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Parlamento Europeo - 12 marzo 1992
SITUAZIONE NELLA EX JUGOSLAVIA

La situazione nel territorio dell'ex Jugoslavia

Il Parlamento europeo,

A. profondamente preoccupato per le perduranti tensioni e

violenze in atto in talune parti del territorio dell'ex

Repubblica federativa socialista di Jugoslavia,

B. preoccupato inoltre per gli effetti della destabilizzazione

in questa regione sulla Comunità e i suoi Stati membri,

C. constatando i risultati del referendum tenutosi nella

Repubblica di Bosnia-Erzegovina il 29 febbraio e il 1 marzo

1992 e gli eventi sviluppatisi attorno a esso, riportati

dagli osservatori del Parlamento,

D. sostenendo pienamente gli sforzi del Consiglio e lodando

l'eccellente operato svolto dagli osservatori comunitari,

E. plaudendo alla decisione del Consiglio di sicurezza delle

Nazioni Unite di inviare 13.000 Caschi blu nella ex

Jugoslavia per una missione di mantenimento della pace e

chiedendo agli Stati membri delle Nazioni Unite di garantire

l'adeguato finanziamento di tale operazione,

F. visti i risultati del referendum tenutosi nella repubblica

del Montenegro,

G. richiamandosi alle sue precedenti risoluzioni,

1. prende atto dei risultati del referendum tenutosi nella

Bosnia-Erzegovina, che ha messo in luce una maggioranza a

favore dell'indipendenza;

2. ritiene che ora la Bosnia-Erzegovina adempia ai requisiti

comunitari relativi al riconoscimento dell'indipendenza e

insiste sulla necessità che ogni modifica all'assetto

costituzionale della Bosnia-Erzegovina si accompagni

all'istituzione di efficaci garanzie per i diritti umani e

delle minoranze di tutti i suoi cittadini;

3. plaude agli sforzi dei capi delle comunità per raggiungere

accordi miranti a impedire ulteriori spargimenti di sangue

nella Repubblica; insiste affinché tutte le parti facciano

quanto in loro potere per mantenere la pace e operare sulla

base dei risultati referendari, il che richiede il maggior

sostegno possibile da parte di tutta la popolazione;

4. chiede al Consiglio e alla Commissione di offrire la propria

assistenza per portare avanti la conferenza sul futuro della

Bosnia-Erzegovina, alla quale devono poter partecipare tutti

i gruppi della popolazione e tutti i partiti politici;

5. ritiene che la Comunità debba adottare, come linea

direttrice per i negoziati, le "disposizioni del trattato per

la convenzione", con particolare riferimento al capitolo 2

sulla protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti

umani;

6. insiste affinché le autorità politiche delle repubbliche

vicine si astengano da qualsiasi azione o dichiarazione che

possa ulteriormente infiammare la situazione;

7. mette in guardia contro la diffusa accettazione della doppia

cittadinanza per i gruppi di popolazione residenti nella

Bosnia-Erzegovina e chiede ai governi interessati di avviare

immediatamente negoziati relativi ad accordi economici e

culturali che non siano basati su discriminazioni o privilegi

etnici;

8. sottolinea l'importanza della libertà e dell'indipendenza

della stampa e dei mezzi di comunicazione;

9. chiede al Consiglio e alla Commissione di aiutare il governo

della Bosnia-Erzegovina a risolvere i problemi connessi con

il futuro dell'esercito nazionale jugoslavo, nella misura in

cui esso collabori con il governo;

10. ritiene che la Comunità debba instaurare relazioni economiche

e culturali con la Bosnia-Erzegovina affinché quest'ultima

possa partecipare appieno ai programmi della Comunità per

l'Europa centrale;

11. prende atto della richiesta di riconoscimento diplomatico

avanzata dalla "Repubblica di Macedonia", ex jugoslava, in

base al referendum dell'8 settembre, del parere della

commissione Badinter sulla richiesta in questione nonché

della decisione del Consiglio del 16 dicembre 1991 sulle

linee direttrici per il riconoscimento;

12. insiste sulla necessità che qualunque modifica all'assetto

costituzionale della Macedonia sia accompagnata dal preciso

impegno da parte del governo e del parlamento macedoni a non

cercare di modificare le frontiere della propria repubblica;

13. sottolinea le necessità che la Comunità e i suoi Stati membri

assolvano appieno il loro ruolo avallando tali garanzie;

14. invita le parti interessate a compiere ogni sforzo per

trovare una soluzione generalmente accettabile ai problemi

sul tappeto in un clima di moderazione; dà il suo appoggio

all'impegno preso dal Consiglio di mediare nella questione

della denominazione della Repubblica e di altri problemi

politici prima di procedere a riconoscere la Repubblica;

ritiene che occorra far ricorso a tutti i mezzi possibili per

condurre negoziati quanto prima;

15. ritiene tuttavia assolutamente inaccettabile che si faccia

ricorso a strumenti economici per fomentare disaccordi

politici fra gli Stati membri; accoglie con favore la

condanna di iniziative popolari del genere da parte delle

autorità dello Stato membro interessato;

16. ribadisce con vigore che il rispetto per i diritti umani di

tutti gli abitanti della ex Jugoslavia rimane un presupposto

essenziale se si vogliono evitare conflitti che potrebbero

risultare catastrofici per tutte le parti interessate; si

richiama a questo proposito alle sue precedenti risoluzioni

sul Kossovo e insiste affinché il governo serbo e gli altri

governi rispettino appieno i diritti degli albanesi residenti

in questa e in altre parti dell'ex Jugoslavia;

17. auspica che tutte le autorità delle repubbliche ex jugoslave

facciano quanto loro possibile al fine di evitare antagonismi

nazionali e le loro conseguenze e operino in particolare per

la cooperazione economica, un'equa ripartizione del debito

jugoslavo, la libera circolazione delle persone e delle merci

e per accordi di transito rapido alle frontiere;

18. ribadisce la sua convinzione che per il riconoscimento di

qualsiasi nuovo Stato in Europa sia indispensabile

l'accettazione dei principi della CSCE e che non saranno

riconosciute modifiche dei confini realizzate con la forza;

19. ricorda le garanzie offerte dalle nuove repubbliche

indipendenti e dalle altre repubbliche dell'ex Repubblica

federativa socialista di Jugoslavia in merito al loro impegno

per una cessazione pacifica e negoziata del conflitto e per

il rispetto dei diritti umani, soprattutto quelli delle

minoranze; chiede in particolare alle autorità croate il

massimo rispetto di queste garanzie e ritiene che le

relazioni fra la Comunità e questi Stati e Repubbliche

debbano continuare a strutturarsi nei limiti in cui ciascuno

si atterrà ai propri impegni;

20. esprime il suo appoggio al proseguimento della Conferenza di

pace presieduta da Lord Carrington;

21. sostiene la Conferenza di pace dei cittadini che sarà

organizzata dall'Assemblea dei cittadini di Helsinki con

l'obiettivo di fornire ai gruppi di cittadini una tribuna

nell'ambito della quale discutere il futuro delle Repubbliche

ex jugoslave e la realizzazione della pace e della

democrazia nella regione; sostiene inoltre la Conferenza

municipale di pace prevista per il mese di novembre 1992 a

Sarajevo, che riunirà sindaci e altre autorità locali

provenienti dalle ex Repubbliche jugoslave e da altre parti

d'Europa;

22. appoggia con la massima convinzione l'operato degli

osservatori comunitari e lo spiegamento delle forze di pace

delle Nazioni Unite; riconosce la cooperazione offerta finora

da tutte le autorità nazionali interessate e le invita a

proseguire in questo atteggiamento costruttivo;

23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente

risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla Cooperazione

politica europea e al Segretario generale delle Nazioni

Unite.

 
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