica europea a prendere, tramite l'ONU e la CEE, iniziative atte a porre termine alla totale anarchia in Etiopia e assicurare il loro ruolo di mediatori onde favorire un'evoluzione democratica e pacifica, garantendo la partecipazione di tutti i gruppi politici del paese;

6. condanna vigorosamente, in quanto violazione dei diritti dell'uomo, le sanguinose repressioni delle manifestazioni di cui si sono resi responsabili i dirigenti dell'EPDRF;

7. sottolinea la necessità che, mediante mezzi pacifici e nel quadro della democratizzazione dello Stato etiope, venga data una soluzione giusta e definitiva alle aspirazioni del popolo eritreo tenendo conto del suo diritto all'autodeterminazione e della risoluzione delle Nazioni Unite del 2 dicembre 1950;

8. condanna il ricorso alla forza da parte del governo sudanese per impedire il rimpatrio dei profughi nel Sudan meridionale e le aggressioni effettuate da banditi e da ribelli contro i soccorritori;

9. chiede alla Commissione di appoggiare e far propria la dichiarazione del segretario generale dell'ONU riguardante la sicurezza e la protezione dei profughi, delle popolazioni civili e degli ex combattenti nonché la sua richiesta che vengano date garanzie affinché i convogli di assistenza umanitaria possano attraversare le zone del conflitto e siano protette le riserve alimentari;

10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Cooperazione politica europea, al Consiglio, alla Commissione, al Segretario generale dell'ONU, all'OUA, al governo degli Stati Uniti, al governo provvisorio dell'Etiopia e al governo del Sudan.

 
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