Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 10 ottobre 1990 sulla situazione in Cambogia G.U. n. C 284 del 12.11.1990, pag. 59.,
- vista la proposta di risoluzione della on. Muscardini e altri sulla situazione dei rifugiati cambogiani in Thailandia (B3- 0049/90),
- viste le sue risoluzioni del 13 settembre 1990 e del 14 marzo 1991 sulla dittatura militare in Birmania G.U. n. C 260 del 15.10.1990, pag. 126, e G.U. n. C 106 del 22.4.1991, pag. 105.,
- vista la sua risoluzione del 17 maggio 1990 sulle relazioni con il Vietnam G.U. n. C 149 del 18.6.1990, pag. 119.,
- viste le sue risoluzioni sulle violazioni dei diritti dell'uomo in tale regione,
- con riguardo al colpo di stato militare avvenuto in Tailandia,
- visto l'articolo 121 del proprio regolamento,
- visti la relazione della commissione politica e il parere della commissione per lo sviluppo e la cooperazione (A3- 219/91),
A. considerando che deve essere dato nuovo impulso alla cooperazione fra la Comunità e i paesi asiatici,
B. considerando che la cooperazione in atto sin dal 1980 fra la Comunità e i paesi dell'ASEAN (Brunei, Filippine, Indonesia, Thailandia, Singapore, Malaysia) costituisce un modello di cooperazione interregionale soddisfacente, il cui bilancio è globalmente positivo,
C. considerando il ruolo determinante svolto dal Parlamento europeo nell'impostare tale cooperazione,
D. considerando che la prospettiva di un'Unione europea richiede orientamenti precisi in materia di relazioni con talune regioni, in particolare con i paesi dell'Asia sudorientale,
E. considerando la posizione strategica della regione nonché il ruolo svolto dalla maggior parte di questi paesi non allineati per trovare una soluzione pacifica al problema della Cambogia,
F. prendendo atto degli sforzi compiuti dai paesi dell'ASEAN per fare di questa regione un'area di pace e di stabilità,
G. considerando che questi paesi, nella tavola rotonda da essi tenuta in marzo 1990, hanno formulato l'auspicio di cercare un migliore equilibrio nelle loro relazioni economiche e commerciali, e quindi anche politiche, in modo da non doversi trovare in una situazione di eccessiva dipendenza dal Giappone o dagli Stati Uniti, ed eventualmente più tardi dalla Cina,
H. considerando che continuano a essere segnalate frequentemente violazioni dei diritti dell'uomo in Indonesia, Malaysia e nelle Filippine,
I. considerando che, per quanto concerne la Cambogia, il Laos, il Vietnam e la Birmania, taluni mutamenti positivi si stanno verificando nel Laos, ma che tutti e quattro i paesi sono attualmente caratterizzati in misura più o meno grande dall'isolamento internazionale e dalle violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo, che tuttora si verificano in modo particolarmente frequente e flagrante in Birmania,
J. considerando il perpetuarsi della dittatura militare in Birmania,
K. considerando le dure prove subite in anni di guerra dalla popolazione di tali paesi, soprattutto della Cambogia e del Vietnam,
L. considerando gli enormi bisogni di tali paesi, ma anche al tempo stesso il grande potenziale umano di cui dispongono,
M. considerando l'aiuto umanitario che hanno dato le ONG alle popolazioni di tali paesi e anche l'aiuto diretto fornito dalla Comunità al Laos e alla Birmania (attualmente sospeso per quest'ultimo paese a causa della situazione politica),
Per quanto riguarda i paesi dell'ASEAN
1. ritiene che l'attuale cooperazione debba essere non solo approfondita, ma anche integrata da un approccio bilaterale che tenga conto dei problemi specifici dei vari paesi membri dell'ASEAN e dei loro diversi livelli di sviluppo;
2. rinnova la richiesta già rivolta alla Commissione e al Consiglio ai fini di una programmazione pluriennale degli aiuti allo sviluppo che risponda ai bisogni specifici e preveda una ripartizione degli aiuti basata sulle necessità oggettive; detti aiuti dovrebbero continuare a concentrarsi sui paesi più poveri del Sud-Est asiatico e sulle regioni e le fasce delle popolazioni più povere;
3. si compiace per il comunicato congiunto dell'ultima riunione ministeriale CE-ASEAN svoltasi a Lussemburgo nel giugno 1991;
4. ritiene che la Comunità europea debba rafforzare la propria presenza diplomatica ed economica e il dialogo diretto con questa regione;
5. sottolinea l'importanza di una maggior cooperazione economica tra la Comunità europea e l'ASEAN e di un maggior coordinamento tra gli strumenti comunitari di cooperazione nel settore economico e dello sviluppo;
6. sostiene gli obiettivi miranti all'ampliamento della cooperazione economica e commerciale fra i paesi dell'ASEAN negli anni '90, e in particolare l'istituzione di un sistema di libero scambio fra i vari Stati in grado di favorire la crescita dei flussi commerciali, e auspica che l'aiuto comunitario sia concepito in modo da promuovere tali obiettivi nella misura più ampia possibile; deplora tuttavia che i Ministri degli esteri dell'ASEAN, in occasione della loro riunione annuale, svoltasi a Kuala Lumpur nel luglio 1991, non siano riusciti a realizzare alcun progresso significativo in questa direzione;
7. ritiene che un aumento degli investimenti europei in questa regione del mondo - come è stato posto in evidenza dagli stessi paesi ASEAN - sia quanto mai auspicabile, malgrado le notevoli differenze esistenti sotto il profilo dell'atteggiamento verso gli investimenti privati (clima liberale a Singapore/pesante burocrazia in Indonesia), e chiede quindi ai governi dei paesi interessati di creare condizioni favorevoli agli investimenti esteri e migliori condizioni di accesso per i prodotti europei ai mercati dei paesi ASEAN; chiede altresì uno snellimento delle procedure burocratiche interne della Comunità in tale settore e un miglioramento delle possibilità di accesso ai mercati comunitari per gli esportatori ASEAN;
8. accoglie con favore e auspica che siano ulteriormente sviluppati meccanismi quali quelli delle commissioni comuni d'investimento e degli approcci tramite banche europee che hanno conseguito risultati apprezzabili, in particolare con l'aumento della fornitura di capitali di rischio dalla Comunità e la promozione di progetti comuni d'investimento;
9. sottolinea l'importanza che rivestono le misure volte a facilitare la cooperazione industriale e scientifica, gli scambi tecnologici, la promozione degli scambi commerciali e l'assistenza tecnica, specie per paesi a reddito medio, e chiede alla Commissione, al Consiglio e ai governi dei paesi membri di intensificare i loro sforzi in tali settori; sollecita la Comunità ad avvalersi maggiormente della tecnologia locale presente nella regione dell'ASEAN e a intensificare la cooperazione con le ONG locali;
10. ritiene che l'aiuto alla formazione professionale, mediante la concessione di borse di studio, costituisca un efficace e poco dispendioso mezzo di cooperazione e vada quindi aumentato;
11. suggerisce che la Commissione esamini assieme al Consiglio la possibilità di creare una nuova istituzione finanziaria destinata a operare in Asia (come già proposto dal Parlamento europeo);
12. sottolinea la necessità che tutte le azioni di cooperazione tengano conto della tutela dell'ambiente nei paesi dell'ASEAN e della conservazione della foresta tropicale, il che implica una condivisione delle responsabilità, una drastica limitazione del consumo di legname pregiato tropicale, trasferimenti di tecnologie adeguati, la formazione di personale qualificato, un'appropriata riforestazione delle superfici disboscate, in contemporanea con la creazione di un organismo di controllo delle Nazioni Unite che sorvegli che lo sfruttamento commerciale della foresta avvenga, sia pure su scala molto più ridotta, senza conseguenze nefaste accordando un aiuto adeguato ai popoli indigeni di cui le foreste costituiscono l'habitat tradizionale; ritiene poi inaccettabile l'atteggiamento assunto da taluni partner commerciali che, nell'ambito della loro cooperazione con i paesi ASEAN, non rispettano l'ambiente;
13. sollecita la Commissione ad accogliere la vecchia richiesta del Parlamento concernente restrizioni alle importazioni di legno tropicale mediante la presentazione di concrete proposte commerciali intese a salvare ciò che rimane delle foreste pluviali tropicali e le popolazioni la cui vita da esse dipende;
14. sottolinea l'importanza di una moratoria immediata sulle importazioni di legno tropicale da Sarawak, Malaysia, fino a quando non sarà messa a punto una gestione forestale realmente accettabile;
15. rivolge un pressante appello ai governi del Giappone e degli Stati Uniti perché introducano una limitazione alle importazioni di legno duro tropicale;
16. è convinto che, nel contesto non solo degli sforzi d'integrazione dei paesi dell'ASEAN ma anche dei diversi progetti di cooperazione attualmente in corso in tale regione e cui partecipano anche nuovi partner (per es. Asia Pacific Economic Cooperation), la dimensione politica della cooperazione CE-ASEAN debba essere rafforzata, arricchendola di una dimensione umana e culturale, specie mediante la messa a punto di programmi che prevedano stages e borse di studio per i cittadini dei paesi dell'ASEAN;
17. ritiene quindi che i dialoghi periodici CE-ASEAN a livello ministeriale debbano includere sistematicamente scambi di opinioni sui problemi politici di interesse comune, a livello sia internazionale che regionale;
18. insiste, pertanto, sulla necessità che la questione del rispetto dei diritti dell'uomo, ovunque il problema si presenti, figuri sistematicamente all'ordine del giorno di tali incontri - e anche a livello del dialogo interparlamentare fra PE e AIPO - e che la concessione dell'aiuto comunitario venga subordinata al rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nei paesi dell'Asia sudorientale, senza però giungere sino alla brusca sospensione dell'aiuto comunitario ai danni dell'una o dell'altra popolazione della regione;
19. ricorda a tale proposito che i diritti di libertà d'associazione e di contrattazione collettiva, contemplati dalle convenzioni dell'OIL, costituiscono parte integrante dei diritti umani fondamentali;
20. ritiene che si debbano incoraggiare gli sforzi dei vari paesi volti a stabilire regimi autenticamente democratici basati sul pluralismo politico;
21. esorta la giunta militare che ha preso il potere in Thailandia ad adoperarsi per un rapido ritorno alla democrazia e perché vengano indette libere elezioni il più presto possibile;
22. ricorda che la Thailandia è divenuta il più grande "supermercato" per il commercio di specie animali minacciate di estinzione e rivolge un appello al governo thailandese perché modifichi le sue leggi sulle specie nazionali minacciate in modo tale da proibire il commercio di specie non indigene;
23. prende atto delle difficoltà incontrate nelle Filippine dal governo Aquino, a causa dell'insurrezione armata, e chiede l'attuazione di uno stretto controllo sulle vendite di armi ai gruppi ribelli in questo paese;
24. sottolinea che l'invasione e l'occupazione permanente di Timor orientale da parte delle forze armate indonesiane costituiscono una violazione del diritto internazionale cui si deve porre fine ed esprime il proprio orrore per i rapporti di Amnesty International e di altre fonti attendibili circa le esecuzioni e gli arresti a Timor orientale di oppositori all'annessione di questa antica colonia portoghese da parte dell'Indonesia (avvenuta nel luglio 1976) e di conseguenza:
- esige l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in merito al ritiro dalle forze armate di occupazione indonesiane da Timor orientale;
- chiede che si indica un referendum libero e sotto il controllo delle Nazioni Unite nella regione in parola, per porre definitivamente termine a tale disputa;
25. esprime la propria preoccupazione in merito alla situazione della popolazione indigena della Nuova Guinea occidentale che soffre profondamente della politica di transmigrazione indonesiana nonché in merito ai recenti rapporti di Amnesty International circa le pesanti condanne, fino all'ergastolo, inflitte l'anno scorso a molti papuani occidentali, accusati di sovversione per la loro opposizione all'autorità indonesiana;
26. è profondamente preoccupato dalle notizie pervenute fin dall'anno scorso, di arresti in massa e di massacri a Aceh (Sumatra settentrionale) e dagli ordini impartiti dal comandante militare locale di sparare a vista ai sospettati di appartenere al movimento di liberazione di Aceh; è inoltre preoccupato della sorte di oltre 100 rifugiati acehnesi i quali, dopo essere sbarcati in Malaysia nell'aprile di quest'anno, si sono visti negare l'asilo dal governo malese e sono stati rispediti in Indonesia;
27. invita la Commissione, il Consiglio e i governi degli Stati membri a presentare una nota di protesta al governo indonesiano in merito alle violazioni dei diritti umani e a sospendere le vendite di armi all'Indonesia finantoché questo paese non avrà dimostrato un maggior rispetto dei diritti umani e, in particolare, delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Timor orientale;
28. esprime la sua preoccupazione per i continui abusi sull'applicazione delle leggi sulla sicurezza interna a Singapore e in Malaysia e chiede ai due governi di abrogare tali leggi;
29. chiede un aumento degli scambi culturali e del numero di progetti miranti a migliorare la situazione delle donne nella regione;
30. ritiene in particolare che si debbano prendere provvedimenti, segnatamente contro il turismo del sesso, per cercare di porre fine alla tratta delle donne e alla prostituzione di minori, che stanno assumendo in certi paesi proporzioni allarmanti;
31. invita gli Stati membri a impedire l'espulsione delle donne asiatiche costrette a prostituirsi in Europa e ad avviare procedimenti penali contro la tratta delle donne;
32. ritiene che, laddove necessario, si debba concedere un aiuto per far fronte ai problemi dell'AIDS, in particolare tramite azioni comuni (in fatto di medicinali, tirocini per medici, formazione di personale qualificato, ecc.);
33. auspica che nell'ambito del dialogo politico si tratti in modo più approfondito il grave problema della droga, cercando in particolare soluzioni concrete che favoriscano la riconversione della produzione di stupefacenti, e si provveda ad aumentare gli stanziamenti di bilancio destinati a tale scopo, subordinatamente alle possibilità di effettivo uso delle somme stanziate;
34. ritiene che in tale contesto debba essere discusso con le autorità giudiziarie competenti il problema delle condanne particolarmente pesanti inflitte ai trafficanti di droga nei paesi dell'ASEAN (pene di morte o lunghe pene detentive);
35. appoggia le iniziative prese nella società filippina per porre fine alla guerra civile e instaurare un autentico dialogo di pace;
36. invita il governo delle Filippine ad attuare senza indugio e generosamente il programma di riforma agraria a favore dei contadini poveri e senza terra;
37. è preoccupato per l'elevato numero di persone scomparse e di omicidi tra militanti, dirigenti sindacali e difensori dei diritti umani nelle Filippine e sottolinea la necessità di frenare le attività dei gruppi paramilitari;
38. deplora che nelle Filippine, in particolare a Palawan, Mindanao (Monte Apo) e nel Luzon settentrionale, continui ancora su vasta scala il taglio delle foreste;
39. si pronuncia contro il previsto ripristino della pena di morte da parte del governo filippino;
40. deplora che i Ministri degli esteri dell'ASEAN riuniti a Kuala Lumpur, pur accogliendo con favore la decisione della Comunità europea di aumentare sostanzialmente il proprio aiuto ai paesi in via di sviluppo dell'Asia e dell'America latina, si siano fermamente opposti alla proposta della Comunità di collegare tale aiuto al rispetto dei diritti umani;
Per quanto riguarda la Cambogia, il Vietnam, il Laos e la Birmania
Cambogia
41. accoglie con estrema soddisfazione gli accordi raggiunti fra le quattro fazioni presenti in Cambogia (compreso il governo di Hun Sen) in occasione delle loro riunioni a Pattaya, in Thailandia, nel giugno e nell'agosto 1991, che concretizzano l'accettazione dei termini del piano di pace dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che prevede tra l'altro la creazione di un comitato di conciliazione e di un Consiglio nazionale supremo presieduto dal Principe Sihanouk incaricato di governare la Cambogia fintantoché non si tengano elezioni democratiche, e lo scioglimento del 70% dei rispettivi eserciti, sotto il controllo ONU;
42. esprime inoltre compiacimento per l'approvazione di un cessate il fuoco a tempo indeterminato e per la decisione delle quattro fazioni di por fine alle forniture straniere di armi nel paese;
43. invita le nuove autorità ad accettare formalmente il piano di pace delle Nazioni Unite e, in particolare, ad autorizzare un controllo esterno del cessate il fuoco; chiede inoltre alle Nazioni Unite di garantire una sua supervisione globale delle elezioni;
44. invita il nuovo regime ad adottare immediatamente, con l'assistenza delle Nazioni Unite, misure volte a impedire a qualsiasi fazione di prendere il potere manu militari e, in particolare, a garantire che i membri di qualsiasi forza militare, segnatamente i Khmer rossi, siano incorporati in un esercito nazionale sotto il pieno controllo del governo civile o integrati nella vita civile;
45. auspica che la Commissione proceda all'elaborazione di un programma di cooperazione economica e tecnica da attuare non appena sarà stato firmato un trattato che disciplini le questioni generali, al fine di ripristinare l'infrastruttura di base del paese;
46. invita il Consiglio e la Commissione a mettere in atto immediatamente un programma di aiuti umanitari per la popolazione cambogiana, al fine di sostenere e rafforzare gli sforzi di lunga data delle ONG;
Vietnam
47. approva la decisione, adottata dal VII Congresso del Partito comunista del Vietnam svoltosi nel giugno 1991, di rafforzare il programma di riforme economiche avviato nel 1986, ma insiste affinché il processo di liberalizzazione politica, a sua volta iniziato in tale periodo, sia ora ripreso, in particolare per garantire il rispetto dei diritti dell'uomo, in particolare il rilascio dei prigionieri politici, in modo che la Commissione sia in grado di negoziare un accordo commerciale e di cooperazione con tale paese;
48. accoglie tuttavia con soddisfazione la ripresa delle relazioni diplomatiche ufficiali fra la Comunità e il Vietnam nonché il ritiro delle forze vietnamite dalla Cambogia (settembre 1989);
49. invita la Commissione a potenziare i programmi di aiuti umanitari a favore del Vietnam;
50. sottolinea l'importanza della funzione svolta dal Vietnam negli sforzi tesi a risolvere il problema della Cambogia;
51. prende atto con soddisfazione del programma a sostegno del volontario rimpatrio di profughi vietnamiti elaborato dalla Commissione, che ha cominciato a essere realizzato nel febbraio di quest'anno, e desidera essere informato sui risultati;
52. auspica che venga avviato un dialogo interparlamentare fra il Parlamento europeo e il Vietnam tramite la delegazione già esistente (la D22) ovvero una nuova delegazione; rileva che il governo del Vietnam ha manifestato l'intenzione di presentare domanda di adesione all'ASEAN;
Laos
53. guarda con favore all'evolversi della situazione nel Laos, che si sta orientando verso un atteggiamento più aperto in campo politico e più liberale in campo economico;
54. si compiace delle azioni di aiuto allo sviluppo finanziate attualmente dalla Comunità in tale paese, specie ai fini dello sviluppo rurale, dell'approvvigionamento idrico e della lotta contro la droga;
55. chiede tuttavia alla Commissione di prevedere, tenuto conto della situazione economica particolarmente difficile del Laos, la stipulazione di un accordo economico e commerciale con questo paese, che preveda un più consistente aiuto comunitario destinato soprattutto a migliorare la posizione concorrenziale del paese sui mercati mondiali;
56. suggerisce che venga instaurato un dialogo politico a livello parlamentare anche con questo paese, che intrattiene relazioni ufficiali con la Comunità europea;
Birmania
57. denuncia l'apparente inerzia internazionale, che consente alla dittatura militare birmana (SLORC) di dare libero corso a una brutale repressione in tutte le regioni, e deplora il suo comportamento consistente nel rifiuto di rispettare il verdetto delle urne, dichiarando illegale la Lega nazionale per la democrazia (NLD) che pure è uscita vincitrice dalle elezioni del 27 maggio 1990, con oltre l'80% dei suffragi; essa ha anche condannato agli arresti domiciliari a tempo indeterminato la signora Aung San Suu Kyi e ha incarcerato diversi altri leader del movimento suddetto;
58. invita lo SLORC a liberare immediatamente la signora Aung San Suu Kyi, cui il Parlamento europeo ha attribuito il premio Sakharov, e gli altri leaders dell'opposizione democratica;
59. è seriamente preoccupato di fronte al massiccio aumento del traffico di droga, con l'apparente acquiescenza da parte delle autorità del paese, che hanno instaurato un sistema di imposizione non ufficiale per l'oppio (il papavero da oppio è la principale fonte di reddito della provincia Shan, nel Nord-Est del paese);
60. deplora l'indifferenza ecologica della Giunta militare, che ha dilapidato il patrimonio forestale delle regioni frontaliere;
61. invita i governi di Birmania, Laos e Vietnam a firmare la convenzione CITES sul commercio e la protezione delle specie minacciate;
62. ritiene che la lunga guerra civile tra il governo centrale birmano e le minoranze etniche possa essere risolta unicamente con l'insediamento di un governo democratico in Birmania e accoglie con favore le iniziative già assunte dai partiti democratici di opposizione per pervenire a un regolamento pacifico;
63 .invita la Commissione e la Cooperazione politica europea ad avviare contatti con la coalizione nazionale dell'Unione della Birmania, istituita da un corpo designato rappresentativo dei membri dell'Assemblea nazionale eletta nel maggio 1990;
64. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Cooperazione politica europea e ai EAN della Cambogia, del Vietnam, del Laos della Birmania, del Giappone e degli Stati Uniti.