Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 07 ott. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio PE
Parlamento Europeo - 12 marzo 1992
EVOLUZIONE SOCIO-ECONOMICA DELLE REGIONI

Sul tema "Le Regioni negli anni '90" - Quarta relazione periodica

sulla situazione socioeconomica e sullo sviluppo delle regioni

della Comunità

Il Parlamento europeo,

- visto l'articolo 8 del Regolamento (CEE) n. 4254/88 del 19

dicembre 1988 sulla riforma del FESR ,

- vista la quarta relazione periodica sulla situazione

socioeconomica e sullo sviluppo delle regioni della Comunità

(COM(90) 0609 - C3-0053/91),

- visti la relazione della commissione per la politica regionale,

l'assetto territoriale e le relazioni con i poteri regionali e

locali e i pareri della commissione per i problemi economici e

monetari e la politica industriale e della commissione per gli

affari sociali l'occupazione e le condizioni di lavoro (A3-

0065/92),

1. rileva che la quarta relazione periodica mostra un sensibile

miglioramento del livello di analisi e un ampliamento dei

temi trattati rispetto a quelle precedenti,

2. rileva che i principali risultati della ricerca possono

essere riassunti come segue:

a) le disparità regionali nella Comunità sono immutate

nonostante il positivo sviluppo globale dell'economia avutosi

alla fine degli anni '80; il prodotto interno lordo pro

capite nelle dieci regioni più sviluppate è, in media, tre

volte più alto di quello delle dieci regioni meno sviluppate,

quasi tutte situate in Portogallo e Grecia;

b) durante il periodo esaminato la Grecia non ha beneficiato

della crescita positiva della produttività che ha portato a

una stabilizzazione nelle disparità di reddito pro capite in

Spagna, Portogallo e Irlanda; la Grecia ha ora il più basso

PIL pro capite e il più basso PIL per persona occupata della

Comunità;

c) vi sono forti disparità anche per quanto concerne la

disoccupazione: in circa venti regioni della Comunità delle

171 esaminate, situate prevalentemente in Spagna, Italia e

Irlanda, il tasso di disoccupazione è superiore al 15%;

d) anche la disparità regionale nel settore dell'istruzione e

della formazione professionale, fattore fondamentale per la

competitività regionale, è eccessiva: in Portogallo e in

Grecia, meno del 10% dei giovani fruisce di formazione

professionale;

e) nell'interesse di un'efficace utilizzazione degli

stanziamenti a favore dello sviluppo regionale è necessario

spostare l'accento dagli aiuti all'infrastruttura verso aiuti

all'investimento che sostengano le imprese;

f) nelle regioni e negli Stati membri meno sviluppati il FESR

finanzia tra il 5 e il 7% degli investimenti globali;

g) un superamento delle disparità regionali è possibile solo a

lungo termine (20 anni e più) e presuppone tassi di crescita

sensibilmente al di sopra della media, il che richiede

prospettive ad ampio respiro;

h) l'aumento della popolazione attiva (eccedenza delle nascite

e migrazioni) entro il 2000 renderà più difficile lottare

contro la disoccupazione, soprattutto nelle regioni

dell'obiettivo 1;

3. deplora che la Commissione non abbia dato seguito alla

richiesta formulata nella sua risoluzione dell'8 luglio 1988

sulla terza relazione periodica di fornire dati

statistici dettagliati, compilati a livello NUTS III, su

aspetti quali la situazione del mercato occupazionale nelle

regioni, il loro livello di formazione, la struttura e la

composizione dell'assistenza regionale e i punti di forza e

quelli deboli delle regioni, per fornire un profilo di queste

ultime;

4. deplora che la Commissione non abbia valutato di propria

iniziativa le conseguenze sulle regioni delle politiche

comunitarie sull'ambiente e la sua protezione;

5. deplora inoltre che praticamente non siano state svolte

analisi della situazione femminile, un aspetto che

rappresenta una grande sfida nelle regioni meno sviluppate;

6. accoglie con favore, visti i risultati estremamente

insoddisfacenti in materia di convergenza della Quarta

relazione periodica, l'idea, accolta nel Consiglio europeo

di Maastricht, di rafforzare nei trattati la coesione

economica e sociale e di creare un fondo di coesione;

considera però come assolutamente decisivo, al momento di

dare un nuovo assetto ai fondi strutturali e di assegnare la

dotazione finanziaria del fondo di convergenza, che i nuovi

impegni assunti trovino efficace attuazione sia sul piano

operativo che su quello finanziario;

7. propone che una revisione dei regolamenti dei Fondi

strutturali contenga disposizioni giuridiche per le sanzioni,

qualora le misure di controllo rivelassero usi impropri dei

fondi pubblici e non venissero rispettati i principi

fondamentali su cui poggiano i regolamenti dei Fondi

strutturali, come, per esempio, il principio

dell'addizionalità;

8. sottolinea che la responsabilità politica per la coesione

economica e sociale della Comunità ricade sulle regioni, sui

governi degli Stati membri e sulla Comunità, e prende atto

dei tagli finanziari operati da quasi tutti gli Stati membri

nel settore del sostegno alle regioni a partire dal 1983; fa

rilevare che questa diminuzione reale degli stanziamenti di

sostegno nazionali non ha potuto essere compensata da un

raddoppio delle risorse dei Fondi strutturali comunitari;

9. non condivide la valutazione ottimistica della Commissione

sui futuri effetti del mercato interno e dell'Unione

economica e monetaria sulle regioni meno sviluppate della CE

nonché sulle zone di frontiera che vivono dell'attività

doganale e invita la Commissione a elaborare una dettagliata

analisi delle conseguenze che tenga conto dei lavori

preliminari del Parlamento e dei pareri formulati in

occasione della seconda Conferenza del Parlamento europeo e

delle regioni della Comunità;

10. condivide l'opinione della Commissione che il rinnovamento

strutturale dei cinque nuovi Länder tedeschi rappresenta una

grande sfida, ma ritiene troppo ottimistiche le analisi

svolte in questo contesto sullo sviluppo economico e sociale

di tali regioni, visto che i dati raccolti nel frattempo

mostrano un andamento notevolmente peggiore;

11. invita la Commissione, in vista di tale andamento, alquanto

peggiore di quello previsto nei cinque nuovi Länder tedeschi,

a rivedere la politica di sostegno da essa finora condotta

e a tenerne conto al momento di dare un nuovo assetto alla

politica strutturale dopo il 1993;

12. ricorda che la coesione economica e sociale non può essere

raggiunta esclusivamente mediante i Fondi strutturali, ma

deve anche essere soprattutto un obiettivo di tutte le altre

politiche comunitarie, in settori quali la ricerca e lo

sviluppo, l'energia, i trasporti, le telecomunicazioni e

l'agricoltura, che possono apportare un contributo

significativo;

13. è convinto che nelle regioni insulari ultraperiferiche la

coesione economica e sociale sarà possibile soltanto qualora,

di pari passo con l'applicazione delle politiche comunitarie

suddette, venga attuata contemporaneamente, per un congruo

periodo di tempo, anche una politica fiscale idonea; solo in

tal modo sarà possibile far sì che risorse finanziarie in

esse create non vengano trasferite verso altri luoghi della

Comunità, ma che si concentrino in tali zone, costituendo

così risorse e disponibilità finanziarie necessarie e

indispensabili allo sviluppo e alla crescita economica, come

del resto già accade in altre regioni insulari

ultraperiferiche non comunitarie;

14. rileva che i Fondi strutturali, soprattutto dopo la

revisione, apportano un importante contributo al superamento

delle disparità, ma ritiene comunque necessaria una revisione

delle misure strutturali sulla base delle conclusioni della

quarta relazione periodica nei seguenti campi:

a) ulteriore concentrazione degli stanziamenti, sia geografica

che finanziaria, verso le regioni meno sviluppate della

Comunità, tenendo particolarmente conto della promozione dei

fattori locali più "deboli",

b) revisione dei criteri per la scelta delle regioni da

sostenere; oltre alla disoccupazione e al PIL si dovrebbero

in futuro tenere in considerazione anche la portata

dell'istruzione scolastica e della formazione professionale,

soprattutto dei giovani tra i 15 e i 19 anni, e i livelli del

patrimonio infrastrutturale quali nuovi criteri addizionali

per le regioni da sostenere;

c) un maggiore spostamento degli stanziamenti di sostegno

dell'infrastruttura all'economia privata nel settore

secondario come in quello dei servizi, visto che quest'ultimo

aumenterà d'importanza in prospettiva sia per la creazione

diretta di posti di lavoro che come notevole fattore

"debole";

d) i deficit di formazione scolastica e professionale dei

giovani si perpetuano sotto la forma di deficit di posti di

lavoro e di benessere; i fondi strutturali dovranno quindi

in futuro divenire più attivi nel settore dell'istruzione,

della formazione e dell'aggiornamento nonché nella messa a

disposizione di strutture d'istruzione e di aggiornamento;

e) considerando l'intreccio sempre più inestricabile dei

sostegni regionali, nazionali e comunitari, acquisiscono

sempre maggiore importanza l'informazione e la consulenza

nelle regioni da sostenere; i Fondi strutturali devono

attuare un'attiva politica dell'informazione;

f) considerazione degli effetti strutturali del disarmo;

g) rafforzamento dei controlli sui risultati delle misure di

sostegno regionali;

h) messa a disposizione di un importo fisso del bilancio

generale delle Comunità per poter prestare aiuto in

imprevedibili situazioni urgenti e di crisi, per esempio per

le conseguenze regionali di catastrofi ambientali e simili;

i) coinvolgimento istituzionale delle parti sociali più forte

e tempestivo;

15. auspica un rafforzamento del controllo sugli aiuti statali

forniti al di fuori delle regioni da sostenere, per dare

maggiore forza d'urto al sostegno degli investimenti nelle

regioni strutturalmente più deboli;

16. auspica che i finanziamenti addizionali eventualmente messi

a disposizione dai paesi EFTA nel quadro dello SEE siano

destinati ai fondi strutturali della Comunità per aiuti

strutturali alle regioni comunitarie meno sviluppate;

17. invita la Commissione a esaminare ulteriormente, nella quinta

relazione periodica, i seguenti elementi:

a) l'importanza del decentramento e della regionalizzazione,

tenendo in considerazione il principio di sussidiarietà come

fattore di sviluppo regionale,

b) le conseguenze della politica di sostegno degli Stati membri

(comprese le sovvenzioni indirette, le misure di sostegno

settoriali, le agevolazioni fiscali ecc.) sulle regioni meno

sviluppate della Comunità;

c) l'approfondimento dell'analisi per la valutazione della

capacità competitiva delle regioni;

d) un'analisi più dettagliata dei maggiori costi

infrastrutturali e sociali a carico delle regioni con

bassissima densità demografica;

e) i possibili modi di accrescere l'efficienza delle

amministrazioni regionali e comunali nelle regioni meno

sviluppate della Comunità;

f) la portata e il significato dell'economia sommersa negli

Stati membri;

g) l'incidenza socioeconomica e le ripercussioni sul mercato del

lavoro provocate dalla soppressione delle frontiere interne

della Comunità, rilevate a livello NUTS III;

h) l'integrazione di nuovi indicatori sociali e ambientali

tenendo conto della qualità della vita e della specificità

delle regioni nel contesto dei criteri di finanziamento dei

Fondi strutturali,

18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente

risoluzione ai parlamenti degli Stati membri, ai

parlamenti/consigli delle regioni della Comunità, al

Consiglio, alla Commissione e ai governi degli Stati membri.

 
Argomenti correlati:
risoluzione
regioni
stampa questo documento invia questa pagina per mail