(Risoluzione comune sui docc. B3-1119, 1216, 1217, 1218, 1220, 1222 e 1223/91)
Il Parlamento europeo,
A. profondamente turbato per le violenze in Slovenia e in altre parti della Jugoslavia e deplorando i morti, i feriti e i danni da esse provocati,
B. rilevando che, secondo l'attuale Costituzione jugoslava, la Federazione è composta da nazioni sovrane che hanno il diritto all'autodeterminazione, ivi incluso il diritto alla secessione,
C. richiamando l'attenzione sul fatto che, firmando l'Atto finale di Helsinki e la Carta di Parigi, tutti gli Stati europei si sono impegnati a rispettare i diritti dell'uomo e il diritto dei popoli di scegliersi la propria forma di governo,
D. compiacendosi per l'appello lanciato dai Dodici affinché entri per la prima volta in moto il meccanismo di crisi recentemente creato in seno alla CSCE per risolvere conflitti in Europa,
E. ricordando le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Jugoslavia, tra cui quella recentissima del 16 maggio 1991 ,
1. deplora che l'esercito federale abbia fatto uso della forza in Slovenia, a quanto sembra senza tener conto delle autorità federali;
2. chiede a tutte le parti in causa di astenersi da ogni ulteriore uso della forza;
3. si compiace per gli sforzi compiuti dalla Comunità volti a promuovere la pace e ritiene che l'accordo raggiunto il 7 luglio 1991 a Brioni, se rispettato da tutte le parti in causa, dia il tempo di trovare una pacifica soluzione dei conflitti;
4. ribadisce che gli alti comandi dell'esercito federale jugoslavo devono far rientrare immediatamente le truppe nelle caserme e chiede alle autorità federali di vegliare sull'esecuzione e a tutte le altre parti in causa di non frapporre ostacoli;
5. auspica che l'elezione alla presidenza di Stipe Mesic possa costituire un punto di partenza per ricostituire un clima di reciproca fiducia;
6. ritiene assolutamente necessario che tutte le parti in causa avviino ulteriori negoziati - con l'assistenza della Comunità europea e della comunità internazionale, qualora dette parti lo richiedano - volti a creare strutture politiche valide, onde assicurare la massima cooperazione possibile tra i popoli della Jugoslavia;
7. ribadisce il proprio punto di vista secondo cui, come confermato dalla Costituzione federale, le repubbliche federate e le province autonome della Jugoslavia hanno il diritto di determinare il loro futuro in modo pacifico e democratico; ritiene tuttavia che ciascuna repubblica sia assolutamente tenuta a usare soltanto strumenti pacifici e democratici di riforma costituzionale e debba pienamente rispettare i vincoli derivanti dalla CSCE, inclusi quelli relativi ai diritti dell'uomo, soprattutto i diritti delle minoranze e delle nazionalità, nonché il rispetto delle frontiere esterne e interne;
8. accoglie con favore la volontà da parte dei governi di Slovenia e Croazia di sospendere l'applicazione delle loro dichiarazioni unilaterali di indipendenza per tre mesi, come previsto nell'Accordo di Brioni, e invita tutte le parti in causa a sfruttare questo lasso di tempo per concludere i negoziati;
9. chiede alle autorità serbe di non fare più opposizione alla ricerca di un'intesa sulle nuove istituzioni della Jugoslavia e di rinunciare alla loro impostazione centralistica, prendendo atto della nuova situazione politica;
10. riconosce la legittimità democratica, anche nell'ambito dell'ordinamento iugoslavo, del presidente, del parlamento e del governo della Slovenia e della Croazia, eletti con elezioni libere, pacifiche e democratiche nell'aprile 1990, in conformità delle leggi jugoslave, slovene e croate, e ribadisce la propria opposizione all'uso delle forze armate contro le suddette autorità;
11. appoggia tutti gli sforzi, fra cui quelli della Comunità europea e della CSCE, volti ad assicurare il ripristino della pace in Jugoslavia; sottolinea l'importanza del ricorso al meccanismo di emergenza recentemente messo a punto nell'ambito della CSCE per far fronte alle crisi; ritiene che questi sforzi debbano essere proseguiti con serietà ed energia;
12. appoggia la decisione del Consiglio di sospendere l'aiuto economico e finanziario alla Jugoslavia e chiede alla Commissione, al Consiglio, alla Cooperazione politica europea e ai governi degli Stati membri di chiarire che la continua ingerenza dell'esercito federale jugoslavo nella crisi politica darà luogo alla sospensione di ogni tipo di assistenza e cooperazione, incluse le relazioni diplomatiche, con lo Stato federale; chiede loro inoltre di contribuire in tutti i modi possibili al ripristino della pace e dell'ordine democratico;
13. ritiene che debbano immediatamente cessare le forniture di armi a tutte le parti in causa in Jugoslavia;
14. manifesta la propria profonda preoccupazione per le conseguenze dell'attuale crisi jugoslava sui vitali assi di collegamento tra la Grecia e gli altri Stati membri della Comunità e invita la Commissione a elaborare un piano di emergenza che garantisca collegamenti alternativi, incluso un ponte aereo, qualora la crisi non si risolva nell'immediato futuro;
15. incarica il suo Presidente, d'intesa con la commissione politica e la delegazione per le relazioni con la Jugoslavia, di attivare gli opportuni contatti affinché non venga tralasciata alcuna possibilità di soluzione amichevole;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Cooperazione politica europea, ai parlamenti degli Stati membri, al governo federale e ai governi delle repubbliche federate della Jugoslavia.