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Parlamento Europeo - 10 settembre 1991
Esportazioni palestinesi dai territori occupati verso la Comunità europea

Il Parlamento europeo,

- vista la proposta di risoluzione presentata dall'on. Balfe sulla necessità di controllare le esportazioni dai Territori Occupati e un'eventuale connessione con il Sudafrica (B3-621/89),

- visto il regolamento (CEE) del Consiglio n. 3363/86 del 27 ottobre 1986 GU n. L 306 dell'1.11.1986, pag. 103,

- vista la sua risoluzione del 14 giugno 1990 su Israele e la situazione nei Territori occupati GU n. C 175 del 16.7.1990, p. 163,

- vista la dichiarazione sul Medio Oriente formulata in occasione delle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Dublino del 25 e 26 giugno 1990 in cui il Consiglio chiede alle Istituzioni di adottare adeguate misure per pervenire rapidamente ad un miglioramento delle condizioni di accesso dei prodotti palestinesi al mercato comunitario e di valutare quali altre possibilità esistano per ampliare gli scambi commerciali tra la Comunità e i territori occupati; e in cui il Consiglio invita la Commissione a nominare un rappresentante per i Territori Occupati al fine di incentivare una rapida esecuzione del sempre più ampio programma comunitario a favore della popolazione dei Territori Occupati.,

- vista la decisione del Consiglio del 4 marzo 1991,

- vista la relazione della commissione per le relazioni economiche esterne (A3-207/91)

A. vista la situazione economica dei territori occupati, notevolmente deteriorata per i seguenti motivi:

- l'Intifada,

- la perdita di donazioni dai paesi produttori di petrolio,

- la perdita di salari per il lavoro prestato nei paesi produttori di petrolio,

- la crescente disoccupazione a causa della perdita di posti di lavoro nei paesi produttori di petrolio e il ritorno di questi palestinesi nei territori occupati,

- la perdita di oltre la metà dei posti di lavoro per i palestinesi in Israele e di più di un quinto in Palestina,

B. compiaciuto per l'aiuto finanziario supplementare assegnato dalla Comunità,

C. considerando che l'incerta situazione occupazionale a fronte della crescente riduzione del numero di posti di lavoro per i palestinesi in Israele accentua maggiormente la fragilità dell'economia dei territori occupati,

D. considerando che nella striscia di Gaza il 40% della popolazione attiva era integrato nel mercato del lavoro israeliano Nella striscia di Gaza, su 633.000 abitanti 446.000 hanno ufficialmente lo status di profugo dell'UNWRA,

E. considerando che su un totale di 373 Km2 il 33% del territorio della striscia di Gaza non è disponibile per i palestinesi,

F. considerando che nella Cisgiordania su 350.000 abitanti il 60% della popolazione attiva era integrato nel mercato del lavoro israeliano Nella Cisgiordania, su 850.000 abitanti 374.000 hanno ufficialmente lo status di profugo dell'UNWRA,

G. considerando che su un totale di 5.678 km2 il 52% della superficie della Cisgiordania è stato sottratto ai palestinesi,

H. preoccupato per la crescente carenza idrica causata dalla salinizzazione delle fonti, dalla derivazione di acque dalle colline operata dalle autorità e dagli insediamenti israeliani, che con il 2-3% della popolazione utilizzano il 20% dell'acqua,

I. considerando che la popolazione palestinese ha perduto molti terreni agricoli a causa degli espropri a favore di Israele, la qual cosa ha ridotto l'incidenza dell'agricoltura sul P.I.L. e sull'occupazione (ora rispettivamente del 35% e del 33%),

J. considerando che l'industria versa in situazione di grave abbandono e pertanto fornisce soltanto il 9% del prodotto interno lordo in conseguenza della politica economica di Israele, da sempre rivolta a contrastare gli investimenti rifiutando autorizzazioni alle imprese soprattutto laddove si trattava di proteggere il monopolio israeliano (prima del boicottaggio i Territori occupati rappresentavano il secondo mercato di sbocco per Israele) La Comunità europea era il primo,

K. considerando che le misure amministrative e di sicurezza adottate dalle autorità israeliane hanno frenato la crescita economica nei territori occupati, impedendo libere esportazioni verso Israele,

L. considerando che in assenza di importazioni dirette nei territori occupati, dal momento che quasi tutti i canali di importazione sono nelle mani del settore pubblico o privato israeliano, non ci possono essere produzione ed esportazioni concorrenziali,

M. constatando che praticamente non esistono strutture finanziarie e non esiste nemmeno la possibilità di accordi commerciali con paesi terzi per l'assenza di un'autorità palestinese,

N. compiaciuto per il fatto che il Consiglio ha deciso unilateralmente il regolamento (CEE) n. 3363/86 del 27.10.1986 concernente il regime tariffario applicabile alle importazioni nella Comunità di prodotti originari della Cisgiordania e della striscia di Gaza,

O. consapevole che l'obiettivo di questo regolamento era di porre fine a una situazione in cui tutti i paesi contigui godevano di un trattamento tariffario preferenziale, fatta eccezione per i territori occupati e che in virtù dello stesso le Camere di Commercio arabe dei territori occupati sono state autorizzate a certificare i prodotti,

P. osservando che fino al 1988 non è stato possibile applicare il predetto regolamento perché Israele ostacolava il trasporto dei prodotti palestinesi attraverso il suo territorio, benché questo costituisse l'unica via economica verso la Comunità,

Q. ricordando che soltanto grazie alla pressione del Parlamento europeo ci sono state delle modifiche al riguardo, vale a dire che il Parlamento aveva rifiutato in un primo tempo - nel marzo 1988 - di approvare i tre Protocolli addizionali per Israele, dando la sua approvazione soltanto dopo che Israele aveva consentito nell'ottobre 1988 il trasporto di prodotti palestinesi attraverso il suo territorio,

R. considerando che nella prima campagna ha rappresentato un notevole handicap l'inesperienza degli esportatori, che esisteva una scarsa comunicazione tra importatori ed esportatori e che la situazione di mercato era negativa,

S. consapevole che inoltre le condizioni atmosferiche erano tali per cui una parte dei raccolti è andata perduta e quindi i prezzi sul mercato interno sono saliti, riducendo l'interesse delle esportazioni,

T. deplorando che durante la prima campagna l'atteggiamento negativo delle autorità israeliane abbia ulteriormente ostacolato le esportazioni: per motivi di sicurezza sono state effettuate ispezioni a largo raggio con conseguente danneggiamento dei prodotti, il che ha comportato la necessità di pagare elevati rimborsi e, benché la Comunità avesse insistito perché non venisse frapposto alcun ostacolo di carattere amministrativo, le autorità israeliane hanno comunque richiesto le autorizzazioni all'esportazione,

U. consapevole del fatto che gli esportatori dovevano conquistarsi una fetta del mercato comunitario nonostante la forte concorrenza dell'AGREXCO israeliana già insediata,

V. tenendo conto del fatto che quando gli esportatori si sono lamentati presso la Comunità europea per le diverse difficoltà incontrate, questa ha comunicato di essere responsabile soltanto per il settore politico e giuridico, ma non per i problemi commerciali,

W. constatando che la seconda campagna ha avuto più successo, che le esportazioni sono cresciute in maniera significativa e che i problemi in fatto di trasporto con le autorità israeliane sono stati parzialmente risolti,

X. deplorando tuttavia che sussistano ancora numerosi problemi da sottoporre all'attenzione del Parlamento e delle autorità israeliane, quali

- la cash starvation, ossia le gravi difficoltà di cassa conseguenti al mancato rimborso dell'imposta sul valore aggiunto da parte delle autorità israeliane,

- l'esclusione degli esportatori palestinesi da finanziamenti all'esportazione e dai servizi della Export Currency Exchange Insurance,

- il fatto che i palestinesi residenti nei territori occupati debbano versare un'imposta sul reddito notevolmente superiore ai residenti in Israele, quando il reddito netto pro capite è circa un terzo di quello in Israele,

Y. considerando che la Comunità e i suoi Stati membri si adoperano affinché il comportamento di Israele nei territori palestinesi occupati sia conforme al diritto internazionale e per garantire che la popolazione sia adeguatamente protetta da pratiche arbitrarie e illegali nell'amministrazione israeliana dell'economia palestinese,

1. ritiene che continui a essere importante l'annuale controllo parlamentare sulla situazione delle esportazioni e invita la Commissione a riferirgli

a) entro il 31 gennaio 1992 sulle pratiche discriminatorie attualmente applicate dalle autorità israeliane ai produttori ed esportatori palestinesi,

b) entro il 31 dicembre 1992 sui progressi compiuti verso l'eliminazione di tali pratiche;

2. sostiene la necessità di una più stretta collaborazione della Comunità con organizzazioni come l'UNDP, i cui progetti di sviluppo mirano a consolidare l'economia dei territori occupati destinando loro 60.000.000 ECU (decisione del Consiglio del 4 marzo 1991) nonché gli stanziamenti supplementari appena concessi;

3. chiede un'indagine sulle possibilità di ampliare gli scambi commerciali della Comunità con i territori occupati;

4. ritiene necessario che la Commissione prenda in esame gli strumenti che consentono un libero accesso dei prodotti (comunitari) al mercato palestinese senza alcuna intromissione (di carattere amministrativo e/o militare) delle autorità israeliane, pertanto a condizioni normali e concorrenziali per i consumatori locali I prodotti più importanti per la popolazione palestinese sono:

materiali da costruzione (cemento e ferro); prodotti alimentari (cereali, latticini, zucchero e riso); macchine agricole (trattori); autocarri e insetticidi; sementi e prodotti fitosanitari; frigoriferi, lavatrici e autovetture;

5. insiste perché sia nominato un rappresentante della Comunità nei territori occupati, come richiesto dal Parlamento in data 14 giugno 1990 e ripreso dal Consiglio di Dublino del 25 e 26 giugno, al fine di seguire l'ampliamento degli aiuti a seguito della crisi del Golfo e i crescenti scambi commerciali; ribadisce la sua profonda convinzione che la sede definitiva di tale rappresentanza dovrà essere nei territori occupati;

6. chiede che sia creato un fondo di garanzia/stabilizzazione dei proventi delle esportazioni e un fondo di finanziamento temporaneo per risolvere i (temporanei) problemi di liquidità;

7. chiede alla Commissione di adoperarsi affinché siano eliminati tutti gli ostacoli (di carattere amministrativo) al commercio e ai trasporti frapposti da Israele nell'ambito delle relazioni economiche con i territori occupati;

8. chiede alla Commissione di impegnarsi per lo sviluppo di sane strutture finanziarie nei territori occupati, necessarie per l'instaurazione di rapporti commerciali durevoli;

9. insiste presso la Commissione perché eserciti la sua influenza presso le autorità israeliane al fine di pervenire a un duraturo approvvigionamento idrico della regione, basato su un'equa ripartizione di tale bene così raro, temendo che in assenza di una regolamentazione responsabile dell'approvvigionamento idrico non potrà esserci futuro per i palestinesi;

10. richiama con insistenza l'attenzione sul problema del prosciugamento delle fonti della striscia di Gaza e chiede alla Commissione di aiutare i palestinesi a porre fine a questo sviluppo disastroso;

11. auspica un rapido successo delle missioni di pace americane perché al popolo palestinese sia finalmente data la dignità, l'identità, la patria e la pace durevole cui ha diritto;

12. rileva che il progresso nelle relazioni comunitarie con Israele è necessariamente condizionato dal comportamento di Israele per quanto attiene al rispetto dei suoi obblighi a norma del diritto internazionale;

13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al governo israeliano e all'OLP.

 
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