La situazione nel territorio dell'ex Jugoslavia
Il Parlamento europeo,
A. profondamente preoccupato per le perduranti tensioni e
violenze in atto in talune parti del territorio dell'ex
Repubblica federativa socialista di Jugoslavia,
B. preoccupato inoltre per gli effetti della destabilizzazione
in questa regione sulla Comunità e i suoi Stati membri,
C. constatando i risultati del referendum tenutosi nella
Repubblica di Bosnia-Erzegovina il 29 febbraio e il 1 marzo
1992 e gli eventi sviluppatisi attorno a esso, riportati
dagli osservatori del Parlamento,
D. sostenendo pienamente gli sforzi del Consiglio e lodando
l'eccellente operato svolto dagli osservatori comunitari,
E. plaudendo alla decisione del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite di inviare 13.000 Caschi blu nella ex
Jugoslavia per una missione di mantenimento della pace e
chiedendo agli Stati membri delle Nazioni Unite di garantire
l'adeguato finanziamento di tale operazione,
F. visti i risultati del referendum tenutosi nella repubblica
del Montenegro,
G. richiamandosi alle sue precedenti risoluzioni,
1. prende atto dei risultati del referendum tenutosi nella
Bosnia-Erzegovina, che ha messo in luce una maggioranza a
favore dell'indipendenza;
2. ritiene che ora la Bosnia-Erzegovina adempia ai requisiti
comunitari relativi al riconoscimento dell'indipendenza e
insiste sulla necessità che ogni modifica all'assetto
costituzionale della Bosnia-Erzegovina si accompagni
all'istituzione di efficaci garanzie per i diritti umani e
delle minoranze di tutti i suoi cittadini;
3. plaude agli sforzi dei capi delle comunità per raggiungere
accordi miranti a impedire ulteriori spargimenti di sangue
nella Repubblica; insiste affinché tutte le parti facciano
quanto in loro potere per mantenere la pace e operare sulla
base dei risultati referendari, il che richiede il maggior
sostegno possibile da parte di tutta la popolazione;
4. chiede al Consiglio e alla Commissione di offrire la propria
assistenza per portare avanti la conferenza sul futuro della
Bosnia-Erzegovina, alla quale devono poter partecipare tutti
i gruppi della popolazione e tutti i partiti politici;
5. ritiene che la Comunità debba adottare, come linea
direttrice per i negoziati, le "disposizioni del trattato per
la convenzione", con particolare riferimento al capitolo 2
sulla protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti
umani;
6. insiste affinché le autorità politiche delle repubbliche
vicine si astengano da qualsiasi azione o dichiarazione che
possa ulteriormente infiammare la situazione;
7. mette in guardia contro la diffusa accettazione della doppia
cittadinanza per i gruppi di popolazione residenti nella
Bosnia-Erzegovina e chiede ai governi interessati di avviare
immediatamente negoziati relativi ad accordi economici e
culturali che non siano basati su discriminazioni o privilegi
etnici;
8. sottolinea l'importanza della libertà e dell'indipendenza
della stampa e dei mezzi di comunicazione;
9. chiede al Consiglio e alla Commissione di aiutare il governo
della Bosnia-Erzegovina a risolvere i problemi connessi con
il futuro dell'esercito nazionale jugoslavo, nella misura in
cui esso collabori con il governo;
10. ritiene che la Comunità debba instaurare relazioni economiche
e culturali con la Bosnia-Erzegovina affinché quest'ultima
possa partecipare appieno ai programmi della Comunità per
l'Europa centrale;
11. prende atto della richiesta di riconoscimento diplomatico
avanzata dalla "Repubblica di Macedonia", ex jugoslava, in
base al referendum dell'8 settembre, del parere della
commissione Badinter sulla richiesta in questione nonché
della decisione del Consiglio del 16 dicembre 1991 sulle
linee direttrici per il riconoscimento;
12. insiste sulla necessità che qualunque modifica all'assetto
costituzionale della Macedonia sia accompagnata dal preciso
impegno da parte del governo e del parlamento macedoni a non
cercare di modificare le frontiere della propria repubblica;
13. sottolinea le necessità che la Comunità e i suoi Stati membri
assolvano appieno il loro ruolo avallando tali garanzie;
14. invita le parti interessate a compiere ogni sforzo per
trovare una soluzione generalmente accettabile ai problemi
sul tappeto in un clima di moderazione; dà il suo appoggio
all'impegno preso dal Consiglio di mediare nella questione
della denominazione della Repubblica e di altri problemi
politici prima di procedere a riconoscere la Repubblica;
ritiene che occorra far ricorso a tutti i mezzi possibili per
condurre negoziati quanto prima;
15. ritiene tuttavia assolutamente inaccettabile che si faccia
ricorso a strumenti economici per fomentare disaccordi
politici fra gli Stati membri; accoglie con favore la
condanna di iniziative popolari del genere da parte delle
autorità dello Stato membro interessato;
16. ribadisce con vigore che il rispetto per i diritti umani di
tutti gli abitanti della ex Jugoslavia rimane un presupposto
essenziale se si vogliono evitare conflitti che potrebbero
risultare catastrofici per tutte le parti interessate; si
richiama a questo proposito alle sue precedenti risoluzioni
sul Kossovo e insiste affinché il governo serbo e gli altri
governi rispettino appieno i diritti degli albanesi residenti
in questa e in altre parti dell'ex Jugoslavia;
17. auspica che tutte le autorità delle repubbliche ex jugoslave
facciano quanto loro possibile al fine di evitare antagonismi
nazionali e le loro conseguenze e operino in particolare per
la cooperazione economica, un'equa ripartizione del debito
jugoslavo, la libera circolazione delle persone e delle merci
e per accordi di transito rapido alle frontiere;
18. ribadisce la sua convinzione che per il riconoscimento di
qualsiasi nuovo Stato in Europa sia indispensabile
l'accettazione dei principi della CSCE e che non saranno
riconosciute modifiche dei confini realizzate con la forza;
19. ricorda le garanzie offerte dalle nuove repubbliche
indipendenti e dalle altre repubbliche dell'ex Repubblica
federativa socialista di Jugoslavia in merito al loro impegno
per una cessazione pacifica e negoziata del conflitto e per
il rispetto dei diritti umani, soprattutto quelli delle
minoranze; chiede in particolare alle autorità croate il
massimo rispetto di queste garanzie e ritiene che le
relazioni fra la Comunità e questi Stati e Repubbliche
debbano continuare a strutturarsi nei limiti in cui ciascuno
si atterrà ai propri impegni;
20. esprime il suo appoggio al proseguimento della Conferenza di
pace presieduta da Lord Carrington;
21. sostiene la Conferenza di pace dei cittadini che sarà
organizzata dall'Assemblea dei cittadini di Helsinki con
l'obiettivo di fornire ai gruppi di cittadini una tribuna
nell'ambito della quale discutere il futuro delle Repubbliche
ex jugoslave e la realizzazione della pace e della
democrazia nella regione; sostiene inoltre la Conferenza
municipale di pace prevista per il mese di novembre 1992 a
Sarajevo, che riunirà sindaci e altre autorità locali
provenienti dalle ex Repubbliche jugoslave e da altre parti
d'Europa;
22. appoggia con la massima convinzione l'operato degli
osservatori comunitari e lo spiegamento delle forze di pace
delle Nazioni Unite; riconosce la cooperazione offerta finora
da tutte le autorità nazionali interessate e le invita a
proseguire in questo atteggiamento costruttivo;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente
risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla Cooperazione
politica europea e al Segretario generale delle Nazioni
Unite.