Il Parlamento europeo,
visto l'articolo 7 del trattato CEE modificato dall'Atto Unico,
visto l'articolo 5 della Quarta Convenzione di Lomé,
vista la dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio, dei rappresentanti degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio e della Commissione contro il razzismo e la xenofobia dell'11 giugno 1986,
vista la relazione della sua seconda commissione d'inchiesta sul razzismo e la xenofobia, presentata in Aula nell'ottobre 1990, e le raccomandazioni ivi formulate,
viste le sue risoluzioni del 10 ottobre 1990 sulla relazione della commissione d'inchiesta sul razzismo e la xenofobia G.U. n. C 284 del 12.11.1990, pag. 57.,
vista la dichiarazione comune del 1977 sui diritti fondamentali,
vista la sua risoluzione del 12 marzo 1987 sui problemi inerenti al diritto d'asilo G.U. n. C 99 del 13.4.1987, pag. 167.,
considerando che negli ultimi dodici mesi si è assistito in molti Stati europei a un netto aumento degli episodi di razzismo e di antisemitismo, tra cui aggressioni, incendi dolosi e uccisioni,
preoccupato dagli eccessi quotidiani e dagli atti di violenza commessi ai danni di profughi e di immigrati in tutte le regioni della Germania da forze neonaziste e da altri movimenti di estrema destra, tendenze che riemergono e che trovano manifestamente un'eco presso un settore non trascurabile della popolazione, come dimostrato dall'esempio di Hoyerswerda,
compiacendosi per le dichiarazioni del presidente Weizsäcker e per le proteste del Bundestag,
condannando le simpatie filonaziste espresse da alcuni partiti politici in Europa, segnatamente in Austria da parte della direzione del FPÖ, ma anche in Germania, nonché il recente successo elettorale di tali partiti, soprattutto a Brema e nell'Alta Austria,
deplora gli atti di violenza recentemente commessi nei confronti di immigrati e riafferma la sua determinazione a lottare contro ogni forma di incitamento alla xenofobia e al razzismo;
deplora la passività e l'acquiescenza delle istituzioni comunitarie e dei governi degli Stati membri, che non sono stati in grado di adottare le politiche, destinare le risorse e compiere gli sforzi necessari per affrontare il problema del razzismo e dell'antisemitismo;
deplora che, a seguito dei lavori della sua commissione d'inchiesta, non sia stata attuata nessuna azione in profondità per incoraggiare le iniziative nazionali e locali nei settori dell'occupazione, dell'alloggio e dell'istruzione a partire dall'infanzia;
chiede alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri di informarlo su quanto è stato finora fatto nella lotta contro la xenofobia e il razzismo e di dare urgentemente seguito alle raccomandazioni contenute nella relazione della sua commissione d'inchiesta;
ritiene che l'aumento degli episodi di violenza razzista e antisemita dimostri che la legislazione attualmente in vigore o la sua applicazione sono insufficienti a prevenire tali aggressioni e a perseguirne gli autori;
esorta tutti i partiti democratici della Comunità a impegnarsi in modo chiaro e inequivocabile a por fine a questa ondata di violenza razzista e antisemita, mettendo a punto iniziative politiche volte a rafforzare le disposizioni legislative, a garantire la tutela delle minoranze etniche in Europa mediante la legge e la possibilità di ricorso alla stessa, nonché a promuovere una coesistenza armoniosa nella società multiculturale europea;
condanna gli ambienti politici che associano, nelle loro espressioni, l'immigrazione a un'"invasione", un'"inondazione", o un'"occupazione strisciante", fomentando i sentimenti xenofobi della società;
condanna le richieste dei politici che vogliono limitare la naturalizzazione negli Stati membri ai consanguinei dei cittadini degli Stati membri, assecondando in tal modo le tendenze razziste e ultranazionaliste;
chiede ai partiti politici europei di cancellare la propaganda razzista e xenofoba dai loro programmi elettorali e di promuovere per contro l'integrazione tra i popoli e l'adozione di politiche che impediscano la segregazione di fatto delle comunità di extracomunitari residenti in Europa;
ricorda l'urgenza di una politica comune dell'immigrazione che rispetti i diritti umani e gli obblighi internazionali, segnatamente in materia di diritto d'asilo, concessione di visti e superamento delle frontiere esterne, politica da associare a misure sociali di accompagnamento, permettendo lo sviluppo di una coesistenza armoniosa tra residenti nazionali e dei paesi terzi al livello più decentrato possibile;
chiede che i diritti civili e politici delle minoranze etniche e religiose siano riconosciuti e garantiti e che siano attuate politiche suscettibili di assicurare un regime di uguaglianza e di parità delle opportunità;
invita la Commissione e i governi degli Stati membri ad aiutare le associazioni di profughi e di immigrati e le associazioni impegnate a favore delle minoranze e nella lotta contro il razzismo;
decide pertanto di garantire che il bilancio comunitario preveda fondi sufficienti per attuare azioni efficaci e concrete a favore della parità delle opportunità per le minoranze etniche e di colore in Europa, a prescindere dal fatto che si tratti o meno di cittadini comunitari;
incarica la sua commissione giuridica e per i diritti dei cittadini, conformemente alla sua risoluzione del 14 giugno 1991 sulla cittadinanza dell'Unione vedi processo verbale della seduta in tale data, parte seconda, punto 18. di vigilare sul rispetto dei diritti umani nella Comunità, prestando particolare attenzione ai cittadini extracomunitari che risiedono in Europa e prevedendo la creazione di una sottocommissione che elabori relazioni annuali su tale materia;
chiede agli Stati membri di adottare e di vigilare sull'applicazione di una legislazione antidiscriminatoria, che condanni tutti gli atti di razzismo e di xenofobia e consenta alle persone giuridiche e alle associazioni interessate di avviare processi per atti di razzismo o di potervisi costituire parte civile;
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione a
lla Commissione, al Consiglio, alla Cooperazione politica europea e ai governi degli Stati membri.