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Parlamento Europeo - 12 luglio 1991
RELAZIONE ANNUALE DELLA COMMISSIONE SULL'ATTUAZIONE DELLA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI (1989)

Il Parlamento europeo,

- vista la relazione annuale sull'attuazione della riforma dei fondi strutturali (1989) (COM(90) 516),

- visto l'articolo 130 A del Trattato CEE, che prescrive alla Comunità di sviluppare la propria azione intesa a rafforzare la sua coesione economica e sociale e di promuovere il suo sviluppo armonioso,

- visti i regolamenti (CEE) del Consiglio n. 2052/88 e n. 4253/88 ,

- viste le risoluzioni del 14 febbraio 1989 , 21 novembre 1990 e 22 febbraio 1991 sugli orientamenti della Commissione per la gestione del Fondo sociale europeo in materia di lotta contro la disoccupazione di lunga durata e di inserimento professionale dei giovani (obiettivi 3 e 4), sulle iniziative comunitarie "EUROFORM" "NOW" e "HORIZON" e sul funzionamento del Fondo sociale europeo,

- visti la relazione annuale della Corte dei conti sull'esercizio 1989 e il parere della commissione per gli affari sociali, l'occupazione e le condizioni di lavoro sul discarico 1989 (sezione concernente il Fondo sociale europeo) ,

- viste le relazioni della commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale e le corelazioni delle commissioni: affari sociali, occupazioni e condizioni di lavoro; agricoltura, pesca e sviluppo rurale; bilanci e controllo di bilancio (A3-192/91),

A. considerando che lo sviluppo delle risorse umane, in quanto componente vitale di uno sviluppo economico e sociale armonioso e fattore determinante di rafforzamento della coesione economica e sociale, sarà possibile solo purché siano adottati modelli di sviluppo che considerino le risorse umane in quanto elemento essenziale di investimento,

B. ricordando che la realizzazione dei 5 obiettivi dei Fondi strutturali dipenderà in ampia misura da una gestione efficiente e da una corretta utilizzazione dell'F.S.E.,

C. considerando pertanto che il Fondo sociale europeo, in quanto strumento fondamentale di valorizzazione delle risorse umane, deve essere gestito e utilizzato in modo da garantire il soddisfacimento delle esigenze in materia di formazione professionale, il miglioramento delle qualifiche, la ristrutturazione e la lotta contro la disoccupazione e l'incertezza dell'impiego,

D. considerando che, nelle regioni dell'obiettivo 1, i sistemi di istruzione e formazione sono quantitativamente e qualitativamente insufficienti e che il numero dei posti da coprire non è in grado di far fronte all'arrivo di giovani lavoratori sul mercato del lavoro; che, inoltre, le regioni dell'obiettivo 2 sono caratterizzate da un sensibile invecchiamento della forza lavoro e da una mancanza di correlazione tra le attuali tecniche tipiche di industrie in declino e le esigenze delle nuove industrie,

E. fatte salve le azioni strutturali specifiche per sviluppare e migliorare i sistemi di insegnamento e di formazione tecnica e professionale nelle regioni (e paesi) dell'obiettivo 1,

I. INTRODUZIONE

1. si congratula con la Commissione per la puntuale presentazione della sua relazione e per l'ampiezza, chiarezza ed eccellente strutturazione di quest'ultima, oltre che per il realismo da essa manifestato;

2. apprezza lo sforzo rappresentato dall'aver realizzato tale presentazione entro le scadenze dei piani nazionali da parte sia degli Stati membri sia della Commissione, tenendo conto dell'elevato numero di tali piani (140) e del drastico mutamento che il nuovo regolamento comporta per la Commissione e gli Stati membri;

3. si attende la stessa diligenza nella presentazione delle relazioni per quanto riguarda il primo comma dell'articolo 25 del Regolamento dei Fondi;

4. si attende entro la fine del 1991 una valutazione critica (a metà periodo) della riforma dei fondi strutturali;

5. prende atto che il volume totale dei Fondi per il quinquiennio 1988-1993 è di 60.315.000 ECU e che la loro destinazione indicativa sarà la seguente:

- Obiettivo 1 38.300

- Obiettivo 2 7.205

- Obiettivi 3 e 4 7.450

- Obiettivo 5 a 3.415

- Obiettivo 5 b 2.795

- Misure transitorie e

innovatrici 1.150

6. fa notare che i Fondi in questione comporteranno al termine del quinquiennio un incremento dell'1,6% del PIL dell'insieme dei paesi beneficiari;

7. acconsente al criterio della Commissione di concentrare i Fondi in poche regioni così come di tener conto del PIL regionale combinato con il PIL nazionale al momento di selezionare quelle che devono rientrare nell'obiettivo n. 1; chiede che siano istituiti nuovi indicatori in materia sanitaria, sociale e ambientale ai fini di uno sviluppo sostenibile;

8. deplora che gli Stati membri non abbiano sfruttato sufficientemente tutte le possibilità offerte dal regolamento onde ottenere una concentrazione degli aiuti comunitari nelle regioni dell'obiettivo n. 1;

9. prende atto dell'esistenza di una certa lentezza amministrativa al momento di applicare i Fondi da parte di qualche Stato membro, il che spesse volte si traduce in un ritardo nei pagamenti da parte della Commissione;

10. ritiene che, a causa della variegata situazione amministrativa negli Stati membri, non sia opportuno utilizzare procedure identiche per i quadri comunitari di sostegno;

11. si aspetta che per i quadri comunitari di sostegno riguardanti le regioni dell'obiettivo n. 2 per gli anni 1992/1993, malgrado l'esistenza di problemi analoghi, questa volta si tenga maggiormente conto delle peculiarità regionali e vengano quindi fissate priorità diversificate di sviluppo;

12. si attende per i prossimi quadri comunitari di sostegno una minore pressione a livello di scadenze, onde rendere possibile in ogni caso una valutazione preventiva;

13. reputa che la resistenza manifestata a quanto pare da qualche Stato membro verso l'applicazione del principio dell'addizionalità sminuisca la sua efficacia e possa anche generare effetti negativi; constata però che nel 1990 l'applicazione di tale principio è migliorata;

14. chiede alla Commissione di mettere a punto una proposta in cui venga regolamentata in maniera più concreta l'applicazione del principio di addizionalità da parte degli Stati membri, disciplinando la distribuzione dei cofinanziamenti provenienti dai vari livelli regionale, nazionale e comunitario nonché le condizioni cui devono sottostare i programmi operativi per garantire la complementarietà delle azioni di sviluppo regionale che questi strumenti intendono promuovere;

15. giudica imprenscindibile la partecipazione delle regioni alla negoziazione dei programmi che le interessano ed esorta la Commissione a essere rigida nell'osservanza di questo principio, rispettando le peculiarità di ogni Stato e mettendo a disposizione i mezzi tecnici o amministrativi che possano rendersi necessari per rendere più fattiva tale partecipazione;

16. sostiene la Commissione nei suoi sforzi volti a ottenere una diminuzione in termini relativi degli aiuti agli investimenti infrastrutturali, onde agevolare una maggiore concentrazione degli investimenti produttivi; reputa però che migliorare le infrastrutture di base possa essere considerato, in taluni casi, come una fase necessaria, il presupposto di qualsiasi sviluppo e che ciò si applichi non solo ai grandi piani statali ma anche a quelli regionali;

17. deplora che per l'obiettivo n. 1 siano state richieste sovvenzioni globali relativamente limitate;

18. rileva che gli Stati membri hanno fatto scarsamente ricorso alle sovvenzioni globali e ancor meno ai prestiti della BEI, nonostante la disponibilità affermata da quest'ultima a intervenire nei casi in cui si trattava di investimenti redditizi;

19. avverte una certa rinuncia da parte della BEI a partecipare alla politica in questione, nonostante il suo consenso con la Commissione; reputa preoccupante la scarsa partecipazione della BEI agli obiettivi 3 e 4 (15%);

20. constata l'insufficienza delle risorse destinate dai Fondi strutturali a questo scopo; sostiene energicamente la Commissione nella sua esigenza di rispetto, protezione e miglioramento dell'ambiente in tutti gli interventi dei Fondi, fornendo a tal fine risorse supplementari là dove si rendono necessari investimenti aggiuntivi;

21. condivide la preoccupazione della Commissione che le misure di sviluppo cofinanziate dai Fondi struttuali possano costituire un ulteriore aggravio dell'ambiente;

22. ritiene che gli appalti pubblici debbano adeguarsi scrupolosamente alla normativa comunitaria, benché per questo la Commissione debba fornire assistenza e supporti tecnici;

23. reputa necessaria la partecipazione, a carattere consultivo, delle parti sociali (sindacati, associazioni, associazioni di categoria, ecc.) al controllo dei programmi, sempre che ciò non complichi il procedimento decisionale e ne sia accertata la rappresentatività nella zona di appartenenza;

24. giudica essenziale il controllo più scrupoloso della destinazione dei Fondi e dell'efficacia della loro applicazione;

25. esorta la Commissione e gli Stati membri a promuovere la collaborazione tra le regioni, specialmente quelle transfrontaliere, dedicando anche particolare attenzione a quelle ultraperiferiche;

26. accoglie con favore che siano ormai possibili anche misure a favore della promozione del potenziale tecnologico, ma chiede alla Commissione di potenziare questo settore e di tener particolarmente presenti le forti interrelazioni delle regioni degli obiettivi 1, 2 e 5b nella distribuzione dei fondi per i programmi comunitari di ricerca e tecnologia;

27. ritiene che nel quadro delle iniziative comunitarie si debbano elaborare programmi specifici volti a ovviare agli effetti negativi che avrà sulle zone di frontiera l'eliminazione dei confini interni della Comunità;

II. Il FEAOG (Sezione Orientamento)

28. giudica positivamente la relazione presentata dalla Commissione, nella quale, con un'impostazione orizzontale, si cerca di offrire una visione globale dell'avvio dell'applicazione dei principi e delle linee direttrici della riforma dei Fondi strutturali;

29. rileva che la relazione della Commissione ha carattere prevalentemente descrittivo, il che, in molti casi, implica un'assenza di valutazioni sulla gestione di ogni singolo Fondo e sull'applicazione e sull'impatto effettivo della riforma;

30. ritiene, ciononostante, che una relazione sulle attività del 1989 non sia particolarmente adatta per esprimere un giudizio preciso sui risultati o sull'incidenza di tali attività nei confronti della politica strutturale agricola, dal momento che si tratta di un anno di preparazione delle azioni regionali (elaborazione dei quadri comunitari di sostegno) e nel corso del quale si è modificata in modo significativo la regolamentazione delle misure strutturali agricole di tipo orizzontale, allo scopo di integrarle nel contesto della riforma e coordinarle con le misure regionali contemplate dagli obiettivi nn. 1 e 5 b);

31. è consapevole che la riforma dei Fondi comporta intrinsecamente una più ampia applicazione del principio di sussidiarietà, ossia una responsabilità sempre maggiore degli Stati membri nell'attuazione delle misure strutturali; teme pertanto che le differenze, da una parte, tra i tempi di adozione e attuazione delle varie misure nei diversi Stati membri e, dall'altra, tra i livelli di risorse finanziarie di cui essi dispongono possano creare gravi ostacoli sul cammino verso il rafforzamento della coesione economica e sociale;

32. deplora che si sia interpretato il carattere orizzontale delle misure contemplate dall'obiettivo n. 5 a) in modo da non procedere a realizzare una programmazione totale delle relative azioni; questo ha ripercussioni negative sulla coerenza di tali interventi e sulla loro integrazione con le altre misure strutturali di carattere non rigorosamente agricolo, a livello sia territoriale che settoriale;

33. ritiene che la mancanza di programmazione delle misure dell'obiettivo n. 5 a) favorisca situazioni di imprevedibilità finanziaria e che ciò sia ancora più evidente nelle zone non interessate dall'obiettivo n. 1, per le quali in futuro si dovrà eventualmente elaborare una programmazione finanziaria dell'obiettivo n. 5 a), nella misura in cui si tratti di spese non obbligatorie nell'ambito di una dotazione di bilancio prestabilita;

34. prende atto della nuova impostazione della politica strutturale agricola che scaturisce dalla comunicazione della Commissione al Consiglio sull'evoluzione e sul futuro della PAC ; ritiene inoltre che in ogni caso la riforma della PAC e l'applicazione dei principi della riforma dei Fondi debbano essere processi paralleli e coerenti, entrambi volti a conseguire l'obiettivo della coesione economica e sociale in conformità dei principi e degli scopi assegnati alla PAC dal trattato CEE;

35. invita la Commissione a riconsiderare le percentuali di finanziamento comunitario da destinare alle misure orizzontali dell'obiettivo n. 5 a) in funzione dell'impatto che le misure restrittive eventualmente adottate nel contesto della riforma della PAC potrebbero avere su alcune regioni prevalentemente agricole e dotate di scarse risorse alternative, allo scopo di non acuire i divari tra queste zone e il resto della Comunità;

36. riafferma i principi espressi nella relazione Stevenson (A3-27/91) concernenti la necessità di elaborare un'autentica politica agricola comunitaria autonoma, nel cui ambito si possano integrare e coordinare appieno i vari strumenti attivati a partire dalla riforma dei Fondi;

37. insiste sulla necessità di integrare la politica comune della pesca nei Fondi strutturali - ovviando in tal modo all'errore commesso con la sua esclusione in occasione della riforma precedente - così come conviene a un settore che deve adeguare la propria capacità produttiva a possibilità di pesca più ridotte, tenendo conto altresì del forte impatto sociale e regionale degli adattamenti a esso imposti;

38. rileva che a tal fine si dovrebbe creare un obiettivo 5 c) specificamente adattato alle zone di pesca, che contempli la politica strutturale della pesca sia nell'ottica della flotta che in quella dell'industria di trasformazione;

39. rileva che, in considerazione di eventi come l'integrazione dei "länder" della Germania orientale, il progresso verso l'Unione economica e monetaria e l'urgenza della riforma della PAC, risulta superato e insufficiente l'obiettivo di raddoppiare i Fondi strutturali tra il 1989 e il 1993; a tal riguardo è altresì opportuno ricordare che tale raddoppio rappresentava un obiettivo minimo e non massimo;

40. approva alcune delle raccomandazioni formulate dalla Corte dei conti nella summenzionata relazione annuale sull'esercizio 1989, in particolare per quanto riguarda la necessità di migliorare e chiarire la definizione di obiettivi precisi e di criteri di scelta che consentano di dirigere gli aiuti verso determinati tipi di produzione o categorie di imprese, il che agevolerebbe la valutazione del grado di efficacia delle azioni;

41. ribadisce l'opportunità di semplificare la regolamentazione strutturale agricola allo scopo di facilitarne la comprensione e l'applicazione da parte delle varie amministrazioni e dei vari operatori interessati, e allo scopo altresì di promuovere la realizzazione di studi volti a razionalizzare le procedure e accelerare l'iter burocratico; inoltre, segnala la necessità che le amministrazioni pubbliche dei singoli Stati membri, in collaborazione con i rispettivi organi regionali e locali, dispongano di un servizio pubblico efficiente che da un lato offra una consulenza agli agricoltori e dall'altro si occupi della gestione e del controllo degli aiuti;

42. ritiene opportuno procedere a una riorganizzazione dei sistemi di controllo e di lotta contro la frode, in modo da renderli più consoni agli attuali strumenti comunitari di sostegno, evitando che si limitino a esercitare un controllo fiscale tradizionale e servendosene altresì per incoraggiare gli stessi imprenditori agricoli a tener fede agli impegni assunti;

43. rimane in attesa della valutazione delle politiche strutturali ed eventualmente di nuove proposte a tale riguardo, che la Commissione si è impegnata a presentare entro il 1991;

III. IL FONDO SOCIALE EUROPEO (FSE)

Gestione dell'F.S.E. e suo coordinamento con altri strumenti comunitari

44. protesta per il fatto che la Commissione, nelle trattative svolte con gli Stati membri in fase di negoziato dei quadri comunitari di sostegno e dei corrispondenti programmi operativi, ha mancato di porre un maggior accento sullo sviluppo delle risorse umane in quanto priorità delle politiche strutturali, il che si sarebbe configurato come un contributo verso il raddoppio dell'F.S.E. entro il 1992 e avrebbe garantito una piena utilizzazione delle risorse finanziarie messe a disposizione dell'F.S.E. dall'autorità di bilancio;

45. sottolinea, in tale contesto, che nell'ambito dei Fondi strutturali la promozione del capitale umano e il finanziamento dell'infrastruttura debbono essere effettuati sulla base del principio di parità, per tener conto del valore della componente umana degli investimenti; richiama ancora una volta l'attenzione sugli elevati costi finanziari connessi alla riqualificazione e all'utilizzazione ottimale della senescente forza lavoro delle regioni in declino dell'obiettivo 2 nonché sulla garanzia di una formazione adeguata per la forza lavoro in espansione delle regioni dell'obiettivo 1;

46. sostiene, nella stessa ottica, la costruzione di infrastrutture per l'istruzione, l'insegnamento e la formazione professionale, nelle regioni dell'obiettivo 1;

47. condanna, quanto all'infrastruttura, il persistere di grandi difficoltà di accesso alle zone interne e montagnose delle regioni meno sviluppate e di insufficienti comunicazioni con le zone insulari, nonostante l'elevato livello degli investimenti, e chiede che in futuro, nell'elaborare i programmi operativi, sia data priorità a tali regioni e, in particolare, a quelle dell'obiettivo 1;

48. auspica che le parti sociali siano maggiormente coinvolte nella fase di preparazione e negoziato dei quadri comunitari di sostegno e ritiene che la loro partecipazione sia essenziale alla preparazione, all'accompagnamento e alla valutazione di tali strumenti e dei corrispondenti programmi operativi; sollecita la Commissione a favorire l'entrata delle parti sociali nei comitati di sorveglianza;

49. ritiene che i principi di decentramento, sussidiarietà e gestione comune, alla base della riforma dell'F.S.E., implichino da parte della Commissione una maggiore responsabilità nel garantire l'efficienza gestionale e la piena utilizzazione degli stanziamenti di bilancio assegnati al Fondo; sollecita pertanto la Commissione a migliorare il suo sistema di valutazione ex ante ed ex post e ad ampliare e sviluppare le sue attività di accompagnamento e di monitoraggio in loco, tramite l'attività dei comitati di sorveglianza e controlli a campione a opera di esperti;

50. ribadisce che un'efficiente gestione dell'F.S.E. sarà possibile solo qualora la Comunità imponga sanzioni in caso di irregolarità o abusi;

51. ritiene necessario applicare in seno alla Commissione nuovi meccanismi interni di coordinamento e valutazione che consentano in fase di negoziato/attuazione dei QCS e dei programmi operativi, di tener conto di ulteriori azioni e strumenti comunitari in materia di risorse umane, come, per esempio, i programmi FORCE, EUROTECNET, COMETT, LEDA, ERGO, HANDYNET, HELIOS, PETRA, ERASMUS e MATTHAEUS;

52. ritiene inoltre che le nuove unità di coordinamento dovrebbero essere dotate di risorse che consentano loro di armonizzare i vari metodi di valutazione usati dalla Commissione per i vari strumenti in materia di risorse umane; tale armonizzazione è essenziale al fine di intensificare la rispondenza della valutazione ex ante, l'accompagnamento e la valutazione ex post dell'attuazione dei quadri comunitari di sostegno e dei corrispondenti programmi operativi;

53. ritiene che, sebbene il 1989 e il 1990 siano stati i primi anni di attuazione della riforma dei Fondi strutturali, occorra render pubblici, con la massima celerità, i risultati degli studi in materia di sorveglianza e valutazione connessi all'attuazione dei QCS, dei programmi operativi e dell'F.S.E. in generale, al fine di determinare se siano state ottenute le auspicate sinergie;

54. deplora che la relazione della Commissione sull'attuazione della riforma dei Fondi strutturali non faccia riferimento ad alcuna delle carenze individuate nell'ambito dell'attuazione del Fondo sociale europeo, in particolare

a) il fatto che, in taluni casi, l'F.S.E. ha eseguito i propri pagamenti di saldo mentre alcuni contributi pubblici nazionali dovevano essere ancora pagati nel 1990 laddove il contributo comunitario era stato versato da diversi anni;

b) la forte tendenza a concentrare il contributo F.S.E. nel settore della ristrutturazione di grandi imprese industriali;

c) la mancanza di metodi che garantiscano uno stretto collegamento tra la ristrutturazione delle imprese e il sistema proposto in materia di formazione;

d) l'esistenza di un numero eccessivo di intermediari che si inseriscono tra il finanziatore e l'agente diretto dell'azione aggiungendo costi supplementari alle azioni finanziate in comune (il livello eccessivo di pagamenti da parte delle P.M.I. alle strutture intermedie - in taluni casi pari addirittura al 30% del contributo comunitario all'F.S.E. - costituisce un ulteriore motivo di allarme e un esempio delle attuali distorsioni);

e) le varianti dei diversi concetti applicati nelle legislazioni nazionali degli Stati membri, come è il caso di nozioni quali "disoccupazione a lungo termine", "ristrutturazione" e "riqualificazione";

f) il fatto che, a volte, le grandi aziende giustificano i loro costi di formazione per mezzo di fatture emesse dal loro stesso organismo di formazione, facendo perdere alla Commissione il controllo delle realizzazioni in loco e dei loro costi; in tal modo, si tratta più di sovvenzioni alla produzione che non di aiuti alla formazione, data la natura dei costi in essa inclusi;

g) l'esiguità del finanziamento FSE destinato ai disoccupati di lunga durata, il cui contributo, nella maggior parte degli Stati membri, può esser valutato ad appena il 10% delle corrispondenti spese nette nazionali, il che non soddisfa le esigenze in materia di formazione professionale di questa categoria;

55. sollecita, di conseguenza, la Commissione ad adottare o proporre misure volte a prevenire le pratiche di cui al paragrafo 11 che non solo violano i principi di addizionalità, concentrazione e trasparenza finanziarie, ma comportano altresì notevoli distorsioni nel funzionamento dell'F.S.E.; sollecita inoltre la Commissione a migliorare il suo sistema in materia di assistenza tecnica e informazione, specialmente per le piccole e medie imprese; ricorda infine che gli attuali "Eurosportelli" debbono svolgere un ruolo importante in tale contesto; ritiene che lo sviluppo delle risorse umane debba anche estrinsecarsi nella formazione manageriale a favore di piccole imprese e industrie artigianali per evitare il ricorso a intermediari per l'accesso e il ricorso ai capitali del fondo strutturale;

56. protesta per il fatto che la Commissione non ha tenuto conto del summenzionato parere del Parlamento in merito agli orientamenti sulla gestione dell'F.S.E. (obiettivi 3 e 4), segnatamente per quanto riguarda i paragrafi 2 e 3;

Iniziative comunitarie nel settore delle risorse umane

57. protesta vivamente per il fatto che la Commissione non ha tenuto presente il summenzionato parere del Parlamento in merito alle iniziative comunitarie EUROFORM/NOW e HORIZON;

58. ribadisce le richieste avanzate alla Commissione nelle summenzionate risoluzioni del 21 novembre 1990 sulle iniziative comunitarie EUROFORM, NOW e HORIZON, nelle quali si chiedeva di aumentare di 200.000.000 ECU la dotazione finanziaria da essa assegnata alle iniziative comunitarie nel settore delle risorse umane senza però dover ricorrere ai capitali dei Fondi strutturali e di presentare in via d'urgenza e conformemente all'articolo 11 del regolamento (CEE) n. 4253/88 due nuove iniziative comunitarie a favore dei gruppi meno favoriti e dei lavoratori e delle persone a loro carico che arrivano e che si spostano all'interno della Comunità;

59. deplora che la Commissione non abbia ancora presentato, conformemente all'articolo 11 del regolamento (CEE) n. 4253/88, alcuna azione comunitaria in materia di disoccupazione a lungo termine, in linea con l'impegno assunto dinanzi al Consiglio Affari sociali del 29 maggio 1990 e sollecita ancora una volta la Commissione a procedervi d'urgenza;

Dotazione finanziaria e attuazione di bilancio dell'F.S.E.

60. constata la mancanza di chiarezza dei criteri utilizzati dalla Commissione nella ripartizione delle risorse disponibili per il periodo 1989-93 ai vari obiettivi dei Fondi strutturali e lamenta che tali criteri si sono rivelati inadeguati di fronte alle necessità percepite dagli Stati membri (le richieste avanzate dagli Stati membri nei piani per gli obiettivi 3 e 4 rappresentano il 289% degli stanziamenti destinati esclusivamente a tali obiettivi);

61. ritiene pertanto indispensabile che decisioni come quelle riferite nel paragrafo precedente, visto il loro carattere eminentemente politico, siano adottate in cooperazione e in accordo con il parere del Parlamento;

62. deplora che la relazione della Commissione sull'attuazione della riforma dei Fondi strutturali non richiami l'attenzione sull'ampio numero di annullamenti sia degli stanziamenti di impegno che degli stanziamenti di pagamento e sul conseguente spreco di risorse; auspica che tale situazione non si ripeta e che siano adottate misure per garantire una maggiore affidabilità in materia di autorizzazioni concesse;

63. richiama l'attenzione sulla crescente tendenza, che si va delineando da qualche tempo e confermata nel 1989 e nel 1990, ad annullare e non utilizzare gli stanziamenti di bilancio messi a disposizione della Commissione da parte dell'autorità di bilancio (509.500.000 ECU annullati nel 1989 e 590.600.000 ECU non utilizzati nel 1990 in stanziamenti di impegno); auspica che tale tendenza non impedisca all'F.S.E. di beneficiare del raddoppio dei Fondi strutturali; ricorda a tale proposito la responsabilità della Commissione se ciò avvenisse;

64. auspica che la Commissione mantenga le sue promesse e metta a disposizione i mezzi finanziari per il prefinanziamento dei progetti anche all'inizio dell'esercizio e non soltanto a metà esercizio, cosa che ritarda o mette a repentaglio la realizzazione dei progetti;

65. ricorda alla Commissione che anche i bilanci nazionali sono soggetti al principio dell'annualità, vale a dire che i mezzi complementari derivanti da maggiori pagamenti della Commissione, a causa del deflatore, non possono essere messi a disposizione se si rendono liberi soltanto nel corso dell'esercizio finanziario;

66. critica l'ampio volume di lavoro necessario per elaborare statistiche che, a causa della riforma dei Fondi strutturali, deve essere sostenuto ora dagli Stati membri ma la cui importanza appare dubbia perché i dati sono superati;

67. attende che la Commissione semplifichi al più presto le disposizioni procedurali relative ai fondi strutturali affinché siano rimossi i ritardi risultanti dalla procedura troppo farraginosa e oscura;

68. chiede alla Commissione di operare la verifica dei tre Fondi strutturali in tempo utile, prima che sia adottata la decisione definitiva sull'Unione economica e monetaria nella prossima Conferenza intergovernativa;

69. chiede alla Commissione di presentare una relazione entro 6 mesi sulle azioni che sono state avviate in merito alle proposte relative al Fondo sociale europeo avanzate nella presente risoluzione;

IV. ASPETTI DI BILANCIO

70. ricorda che la decisione presa dalla Autorità di bilancio per l'esercizio 1991 di differenziare considerevolmente le linee di bilancio relative ai fondi strutturali consentirà di controllare più efficacemente l'applicazione della riforma;

71. ricorda che il raddoppio dei fondi strutturali in termini reali è stato assicurato nell'intento di realizzare la coesione economica e sociale, la quale deve procedere di pari passo con la costruzione del mercato interno;

72. reputa che per garantire il raddoppio in termini reali dei fondi strutturali sia necessario applicare agli importi previsti il deflatore reale relativo a ciascun anno e non il suo valore estimativo;

73. prende atto del fatto che l'applicazione del deflatore per gli anni 89-91 fornisce una differenza tra spese previste e spese effettive pari a 577.000.000 ECU; ricorda tuttavia che in sede di revisione delle prospettive finanziarie del maggio 1990 è stato recuperato un importo di 90.000.000 ECU per cui restano da recuperare ancora 487.000.000 ECU;

74. invita la Commissione a proporre al più presto, mediante una revisione delle prospettive finanziarie, le modalità di recupero di tale importo (487.000.000 ECU) onde assicurare il raddoppio in termini reali dei fondi strutturali;

75. propone che in sede di revisione dell'Accordo interistituzionale venga attuato un meccanismo inteso al recupero degli importi in base ai valori effettivi del tasso d'inflazione;

76. ricorda che gli stanziamenti comunitari a finalità strutturale devono addizionarsi e non sostituirsi agli investimenti nazionali, in maniera tale che si possa incidere realmente nella regione interessata;

77. rileva che attualmente non vi è alcun meccanismo atto a garantire l'applicazione di tale principio della riforma e invita la Commissione ad apportare gli adeguamenti all'uopo necessari;

78. ritiene auspicabile che vengano valorizzate tutte le forme di finanziamento previste dal regolamento 2052/88, ivi compreso il bonifico di interessi;

79. chiede alla Commissione e alla Banca europea per gli investimenti di migliorare il coordinamento dei rispettivi interventi onde garantire una migliore utilizzazione dell'insieme delle risorse finanziarie; invita la Commissione a far sì che nel contesto della riforma dei fondi strutturali vi sia un miglior coordinamento fra la politica attuata nell'ambito di tali fondi e la politica ambientale della Comunità, nonché a predisporre e applicare indicatori macro-economici che consentano di appurare il grado di durabilità della politica strutturale che viene attuata;

80. invita la Commissione ad accrescere la consistenza globale del finanziamento delle iniziative comunitarie;

81. chiede alla Commissione di presentare le proposte di revisione dei fondi strutturali contemporaneamente a quelle relative al futuro finanziamento della Comunità e alla revisione dell'Accordo interistituzionale del 1988;

V. CONTROLLO DI BILANCIO

82. sottolinea che nel corso del 1989 la riforma relativa ai Fondi strutturali ha conosciuto la messa a punto degli strumenti operativi fondamentali, quali i piani e i quadri comunitari di sostegno, ma non ha ancora avuto un'applicazione operativa e che tale esercizio non può quindi costituire la base per un giudizio pieno sull'esecuzione della riforma;

83. ritiene tuttavia che già nel 1989 si siano rivelati sintomi preoccupanti di probabili intralci alla corretta applicazione della riforma, vale a dire:

- la compartecipazione tra la Comunità e le amministrazioni nazionali a livello dei quadri comunitari di sostegno ha manifestato dei ritardi e potrebbe presentare gli stessi problemi già emersi nel quadro dei Programmi integrati mediterranei, quale lo scarso ricorso all'assistenza tecnica;

- l'insufficiente richiesta di prestiti della BEI e la diversità di procedure e di modalità di intervento che caratterizzano la Banca rispetto alla Commissione testimoniano di difficoltà nel coordinamento tra i Fondi e gli strumenti di prestito e ingenerano il sospetto di un problema più generale di coordinamento dei Fondi nei loro rapporti reciproci e nei confronti degli altri strumenti finanziari;

- il miglioramento della gestione di bilancio, che avrebbe dovuto manifestarsi grazie all'approccio di programma introdotto dalla riforma, non si è realizzato: persistono e si sono aggravati i fenomeni di incremento degli impegni da liquidare e di annullamento di impegni e l'esecuzione di stanziamenti ha registrato un arretramento nell'esercizio 1990, con un sottoutilizzo dell'ordine dell'8%;

- l'azione dei Comitati di sorveglianza potrebbe incontrare gli stessi ostacoli presentatisi nell'ambito dei PIM, mentre non è ancora chiaro se i controlli in loco, indispensabili per compensare la mancata identificazione nei programmi delle singole azioni finanziate, sono stati estesi in misura adeguata;

84. ritiene dunque che vada compiuta urgentemente un'approfondita analisi del funzionamento della riforma dei Fondi strutturali nella prima fase di realizzazione, anche alla luce delle ulteriori difficoltà manifestatesi nel corso del 1990, e incarica la propria commissione competente di presentargli una relazione in merito;

VI. CONSIDERAZIONI FINALI

85. riconosce l'utilità di far esaminare l'efficacia dei Fondi a interlocutori esterni, che valutino nel corso del quinquiennio la loro incidenza nella riduzione degli squilibri tra le regioni avanzate e arretrate, nell'ottica di uno sviluppo economico sostenibile;

86. constata le difficoltà nell'applicazione dei fondi strutturali a causa della mancanza di strutture regionali decentrate o della presenza di strutture regionali inadeguate;

87. ritiene una grave mancanza il fatto che, come afferma la Commissione "la normativa su cui si basa la corretta esecuzione dei fondi continua a essere incompleta in tutti gli Stati Membri", per cui esorta questi ultimi a creare norme e organismi atti a gestire gli aiuti e ad approfittare delle esperienze ottenute; nello stesso senso si pronuncia infatti la Corte dei conti nella sua relazione sull'esercizio 1989;

88. conviene con la Commissione che il sostegno comunitario non è sufficiente a creare una dinamica di sviluppo economico, ma che è invece necessario migliorare il contesto macroeconomico in cui i fondi strutturali devono intervenire e portare a compimento riforme microeconomiche che aumentino l'efficacia delle economie;

89. vede con preoccupazione l'eventualità che lo sforzo della Comunità e degli Stati membri volto a ridurre la distanza tra le regioni avanzate e arretrate risulti insufficiente nonostante la duplicazione dei Fondi, per cui raccomanda alla Commissione di prospettare all'Autorità di bilancio l'opportunità di nuovi aumenti non appena l'esperienza acquisita consenta un loro efficace utilizzo;

90. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e ai rappresentanti delle parti sociali a livello comunitario.

 
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